L'angolo di Jane

La signora delle camelie – Alexandre Dumas (figlio)


Titolo: La signora delle camelie Titolo originale: Le Dame aux camélias Autore: Alexandre Dumas (figlio) Traduzione: Paola Ojetti Casa editrice:Bur pag: 192 costo: 6,50 euro
“Io non penso si possano creare personaggi senza avere studiato a fondo gli uomini, come non si può parlare una lingua senza averla seriamente imparata. Non avendo raggiunto l'età in cui si inventa, devo contentarmi di riferire. Desidero quindi che il lettore sia convinto della realtà di questa storia, tutti i personaggi della quale, salvo la protagonista, sono ancora vivi.” Così esordisce nel primo capitolo la voce narrante de “La signora delle camelie”, un anonimo giovanotto che ,per una serie di circostanze casuali, si trova a raccogliere la testimonianza del grande  amore che ha unito il  borghese Armando Duval e la bella cortigiana Margherita Gautier.Una storia segnata fin dalle prime pagine dall'ombra della morte che porterà via Margherita appena ventenne, dopo una vita segnata dalla corruzione, dal dolore, dal lusso e, per brevi intensi momenti, anche da un grandissimo e puro amore.Con grande coraggio , Alexandre Dumas, figlio naturale e omonimo di quello stesso Dumas che scrisse “I tre moschettieri” e “Il conte di Montecristo”, affrontò con un realismo insolito per i propri tempi, un tema molto spinoso, destinato a suscitare scandalo fra i contemporanei: la storia di una mantenuta di alto bordo, rappresentata però come un'eroina con lati positivi, una donna la cui natura ardente e vitale viene minata e infine distrutta dai meccanismi di una società imperniata solo sul denaro, che risorge grazie all'amore, ma che infine soccombe di fronte all'impossibilità di coltivarlo, in una sistema che non ammette vera felicità per chi ha scelto il gradino più basso della scala sociale. Margherita viene punita da un mondo che ammetteva che le mantenute venissero ricoperta d'oro per i propri servigi, frequentassero i luoghi più alla moda, esclusivi e costosi, ma mai avrebbe permesso che quelle stesse donne venissero considerate anche solo per un istante in diritto di sentirsi parte di quell'ambiente che attraversavano ogni giorno. Destinate ad essere al centro degli sguardi e del desiderio, ma solo a patto di un breve passaggio, per spegnere poi le proprie vite nella grigia solitudine della fin troppo rapida vecchiaia della bellezza, spesso in miseria e dimenticate da tutti. Donne sempre sole, circondate da parassiti disposte ad aiutarle con solerzia per la durata della loro buona stella, ma pronti con altrettanta rapidità ad allontanarsi nel momento della disgrazia.Anche se oggi nessuno arrossirebbe più per le parole di Dumas, non è difficile immaginare che per l'epoca molte scene fossero giudicate incredibilmente audaci, non mancano infatti brani in  cui l'autore lascia intendere che i personaggi siano impegnati in attività tutt'altro che caste.Eppure anche nel 2007 questo libro accenna ad un argomento di cui parlare liberamente  è ancora un tabù per molte persone,immagino quindi quanto fossero scandalizzati i contemporanei dell'autore. Volete sapere perché Margherita è “La signora delle camelie”?Ve lo lascio dire dallo stesso Dumas:“Margherita assisteva a tutte le prime rappresentazioni e trascorreva le sue serata al teatro o ai balli. Ogni volta che si rappresentava una commedia nuova, si era sicuri di vederla, con tre cose che non l'abbandonavano mai e che occupavano sempre il parapetto del suo palco in prima fila: il binocolo, il sacchetto dei dolci e il mazzo di camelie.Per venticinque giorni al mese, le camelie erano bianche, per cinque giorni erano rosse; non si è mai conosciuta la ragione di quel mutamento di colore, che io riferisco senza saperlo spiegare e che gli assidui dei teatri ai quali essa andava più frequentemente e i suoi amici avevano notato come me”Dumas fa finta di non saperlo, ma insomma, si capisce...una volta al mese Margherita “aveva le camelie”! (spero di non aver scandalizzato nessuno, io quando l'ho letto, mi sono piegata in due dalle risate. Un riferimento al ciclo in pieno ottocento: quest'uomo non aveva paura di nulla!)Alexandre Dumas, figlio naturale e omonimo del grande Alexandre Dumas che scrisse “I tre moschettieri” e “Il conte di Montecristo”, ebbe da questo romanzo, pubblicato nel 1848, la fama che desiderava per uscire dall'ombra padre e per riscattarsi da una infanzia non sempre segnata dalla felicità, in cui fu spesso umiliato per la sua condizione di  illegittimo.Il libro tratta di vicende ispirate alla realtà e alla vita dell'autore: Dumas strizza l'occhio al lettore con una premessa che sembra solo un artificio letterario ed invece è in parte vera, scegliendo per il proprio protagonista maschile il nome di Armand Duval, le cui iniziali e le cui sillabe ricordano molto da vicino il suo stesso nome. “La signora delle camelie” si rifà alla storia di  Marie Duplessis (nome d'arte di Alphonsine Plessis), una delle cortigiane più famose di quegli anni, con la quale lo scrittore ebbe una relazione durata per circa un anno dal settembre 1844 all'agosto del 1845. Tuttavia, anche se Dumas fu in effetti, al contrario del narratore della storia, l'amante della Duplessis, la storia raccontata nel romanzo sembra ispirarsi maggiormente a quella della relazione che essa intraprese l'anno successivo con il conte Édouard de Perrégaux, talmente pazzo d'amore della donna, da fuggire con essa in Inghilterra e sposarla. Un matrimonio che ebbe però vita breve, al termine del quale Marie Duplessis tornò in Francia, dove morì di tisi nel febbraio del 1847, a soli ventritre anni, sola e abbandonata da tutti, assediata dai creditori, dopo una vita vissuta in un apparente splendore e negli agi. Un anno dopo la sua morte, Dumas pubblicò il proprio romanzo che,nonostante gli scandali per i temi trattati, ebbe molto successo, tanto da indurre l'autore a farne nel 1852 anche una versione teatrale,anche questa acclamata dal pubblico. Anche il nostro Giuseppe Verdi fu molto colpito dall'opera di Dumas, ed essa chiaramente si ispira “La Traviata”, dove il personaggio di Margherita rivive attarverso i panni,  forse ancora più romantici, di Violetta Valéry .Nonostante i quasi centocinquant'anni dalla sua stesura, e qualche passo in cui l'autore tende forse a dipingere i sentimenti dei propri personaggi in modo forse eccessivamente  melodrammatico, l'amore di Armando e Margherita non ha perso il suo fascino ed il libro cattura il lettore fino all'ultima pagina, nonostante il finale tragico sia annunciato già dall'inizio, tanto che se anche non esistessero testimonianze storiche e la parola dello stesso scrittore  a dire che questa storia è vera, pagine intere dedicate alla descrizione dei sentimenti di Armando proclamerebbero che quelle raccontate da Dumas possono essere solo esperienze di vita vissuta.