L'angolo di Jane

Dalla parte delle bambine – Elena Gianini Belotti


Titolo: Dalla parte delle bambine Autrice: Elena Gianini Belotti Casa editrice: Feltrinelli pag: 193 costo: 8,00 euro
Tutti sanno che le bambine amano le bambole e i bambini preferiscono invece giocattoli come macchinine o trenini, sembra un dato di fatto incontestabile. Il fatto che le bambine in età scolare siano più calme dei colleghi maschietti viene spesso visto come un segno tangibile di una innata differenza biologica, per cui le donne tenderebbero alla passività e gli uomini alla azione, istinto che si rivelerebbe fin dai primi anni di vita, consacrando quindi maggiormente le donne alla vita domestica e gli uomini a quella lavorativa.In “Dalla parte delle bambine”, saggio pubblicato nel lontano 1973 da Elena Gianini Belotti, insegnante in un Istituto Professionale per Educatrici d'infanzia per ben venti anni,  queste salde convinzioni, che resistono ancora oggi, vengono totalmente scardinate attraverso l'analisi accurata di tutte le fasi del processo educativo nei primi anni di vita dei bambini.Sono gli adulti a creare “maschi” e “femmine”, a standardizzare i loro comportamenti, a proporre loro giochi, atteggiamenti, regole sociali diverse fin dalla culla.Alle bambine più attive viene insegnata la moderazione: a non correre, a non gridare, a non picchiare, ad essere ordinate, non viene perdonata loro nessuna mancanza a riguardo. Ai maschi viene concessa invece una maggiore libertà: nessuno si aspetta che siano sempre puliti, che non siano talora prepotenti e chiassosi, mai nessuno infine si aspetta che vogliano prendersi cura degli altri, a loro tocca solo pretendere. Secondo la Belotti questi comportamenti vengono instillati in tante piccole subdole maniere: imponendo certi tipi di giochi ( la bambola, il piccolo ferro da stiro, la cucina giocattolo), lodando le bambine per il loro bell'aspetto o se si sacrificano per fratellini o adulti facendo loro favori come rassettare, pulire, etc, facendo loro capire che è questo che principalmente le caratterizza.Viceversa nessuno si aspetta che un maschietto aiuti in casa e nessuno gli darebbe mai una bambola come giocattolo: i bambini, che ovviamente sono senza pregiudizi, vengono fortemente scoraggiati, talora umiliati, se ci provano.Il risultato finale è che la bambina viene messa in condizioni di inferiorità fin dalla culla, perché scoraggiata nell'essere attiva, curiosa, indipendente. A lei viene richiesto sempre il più rigido conformismo e di non mostrare mai troppo le proprie doti per non mettere in ombra i maschi.In questo libro la Belotti cita davvero molti inquietanti aneddoti a riguardo: non siamo più negli anni '70, sicuramente tantissime cose sono cambiate in meglio per le donne e quindi anche per le bambine, ma moltissime delle osservazioni fatte da questa scrittrice sono purtroppo tuttora valide.E' inquietante pensare che ognuno di noi è stato plasmato in questo modo, che la femminilità o la virilità sono in gran parte artificio, che forse sono barriere alla nostra vera personalità.Consiglio la lettura di questo libro a tutti coloro che vogliono diventare genitori o che già lo sono.Parentesi semiseria:Dopo aver letto questo libro non ho potuto fare a meno di chiedermi quanto di questo sistema educativo abbia influenzato la sottoscritta. Ho scandagliato la memoria alla ricerca di ricordi d'infanzia in cui potrei essere stata spinta ad essere una tipica donna sottomessa e iperfemminile:non ne ho trovati molti a dire il vero, ma i miei genitori, nel bene e nel male, non sono proprio due tipi standard. Mio padre ha provato in tutti i modi a farmi appassionare a calcio, motociclismo, automobilismo, nuoto e a tutti gli sport che Dio ha mandato sulla terra, ma io ho resistito fieramente e sono stata regolarmente l'ultima della classe in educazione fisica per tutti gli anni della mia vita scolastica, ma ricordo bene che avevo della compagne di classe che mentre io stramazzavo al suolo al primo giro di campo, con la milza semiesplosa, avevano già completato i propri dieci giri (ho sempre sospettato si drogassero). Mia madre, abile pittrice, ha provato invece a fare di me un'artista, comprandomi pennarelli, acquerelli, tempere, etc, ma anche lei non ha ottenuto grandi risultati.In compenso non mi hanno mai comprato i lego (che volevo disperatamente), ma solo delle squallide imitazioni, ma non credo fosse per il fatto che i Lego fossero giochi da maschi, quanto piuttosto per il fatto che costavano la metà dei Lego. Credo di aver chiesto una volta anche le pistole giocattolo ed una stella da sceriffo e che non mi sono state comprate.Lì per lì non ho dato molto peso alla cosa, ma oggi  ho chiesto a mia madre, all'età di 33 anni, se me li avrebbe comprati se fossi stata un maschio. Risposta: “No, sono giochi violenti, non te li avrei comprati mai”.Se lo avessero fatto ora sarei una donna più decisa (o forse una rapinatrice di banche?)? Non lo saprò mai. Comunque mi restano ancora da chiarire l'assenza della macchinina telecomandata (regalato con mia somma invidia ad un mio cugino per la sua comunione, cosa che a paragone dei vari gioielli regalati a me sembrava la summa dell'ingiustizia universale) e dei walkie-talkie. Di Barbie ne avevo a pacchi e ammetto che mi piacevano anche loro, ma vuoi mettere una Barbie con una macchinina telecomandata?La Belotti lamenta che le donne venissero scoraggiate nell'istruzione: decisamente non era il mio caso, mi hanno sempre riempita di libri, credo si vedano ancora le conseguenze di questa loro decisione! Ho rimproverato molte cose ai miei genitori, ma dopo aver letto questo libro credo di aver rivalutato molto il loro operato: nessuno di loro  mi ha mai detto o lasciato suppore che fossi inferiore ad un maschio. Devono essersi arresi subito al fatto che avrei conquistato il mondo :)!