L'angolo di Jane

Estasi culinarie – Muriel Barbery


Titolo: Estasi culinarie Titolo originale: Une gourmandise Autrice: Muriel Barbery Traduzione: Emanuelle Caillat e Cinzia Poli Casa editrice: E/O pag: 145 costo: 15 euro
Sulla scia del successo de “L'eleganza del riccio” la casa editrice E/O ha deciso di ripubblicare un'altra opera di Muriel Barbery scritta nel 2000 in francese e già edita in italiano da Garzanti nel 2001 con il titolo “Una golosità”, riscuotendo però assai meno successo che non attualmente.Ancora una volta ci ritroviamo nel condominio di Rue de Grenelle reso famoso da “L'eleganza del riccio”(recensito nel post n°384), con protagonista in questo caso non la portinaia Renée (che fa una fugace apparizione in cui toglie ogni dubbio, a chi ne avesse, sul fatto di odiare i ricchi in quanto tali) , ma un famoso critico gastronomico che sta per morire, a cui rimangono forse solo 24-48 ore prima dell'addio definitivo al mondo. Gli ultimi istanti della sua vita sono dedicati a ricordare tutti i sapori, gli odori, le pietanze, le “estasi culinarie” che hanno contraddistinto la sua esistenza per riportare alla memoria l'origine di un sapore di cui non riesce più ad identificare la fonte, ma che desidera ardentemente provare ancora una volta prima di morire.  A capitoli alterni si avvicendano la voce del critico gastronomico e di coloro che l'hanno conosciuto durante le varie fasi della sua carriera, secondo lo schema che verrà poi ripreso  a sole due voci sempre ne “L'eleganza del riccio”, tratteggiando il ritratto di un uomo tanto eccellente con penna e forchetta quanto spietato nelle sue relazioni affettive.Più che un vero e proprio romanzo quello di Muriel Barbery in questo caso è un grazioso e ben riuscito esercizio di stile, un lungo racconto e una prova generale per il volume successivo che a buon diritto l'ha resa nota.  Una punta d'ironia serpeggia in tutto il libro: una garbata presa in giro della passione per l'alta cucina che può veramente essere apprezzata solo sul finale, che ovviamente non vi rivelo. Lo stile di Muriel Barbery è così barocco da trascendere nel rococò nel tentativo di descrivere i sapori sprigionati dai più raffinati accostamenti culinari e di trasmettere l'adorazione del critico gastronomico per la sua ricerca della perfezione, ma la tendenza all'iperbole si confà pienamente al personaggio del critico di straripante eloquenza.Una lettura piacevole, ma forse non entusiasmante, anche perché, lo confesso, il personaggio principale è, come certamente nelle intenzioni della scrittrice, di una indicibile antipatia.