L'angolo di Jane

L'entrata di Cristo a Bruxelles – Amélie Nothomb


Titolo: L'entrata di Cristo a Bruxelles Titoli originali: L'entrée du Christ à Bruxelles e Sans nom Autrice: Amélie Nothomb Traduzione: Monica Capuani Casa editrice: Voland pag: 103 costo: 12 euro
Questo piccolo libricino edito dalla Voland racchiude due racconti brevi (“L'entrata di Cristo a Bruxelles” e “Senza nome”) di Amélie Nothomb, autrice belga in ogni caso  già nota per la brevità dei propri scritti anche quando si presentano in forma di romanzo. Come tutta la produzione nothombiana non strettamente autobiografica, i due racconti si snodano attraverso atmosfere surreali nelle quali abbonda l'uso di un simbolismo non sempre di facile decifrazione e nelle quali aleggia un umorismo beffardo e nero, spesso prossimo al cinismo. In poche parole ci sono tutti gli ingredienti tipici che rendono tanto apprezzata la cara Amélie a tutti i suoi estimatori: situazioni paradossali che danno il “la” a considerazioni di ordine morale, filosofico e a parodie della vita comune. Il primo racconto deve il proprio titolo ad un quadro, riprodotto in copertina, dell'artista belga James Ensor al quale la scrittrice tributa un omaggio che sembra apparentemente fuori contesto nel racconto, ma che potrebbe essere dovuto ad una sotterranea affinità artistica: questo pittore scelse infatti  immagini oniriche, dissacranti ed umoristiche per esprimere il proprio messaggio, così come la Nothomb fa abitualmente scegliendo storie e parole che stupiscono e provocano il lettore. Il quadro scelto rappresenta infatti una città decadente, dove l'entrata di Cristo avviene in una specie di Carnevale, dove ognuno è concentrato solo su sé stesso, dove il rispetto di una forma priva di sostanza trasforma tutto in una inutile gigantesca burla.Non mi dilungo sui dettagli della trama dei racconti vista la loro brevità e visto anche il fatto che essendo densi di simboli probabilmente ogni lettore può vederci dentro quello che preferisce.Se vi interessa la mia opinione: il primo racconto mi è sembrato una parodia del desiderio borghese di raggiungere la ricchezza e del fatto che per ottenerla si possa compiere qualunque atto, come pure, allo stesso tempo, sulla necessità di mentire sulle proprie manchevolezze per il quieto vivere.La seconda invece mi è sembrata una specie di dimostrazione del teorema che ogni uomo (inteso come essere umano) cerca alla fine solo il piacere e che se questo potesse durare all'infinito senza noia, allora passeremmo la vita nell'inazione. Contemporaneamente racchiude una critica alla televisione di puro intrattenimento: anestetizza, abbruttisce, consuma la vita nell'attesa di impossibili sogni.  I racconti sono comunque, pur se brevi, molto complessi e infiniti altri significati sono a mio avviso attribuibili ad ognuno di essi. Certo è solo il fatto che sono, come sempre, scritti molto bene e che come al solito ci sono un omicidio ed una persona che rimane completamene nuda. L'omicidio non c'è sempre nei i libri che ho letto della Nothomb (solo in quelli non autobiografici), ma qualcuno, potete giurarci ,rimane sempre nudo. Un simbolo questo il cui significato in parte mi sfugge:Libertà? Desiderio di privarsi delle maschere? Un semplice portafortuna? Se avete lumi, suggerite pure il vostro significato.