L'angolo di Jane

I libri possono cambiare la società?


Vi propongo una questione interessante che (tanto per rimanere nell'onda del precedente post) mi è stata suggerita dall'articolo del Corriere online :“Una società migliore grazie ai libri dell'ottocento”.L'articolo è stato ispirato da un altro simile del Guardian, su una ricerca condotta da alcuni psicologi americani. Il professor  Joseph Carroll dell'università del Missouri ha avuto la brillante idea di applicare la legge della selezione naturale di Darwin ai romanzi vittoriani sottoponendo 500 studiosi a domande su personaggi tratti da oltre 200 romanzi dell'ottocento . Quanto tempo ci avranno messo a finire il questionario non ci è dato saperlo, poi non venitemi a dire che io sono veloce a leggere! E' venuto fuori che i libri più apprezzati e che godono di maggiore popolarità , i sopravvisuti alla selezione darwinina della lettura, sono quelli in cui si svolge l'epica, eterna lotta tra bene e male, in cui gli uomini si impegnano per salvare l'umanità o  si prodigano per il prossimo con altruismo. La mia personale opinione in merito a questo risultato amici blogger è che  i personaggi più apprezzati sono quelli che tentanto di salvare il mondo ( non mi esprimo in merito, ma mi auguro sia vero anche per quelli che voglino conquistarlo a scopi benefici!), ma il dottor Carroll  e il suo team sono invece giunti a  concludere che l'altruismo, la cooperazione, la moralità, suggerite dai romanzi Vittoriani hanno invece contribuito a cambiare la società, instillando tali valori anche nei lettori che hanno sfogliato le pagine di romanzi come Dracula, Middlemarch e ovviamente della mia adorata Jane Austen e nello specifico di “Orgoglio e pregiudizio”. Nel caso di Darcy si tratterebbe di uno dei pochi personaggi ad essere apprezzati pur avendo nel romanzo caratteristiche ambivalenti: la sua personale lotta tra l'orgoglio è il desiderio di essere amato, danno al personaggio quel tocco indimenticabile che gli scienziati giustificano come interesse dovuto al contrasto tra socialità e caratteristiche personali che ogni essere umano deve affrontareI romanzi sarebbero come gli antichi racconti, utilizzati per tramandare valori morali e, nello specifico, valori capaci di cementare la socialità.Quindi leggere tanti romanzi dell'ottocento dovrebbe renderci tutti più buoni.Non so se sia vero, ho il sospetto che ci sia una certa confusione tra cause ed effetti (un tipo di società produce certi romanzi e non sono i romanzi a produrre un certo tipo di società), ma vi sottopongo la questione: Leggere romanzi che hanno valori morali può renderci migliori?PS: la mia opinione nei commenti.