L'angolo di Jane

L'etica hacker – Pekka Himanen


Titolo: L'etica Hacker e lo spirito dell'età dell'informazione Titolo originale: The hacker ethic and the spirit of the information age Autore: Pekka Himanen Traduzione: Fabio Zucchella Casa editrice : Feltrinelli pag: 172 costo: 7,50 euro
Quando si parla di hacker il pensiero corre subito alla visione di abili pirati informatici, dediti a cybercrimini e ad ogni forma di furto digitale,come quello di password o dei codici delle carte di credito.In realtà  il termine “hacker” ha una origine molto più “antica”, se paragonata alla data di nascita dei comuni pc presenti nelle nostre case e della rete internet, ma soprattutto è stato coniato con un significato completamente opposto a quello attualmente più diffuso, che nulla ha di criminale.L'origine di questa parola si fa risalire agli studenti del MIT (Massachussets Institute of Technology) tra gli anni '50 e '60 e stava indicare, secondo quanto scrive Himanen, qualcuno entusiasta per una determinata disciplina e desideroso di condividere quanto appreso in un certo campo con gli altri. L'hacker, nel suo senso più nobile, è dunque chiunque voglia mettere il proprio sapere e le proprie conoscenze a disposizione di chi sia interessato, col molteplice scopo di diffondere il sapere su una certa materia, suscitare interesse a riguardo e promuovere una discussione costruttiva in grado di portare a nuovi miglioramenti in un dato campo.Questa filosofia, o meglio questa etica hacker, come la definisce l'autore del libro, è stata alla base dei grandi miglioramenti in campo informatico che si sono avuti negli ultimi decenni. L'informatica, la rete internet, i programmi opensource come Linux sono nati proprio grazie all'impegno di migliaia di persone che hanno messo a disposizione della comunità internazionale il proprio impegno, hanno condiviso in maniera aperta il sapere e hanno lasciato che altri potessero apportare dei miglioramenti liberamente, con la sola limitazione di riconoscere i crediti del lavoro precedente e di permettere successive libere modifiche anche ad altri sviluppatori.Pekka Himanen ritiene che la società intera dovrebbe recepire l'etica hacker, contrapposta a quella che definisce “l'etica protestante del lavoro” che ha dominato e domina tuttora questa epoca della storia. Secondo Himanem siamo schiavi di un modo di concepire il lavoro che deriva dal modo in cui la religione protestante lo intende: ci riteniamo esseri degni solo se abbiamo un lavoro che ci qualifica socialmente, se dedichiamo ad esso ogni pensiero, se in pratica la nostra intera vita ruota attorno al lavoro, con pochi spazi per liberare la creatività. Lavorare non è divertirsi secondo l'etica protestante. C'è un momento per il piacere ed uno per il dovere, lo abbiamo sentito dire da sempre. Dovremmo lavorare per vivere e invece viviamo per lavorare e soprattutto per guadagnare. Secondo l'etica hacker non è così. Il lavoro dovrebbe essere divertente. Dovrebbe essere la cosa che ci piace più fare e che ci dà più soddisfazione, con ampi spazi per la creatività. Nel prologo al libro Linus Torvalds (il creatore di Linux, uno dei maggiori sistemi operativi open-source), enuncia la legge di Linus secondo la quale ogni essere umano agisce per tre motivi: sopravvivenza, vita sociale ed intrattenimento. Bisogna soddisfare tutte e tre le condizioni nell'ordine per essere felici: la sopravvivenza è avere i beni materiali necessari alla sussistenza e ad un discreto benessere, la vita sociale comrpende sentirsi amati mentre, udite, udite, l'intrattenimento per un hacker in campo informatico, è programmare. Gli hacker non programmano per sopravvivere, quelli sono solo banali programmatori. Gli hacker programmano perché è il massimo del divertimento, perché scoprire cose nuove nel campo della programmanzione o migliorare quello che sanno è esaltante. Infatti, sempre secondo quanto dice Himanen, il fatto che molti noti hacker, come Steve Wozniak, uno dei fondatori di Apple, siano diventati milionari è un fatto trascurabile rispetto al loro desiderio di fare qualcosa di innovativo . Non so quanta dell'etica hacker delineata da Himanen sia effettivamente condivisa nella realtà pratica dei programmatori, ma questo piccolo libro (scritto nel 2001) ha il pregio di mostrare un nuovo modello di sviluppo, quello delle risorse condivise, che probabilmente potrebbe essere decisivo per superare questo difficile momento storico e traghettarci verso quella che l'autore definisce un epoca post-industrializzazione, l'era dell'informazione. Se l'etica hacker venisse applicata in tutti i settori le potenzialità sarebbero immense: un sapere aperto permetterebbe un progresso infinitamente più rapido ed efficiente dell'attuale. Sarebbe aperto non solo alle modifiche in grado di migliorarlo, ma sopratutto alle critiche in grado di evitare errori e forse disastri. Il libro di Himanen ha a volte il sapore di qualcosa che credevo perduto nei recessi del passato: il fascino dell'utopia. Ma allo stesso tempo ha qualcosa di sorprendente: la dimostrazione che una utopia open-source ed aperta al miglioramento può diventare qualcosa di concreto.Siccome la filosofia del sapere condiviso è la colonna portante di questo volume vi lascio il link all'e-book parziale del libro (legale e grauito), dove potrete leggere l'interessante prologo scritto da Linus Torvalds,  presente su google: clicca qui per leggere l'anteprima del libro PS: non mi sono scordata del blog-calendario, ma ho poco tempo, magari i primi due mesi li scriverò entrambi a febbraio. Mi organizzerò meglio per i prossimi mesi, promesso. Ma magari è una utopia anche questa...:)