L'angolo di Jane

Il ritorno dell'economia della depressione e la crisi del 2008 – Paul Krugman


Titolo: Il ritorno dell'economia della depressione e la crisi del 2008 Titolo originale: The Return of Depression Economics and the Crisis of 2008 Autore: Paul Krugman Traduzione: Nicolò Regazzoni, Roberto Merlini Casa editrice: Garzanti pag: 224 costo: 16,60 euro
Nel 1929 la borsa di Wall Street ebbe uno dei più grandi crac finanziari del mondo moderno, scatenando il panico fra i risparmiatori che si affrettarono a ritirare dalle banche gran parte dei propri risparmi e causandone di fatto il fallimento. La crisi non ebbe solo ripercussioni sul mondo economico, ma si trascinò nell'economia reale, causando la perdita di moltissimi posti di lavoro: negli anni '30 del secolo scorso la disoccupazione arrivò a toccare punte del 25% negli USA . Quel triste periodo prese il nome di Grande Depressione. Sono passati settanta anni e il sistema bancario durante tutto questo periodo  è stato grandemente cambiato, proprio per evitare che simili situazioni potessero nuovamente ripetersi. Di fatto le banche moderne sono molto più sicure di quelle degli anni '30, anche perché la loro solvibilità è garantita dai governi ed ogni banca deve operare in modo da dare numerose garanzie. Per molto tempo si è pensato che una depressione come quella degli anni '30 non potesse mai più ripresentarsi, anche per la più diffusa cultura economica fra i governanti, in grado i mettere in atto misure per controbilanciare eventuali squilibri del mercato.Una delle poche voci non perfettamente in accordo con questa convinzione è stata fin dagli anni '90 quella di Paul Krugman che non a caso proprio nel 2008 ha vinto il premio Nobel per l'economia. Già nel 1999 Krugman aveva analizzato, in una precedente versione di questo volume, aggiornato ora ai recenti sviluppi della crisi del 2008, i casi della recessione economica del Giappone della fine degli anni '90, mostrando che episodi simili potevano ancora una volta ripetersi, portando a forti recessioni, con una economia che viene definita della depressione, in cui il denaro c'è ancora da qualche parte, ma nessuno investe e il sistema ristagna per lunghi periodi che provocano forte disoccupazione.Krugman analizza anche i casi del crac Messicano ed Argentino illustrando di volta in volta le cause che come in un domino, avevano ingigantito la portata di alcune insolvenze con effetti a cascata sull'economia reale.Ma cosa è accaduto di fatto nel 2008? Nella prima metà degli anni 2000 in America si è creata quella che viene definita una “bolla economica” nel campo immobiliare, vale a dire una specie di corsa all'acquisto delle case che ha portato ad un aumento del prezzo delle case anche di oltre il doppio il loro valore precedente.  Di mese in mese il prezzo delle case continuava a salire vertiginosamente e molti ritenevano che investire in immobili fosse  molto conveniente, visto che in poco tempo le case acquistate sarebbero aumentate di valore. Tuttavia a causa dell'aumento dei prezzi chi aveva necessità di una casa non sempre aveva abbastanza denaro per poterla acquistare, ma nonostante questo a coloro che desideravano una casa veniva concesso facilmente un mutuo, anche senza le dovute garanzie, perché si riteneva che in caso di insolvibilità l'aumento di valore della casa, che veniva dato per certo, avrebbe garantito la solvibilità dei creditori. Detto in poche parole: se per caso qualcuno non avesse avuto i soldi per pagare il mutuo, sarebbe bastato vendere la casa per avere tutti i soldi necessari, anzi di più perché nel frattempo la casa sarebbe aumentata di valore. Le banche che permisero queste operazioni si tutelarono ulteriormente cartolarizzando i debiti: vale a dire che trasformarono i loro diritti di riscossione dei debiti in titoli, che vennero garantiti come ultrasicuri e venduti a terzi, che di fatto si accollarono i rischi dell'incauta concessione di mutui non sicuri.  A loro volta questi titoli entrarono a far parte di fondi di investimento che comprendevano più tipi di titoli e che dovevano garantire gli investitori da perdite, grazie alla suddivisione del capitale su più fronti di investimento.Come era prevedibile però ad un certo punto i prezzi delle case smisero di crescere: erano diventati così alti che nessuno voleva più investire. Come conseguenza dopo un po' i prezzi cominciarono a scendere, raggiungendo valori inferiori in molti casi al mutuo richiesto.  La bolla era scoppiata.I     creditori insolventi e senza adeguate garanzie non avevano modo di recuperare i soldi: non solo il prezzo delle loro case era drasticamente diminuito, ma nessuno voleva più comprare, quindi i prezzi delle case scesero ancora. Risultato: i mutui non vennero onorati e i fondi di investimetno subirono forti perdite, tutti insieme. Per recuperare capitale i fondi di investimento dovettere procedere a vendere parte dei loro titoli sicuri: questo fece diminuire il valore dei titoli perché quando tutti vogliono vendere il prezzo si abbassa. Siccome i fondi di investimento avevano più o meno “composizioni” simili, incorporando lo stesso tipo di titolo, se il fondo di investimento A crollava, anche il fondo B ne risentiva e  doveva procedere a vendere i propri titoli e così via.. In pratica si è scatenata una folle corsa alla vendita, che ha deprezzato i titoli e mandato in fumo milioni e milioni di dollari.Tutto per causa della bolla economica del mercato immobiliare e dei mutui poco sicuri, i famigerati “mutui subprime” .Chi aveva investito in questi fondi si è ritrovato improvvisamente con un pugno di mosche in mano.In questo momento secondo Krugman il sistema ha una specie di crisi di liquidità: non mancano le strutture industriali, la forza lavoro, le materie prime o le capacità tecnologiche, semplicemente il denaro è andato in fumo. Non ne circola abbastanza da far andare avanti la macchina economica: chi ce l'ha ha paura di investire perché non sembra più esserci niente di sicuro e chi non ce l'ha ovviamente non può spenderlo. L'effetto è la recessione: tutto paralizzato, crisi occupazionali  e tutte le belle notizie che ci attendono ogni giorno al telegiornale.Cosa devono fare i governi per frenare il fenomeno secondo Krugman? Immettere liquidità nel sistema. Questo può essere fatto in vari modi: abbassando i tassi di interesse, in modo che le aziende possano chiedere prestiti più facilmente, dando il via a grandi opere pubbliche perchè questo è il modo principale in cui il governo può mettere soldi pubblici nel mercato oppure...aumentando l'inflazione! Eh sì: se il denaro nelle mani di chi ne ha di più non si smuove, allora in teoria bisognerebbe prospettare un aumento di inflazione: in pratica spingere gli investitori a rituffarsi nel mercato per non vedere ulteriormente diminuito il valore di ciò che hanno. A tutto ciò si dovrebbe aggiungere un clima di fiducia: il governo dovrebbe dare l'idea di essere solido, di garantire la sicurezza degli operatori economici, cioè delle banche ,e sopratutto intodurre regole che evitino disastri come quelli dei mutui subprime.Naturalmente Krugman spiega tutto in modo molto più dettagliato, con numerosi riferimenti a situazioni reali del passato e del presente, ma mantenendo sempre un linguaggio molto semplice e facilmente comprensibile. Il libro nel complesso è facilmente abbordabile anche da non esperti di alta finanza e parte dalla crisi economiche più recenti per arrivare a spiegare quella attuale. Ho trovato molto interessanti l'analisi del sistema bancario, in particolare delle cosiddette banche d'investimento , quelle che come la  fallita Lheman Brother sono a maggior rischio di crac e che avendo regole diverse sono molto meno controllate di quelle che invece acquisiscono i depositi dei correntisti. Krugman le definisce addirittura banche-ombra. Inoltre anche il modo in cui avvengono gli scambi di denaro fra paesi a valuta diversa è trattato in modo  molto interessante: leggendo questo libro ho capito ad esempio che se in questo momento storico noi italiani avessimo avuto ancora la lira anziché l'euro, forse davvero ora avremmo dovuto preoccuparci di fallire come l'Argentina, la cui moneta in passato si è svalutata immensamente rispetto ai debiti contratti in dollari. Invece i nostri debiti sono in euro e la nostra moneta è l'euro: questo modera eventuali svalutazioni e protegge il nostro debito da rialzi inaffrontabili. Visto che ho finalmente capito a cosa serve l'euro, credo di poter concludere che Krugman si sia meritato il suo Nobel!PS: scriverei di questo libro per ore, ma mi rendo conto che questo post è già abbastanza lungo,  l'unica cosa su cui non concordo con l'autore è il ritenere l'economia indipendente dalla giustizia del sistema sociale in cui si sviluppano. Questo può essere vero finché c'è crescita, ma quando la crescita si arresta e rimane solo “la fiducia”, è il sistema sociale giusto e stabile che fa la differenza fra le economie che vanno avanti e quelle che crollano.