L'angolo di Jane

Le quattro casalinghe di Tokyo – Natsuo Kirino


Titolo: Le quattro casalinghe di Tokyo Titolo originale: Out Autrice: Natsuo Kirino Traduzione: Lidia Origlia Casa editrice: Neri Pozza Pag:652 costo:14,00 euro 
Se le la letteratura giapponese vi è sempre sembrata troppo aulica, troppo eterea e per il suo cercare il poetico nel quotidiano troppo serenamente distaccata dalla realtà, allora potete ricredervi con la cinica, graffiante e scioccante prosa di Natsuo Kirino, una autrice che osserva con occhio minuzioso la reatà e la trascrive senza filtri, mostrando un Giappone inedito, e una società, che per quanto organizzata, è anche crudele,soffocante e fortemente limitante per le donne.Quattro figure femminili sono infatti al centro della vicenda  nerissima narrata dalla Kirino che, al contrario di quanto lascia intendere il titolo italiano, non sono affatto solo casalinghe, ma operaie del turno notturno di  una ditta che confeziona colazioni già pronte (possiamo peròconsolarci con il fatto che la nuova edizione di questo romanzo non riporta più una geisha in copertina come la precedente).Quattro donne e quattro caratteri differenti: Masako fredda eppure generosa, Yoshie sempre pronta al sacrificio per gli altri e soppraffatta dalle cure da prodigare ad una famiglia egoista, l'avida Kuniko che sogna un mondo fatto di lusso che non può permettersi ed infine la dolce e bella Yayoi, la classica perfetta moglie giapponese. Quattro persone unite da una temporanea solidarietà nello svolgere i propri compiti nella fabbrica,che in parte è l'immancabile “spirito di gruppo” tipicamente orientale”, ed in parte potrebbe passare per amicizia, allargandosi ai problemi al di fuori del lavoro.Ma la forza e la fragilità degli equilibri fra le quattro donne sarà messa alla prova da un fatto inaspettato, un crimine commesso proprio dalla persona più insospettabile:picchiata dal marito che dilapida ogni risparmio faticosamente messo da parte, umiliata e offesa, Yayoi finirà per ucciderlo in un irrefrenabile impulso omicida. Ma anche se gli assassini hanno di solito una parte  di spicco in qualunque vicenda noir, in questo caso Yayoi sembra interpretare, anche nel crimine, il ruolo da comparsa che la società giapponese riserva alle mogli all'interno della famiglia: una figura in ombra rispetto al marito. Il suo delitto è solo un pretesto per dare spazio a Masako, la donna che la aiuterà ad occultare il cadavere in maniera veramente barbara, sezionadolo in tanti piccoli pezzi, trattando il suo corpo come il cibo confezionato per le colazioni della fabbrica. Lo spirito di gruppo radicato in ogni giapponese assumerà tutte le gradazioni del nero e del rosso sangue nella vicenda in cui inevitabilmente verranno coinvolte anche Yoshie e Kuniko. Ma Masako resta la figura di spicco dell'intero libro, la donna la cui vera natura emerge dopo una vita di semi-veglia proprio attraverso il delitto mostrando il carattere di una vera leader, mentre una sequenza vorticosa di eventi sconvolge ogni rapporto di equilibrio, ogni certezza su ciò che sia giusto o sbagliato.Non c'è spazio in questo libro per cose come pentimento, rimorso o giustizia. L'intera vicenda viene vista attraverso gli occhi di persone che hanno perso ogni idea di cosa significhino queste parole e per le quali non esiste più alcuna luce, alcun bene. L'efficienza della vita routinaria della fabbrica viene trasferita al crimine perché queste donne hanno già perso la propria umanità, anestetizzate da una vita condotta in difesa, schivando ogni giorno l'orrore della solitudine, del dolore, di una società che le vuole vedere col sorriso, ma perennemente in minoranza.La capacità di Natsuo Kirino di rendere i vari punti di vista dei molti personaggi che si succedono nello sviluppo della trama, perifino quelli totalmente folli è semplicemente straordinaria. Leggere questo libro significa immergersi nella mente di ogni figura coinvolta nell'intera vicenda: a volte è una sensazione quasi paurosa, viene quasi da chiedersi dove la Kirino abbia trovato la crudeltà e la morbosità che attribuisce ai propri personaggi, ma del resto solo i grandi scrittori hanno il talento di scavare nell'animo umano, alla ricerca del bene come del male.