L'angolo di Jane

La parrucchiera di Kabul - Deborah Rodriguez


Titolo: La parrucchiera di Kabul Titolo originale: Kabul Beauty School. An American Woman goes behind the veil Autrice: Deborah Rodriguez Traduzione: Maria Clara Pasetti Casa editrice: Piemme pag: 314 costo: 6,50 euro
Kabul, Afghanistan, pochi mesi dopo l'attentato delle torri gemelle.Nel mezzo di una città disastrata dalle guerre, crocevia del terrorismo internazionale e del traffico di droga, in cui i bambini non possono giocare nei campi per paura delle mine,in un posto dove ogni divertimento sembra bandito per paura delle severe regole islamiche e soprattutto in una società dove è la regola che le donne vadano in giro totalmente coperte dal un velo da capo a piedi, che razza di utilità potrebbe avere una parrucchiera ed estetista americana? E soprattutto perché dovrebbe essere inclusa in una missione umanitaria?E' quello che si è chiesta anche Deborah Rodrigueza all'inzio della sua avventura in Afghanistan, cominciata aggregandosi ad una missione umanitaria nella quale questa audace quarantenne del Michigan si era buttata per allontarsi da qualcosa che riteneva persino peggiore di un paese vittima di bombardamenti: un marito geloso e manesco.Ben presto però Debbie, come la chiamano tutti, si rende conto di poter offrire alle giovani afghane un grandissimo aiuto: in un paese dove alle donne è impedito qualunque contatto, anche accidentale con gli uomini, le donne bisognose di lavorare possono fare ben poco,ma la professione di estetista è una di quelle poche in cui l'ambiente sia totalmente femminile, pertanto adatto anche in un regime di separazione totale fra i sessi come quello che vige nella capitale dell'Afghnaistan.Sotto il velo infatti non ci sono donne trascurate, ma anzi molto attente al proprio aspetto, disposte ad affrontare le disastrate di Kabul per essere affascinanti, anche se solo tra le mura di una casa.Deborah Rodriguez decide quindi di dare inizio ad un progetto tanto folle, quanto coraggioso: aprire una scuola per estetiste a Kabul, nel cuore del più rigido estremismo islamico. Incredibilmente riesce nel suo intento, trovando non senza difficoltà, anche diverse ditte di cosmetici pronte ad offrirle un sostegno gratuito. "La parrucchiera di Kabul" è quindi il resoconto degli anni passati dalla Rodriguez sul suolo Afghano, impegnata in una impresa che è straordinaria perfino nella sua formulazione, ma che è anche arricchita da un coinvolgimento grandissimo di questa donna audace nella vita delle sue allieve e del mondo afghano, partita con la sensazione di aver concluso poco, di essere vittima, ma che invece dimostra una forza ed una determinazione eccezionali, anche in condizioni di estremo pericolo.L'autrice si definisce più volte nel libro "un po' pazza", e ammetto che in effetti non si può fare a meno di pensare che per affrontare una simile avventura si debba avere una buona dose di incoscienza, ma forse le cose fuori dalla norma sono riservate solo a chi non si preoccupa troppo delle conseguenze. Veramente incredibile la storia del matrimonio della Rodriguez con un afghano, un uomo già sposato (e non divorziato!), in qualità di seconda moglie. Una situazione molto strana per una occidentale, anche se la prima moglie si trova in un'altra nazione. Se non si chiama superare le barriere culturali questo...Il libro illustra in maniera molto efficace la difficilissima condizione di vita delle donne afghane, le grandi limitazioni imposte loro, il pericolo costante del vivere in un luogo divenuto selvaggio e senza regole, in cui hanno perso quasi ogni diritto fondamentale.La storia è forse un po' troppo "agiografica" nei confronti della Rodriguez stessa, che a volte sembra quasi intenta a dipingersi una aureola sulla testa (ma se si affrontano tante difficoltà probabilmente se ne ha un po' il diritto), ma anche ricca di interessantissimi aneddoti sulla vita afghana, spesso drammatici, ma talora perfino divertenti, in un libro breve e scorrevolissimo.Peccato che dopo la pubblicazione del volume l'autrice sia stata di fatto cacciata dall'Afghanistan, avendo ricevuto minacce di morte, anche se ancora impegnata a tentare con ogni modo a portare avanti il proprio progetto. Una storia che dimostra che non ci sono confini alle possibilità di fare del bene, quando se ne ha la determinazione.