L'angolo di Jane

La cugina Bette – Honoré de Balzac


 BLOG CALENDARIO 2009 - APRILE
Scrivere cento opere in una sola vita è certamente una impresa notevole, ma addirittura scriverne cento e concatenarle fra di loro in un'unica gigantesca opera, è addirittura monumentale. Morto prima dei cinquantun anni, dopo una vita intensa, costellata da debiti, folli passioni per le donne, grandi progetti spesso falliti, e soprattutto da un grandissimo amore per la letteratura  Honorè de Balzac cercò di rappresentare nella sua “Comediè Humane” (commendia umana) tutti gli aspetti della società francese della restaurazione post-napoleonica.Balzac si specializzò per questo scopo nella stesura di romanzi d'appendice o feuilletton, ovvero romanzi pubblicati a puntate, pensati soprattutto per interessare quel ceto borghese e arricchito così ben descritto nei suoi libri.“La cugina Bette”, insieme al meno acclamato “Il cugino Pons”, fa parte di una coppia di romanzi che l'autore  dedicò ai “parenti poveri”, in cui Balzac voleva approfondire il tema dell'umiliazione e dello sfruttamento inflitto dalle persone benestanti ai parenti meno privilegiati.Il romanzo venne pubblicato  nel 1846 su Le Constitutionel ed ebbe un notevole successo.La vicenda è ambientata a Parigi, dove la lorenese Bette Fischer, di umili origini contadine, vive sostenendosi col proprio lavoro di operaia, ma rendendosi sempre disponibile per le necessità della famiglia della cugina Adeline, sposata invece al barone Hulot.Da sempre Bette invidia Adeline per la sua bellezza e per gli agi di una vita fortunata: Bette infatti è bruttina e sciatta,  messa in disparte perché povera e poco affascinante, sebbene dotata di una formidabile forza di carattere che la rende sempre preziosa per la famiglia e ne fa la confidente di tutti. Sebbene Bette provi un segreto risentimento per la fortuna di Adeline fin dai primi capitoli del romanzo, inizialmente la sua figura appare tutt'altro che negativa. Spiritosa e pronta ad accettare  gli scherzi del barone Hulot che la chiama “capra” perché ha rifiutato ostinatamente quattro pretendenti nel corso degli anni, scegliendo di rimanere sì zitella, ma anche libera, Bette inizialmente riesce a carpire la simpatia del lettore. Per mettere a tacere i rimbrotti  scherzosi dei parenti e in particolare della giovane Hortense, figlia di Adeline,Bette fa finta di  inventare un innamorato immaginario: un  giovane conte polacco, caduto in disgrazia, che però è un grande artista, capace di realizzare sculture di incredibile bellezza. In realtà il conte esiste davvero e quando Hortense, affascinata dalle descrizioni di Bette, lo capisce, compie una serie di azioni che umiliano immensamente la lorenese, scatenandone l'odio eterno e una lunga sequenza di vendette: Hortense non solo ruba l'innamorato di Bette  che essa giudica essere l'unico tesoro di una vita altrimenti priva di bellezza( e che in realtà la zitella ama di un morboso amore simil- materno senza essere davvero ricambiata), ma la inganna  insieme a tutta la famiglia Hulot, celandole ogni cosa e spingendo il giovane Stanislas, che deve addirittura la vita a Bette, a mentire nascondendo la sua relazione.Quando Bette scopre l'inganno, fa buon viso a cattivo gioco, fingendo di essere felice per i due giovani, ma da quel momento in poi ogni sua azione sarà tesa a rovinare per sempre la famiglia Hulot, sfruttando tutte le confidenze di cui viene  facilmente a parte, perché tutti la giudicano troppo insignificante e priva di potere per riuscire ad essere dannosa.Balzac si lancia quindi nel congegnare una serie di intrighi in cui il grimaldello usato da Bette per sconvolgere la tranquillità di Adeline e Hortense, sarà la passione del barone Hulot per le donne, capace di portarlo a spendere cifre folli, indebitandosi in maniera rovinosa.La ragnatela tessuta da Bette sarà incredibilmente sopraffina, tanto che essa fino alla fine, pur causando una serie di disgrazie continue proprio alla famiglia che essa finge di proteggere, verrà considerata da tutti come una donna pia e dedita solo al bene altrui.Sebbene Bette pecchi di eccesso di vendetta, divenendo infine molto più crudele di coloro che l'hanno fatta soffrire, in realtà nessuno è pienamente innocente nel romanzo di Balzac: l'egoismo di Hortense, l'incostanza di Stanislas (nell'amore come nel lavoro) ,la remissività di Adelinè, incapace di porre un freno agli eccessi del marito dal quale tollera supinamente ogni cosa (una donna zerbino come poche in letteratura), la lussuria senza freni del barone,sono in realtà fonti di colpevolezza non meno importanti di quelle di Bette. La società francese, e la famiglia su cui essa si basa, non hanno buoni, ma solo vincitori e vinti.Il libro  è sicuramente ispirato alle “Realazioni Pericolose” di Choderlos De Laclos, romanzo epistolare settecentesco, che viene più volte citato nell'opera stessa,  un'opera che Balzac reinterpreta in chiave moderna con una borghese Bette ad interpretare la parte della perfida marchesa de Merteuil .Anche la fine dei “cattivi ufficiali” sembra ricodare il romanzo di De Laclos: nonostante la vena dissacratoria e cinica di tutto il libro Balzac infatti non potrà proprio fare a meno di punirli (e in un modo molto simile a “Le relazioni pericolose”).Per costruire il carattere della formidabile Bette, invece,  Balzac fece ricorso al proprio vissuto: scrisse infatti che si trattava di un misto fra la propria madre, con la quale non andava d'accordo e che definì addirittura un mostro, una vecchia zia prepotente ed una poetessa che invece stimava, ma  che aveva avuto una gioventù povera e piena di umiliazioni.Il libro, se volete, è anche un gigantesco affresco della vita delle “cortigiane” dell'ottocento,  e del fiume di denaro, e spesso anche di potere, che ruotava loro intorno. Vi lascio quindi con una frase di Balzac sul perché gli uomini ( e in tempi di parità possiamo farla valere  anche  per le donne) cerchino amanti:“Hortense fu la moglie e Valerié l'amante.Molti uomini vogliono avere queste due edizioni della stessa opera, sebbene sia una immensa prova di inferiorità in un uomo il non saper fare di sua moglie la propria amante. La varietà in questi casi è un segno di impotenza. La costanza sarà sempre il genio dell'amore, l'indice di una forza immensa, quella che costituisce l'essenza di un poeta!. Bisogna sapere avere tutte le donne nella propria donna, così come i disprezzati poeti del XVII secolo trasformavano in Iridi e Cloe le loro Manon” Edizione di riferimento
Titolo: La cugina Bette Titolo originale: La couisine Bette Autore: Honoré de Balzac Traduzione: Lucio Chiavarelli Casa editrice: Newton Compton pag: 320 costo: 5 euro.