L'angolo di Jane

La guerra civile fredda - Daniele Luttazzi


Titolo: La guerra civile fredda Autore: Daniele Luttazzi Casa editrice: Feltrinelli pag: 238 costo: 15 euro
C'è molta differenza fra un attore di teatro ed un politico? Fra un personaggio inventato ed uno che invece chiede il nostro voto per rappresentare la volontà popolare?Secondo Daniele Luttazzi (comico, scrittore e blogger) la risposta è : no!Come spiega in “La guerra civile fredda” il successo di un politico spesso è determinato da fattori che esulano completamente dalle sue reali doti organizzative e di leadership, ed è invece legato a doppio filo alla capacità di creare un personaggio credibile che parli all'elettorato usando le tecniche della “narrazione emotiva”.Nonostante la puntualità nell'esposizione, l'ultima fatica letteraria di Luttazzi  non è  certo un serioso saggio di politica, ma anzi, facendo probabilmente tesoro delle stesse tecniche che illustra, il libro fa ricorso esso stesso ad una narrazione emotiva: la parte principale del volume è infatti rappresentata dal testo del monologo “Decameron”, lo spettacolo teatrale del comico, nel quale i concetti vengono ampiamente diluiti e resi digeribili grazie ad una satira così pungente da essere corrosiva e allo sberleffo senza riserve dei potenti, che vengono ridotti ai minimi termini da un massiccio ricorso ad abbondanti dosi di trivialità. Luttazzi ci fa ridere di cose che in effetti sono tutt'altro che allegre.  Ma cos'è in sintesi la narrazione emotiva per un politico?  Consiste nella capacità di creare nell'elettorato l'immagine di un personaggio fortemente caratterizzato, che mostri non solo virtù, ma anche palesi difetti in cui l'elettore stesso può identificarsi. Il personaggio creato deve avere una missione e ovviamente un nemico che gli impedisce di raggiungerla,  battendo sempre il chiodo sul proprio ruolo di rappresentante supremo del bene. In pratica, sembra incredibile, ma avere un nemico (non so perché sento nelle orecchie il rumore di qualcuno che dà sempre la colpa ai comunisti pure del fatto che magari piove) è fondamentale. Del resto come si fa ad essere il supremo rappresentante del bene senza un antagonista? Naturalmente quanto esposto in questa recensione in via generica, viene invece proposto da Luttazzi con tanto di nomi, cognomi e soprannomi dei politici al governo e all'opposizione.Per i curiosi, il libro riporta anche la parte del monologo che venne censurato dalla rete televisiva “La sette” e che provocò l'ennesima messa al bando di Luttazzi dalla televisione, determinando la chiusura anticipata della trasmissione Decameron. Incredibilmente si trattava semplicemente di un monologo in cui Luttazzi spiegava cose arcinote a chiunque abbia preso in mano almeno una volta un testo di storia della religione (va bene, magari non sono in tanti) : il comico illustrava le analogie fra il culto del dio-sole Ra/Osiride, di origini egizie, e quello di Cristo. Ci sono infatti molte cose in comune: l'essere nati da una vergine, la morte e la resurrezione ad esempio. Sembra che ciò abbia provocato le ire di qualcuno in alto loco.Il volume comprende anche altri testi, fra cui un racconto pseudo-horror che ha per protagonisti gli zombie dei politici della prima repubblica. Probabilmente non ho un gran feeling con gli zombie (vedi recensione di Orgoglio e pregiudizio e zombie), ma in effetti questa è la parte meno riuscita  della raccolta di scritti. Immaginare Nilde Iotti nei panni di una sexy-zombie seduttrice sì mi ha messo i brividi, ma non nel modo in cui forse avrebbe voluto l'autore.Se leggerete il libro,vi consiglio di prestare attenzione ai dettagli perché nella parte finale del volume sono riportate una serie di brevi battute che sono molto più divertenti se si tiene conto di quanto detto in precedenza (io su quella del cane di Ratzinger ho riso per cinque minuti buoni).Infine, tanto per ribadire il tono dissacratorio dell'opera, il testo termina con una serie di tavole a colori realizzate dallo stesso Luttazzi (che quindi è anche illustratore), che rappresentano la “cow crucis”, ovvero una via crucis bovina: morte dell'animale e sua miracolosa resurrezione sulle tavole sotto forma di hamburger (ho il  sospetto che Luttazzi sia vegetariano).Nel complesso, vista la frammentarietà dell'opera, questo volume sembra pensato per un pubblico di fan del comico o per coloro che seguono il suo blog, più che come opera destinata ad un generico lettore: viene dato infatti per scontato che chi legge abbia ben presenti le travagliate vicende di Luttazzi. Nonostante questo suo carattere un po' slegato e sopratutto nonostante il fiume di volgarità che accompagnano l'esposizione e che lo scrittore, come spiega in uno dei testi raccolti, ritiene siano connaturate alla satira in quanto tale, il testo è decisamente divertente e merita una lettura. Magari non lo farei leggere ad un gruppo di papa-boys (o forse sì, chissà che facce farebbero...), ma ho trovato il volume molto interessante per le riflessioni politiche, oltre che godibile per la naturale verve comica dell'autore.