L'angolo di Jane

L'affare Kurilov - Irène Némirovsky


Titolo: L'affare Kurilov Titolo originale: L'affaire Courilof Autrice: Irène Némirovsky Traduzione: Marina di Leo Casa editrice: Adelphi pag:192 costo:13,00 euro
Una delle caratterstiche maggiormente sorprendenti della scrittura di Irène Némirovsky sta nella capacità di questa autrice di ricreare psicologie perfettamente coerenti e realistiche, adattando la scrittura al romanzo in maniera quasi camaleontica. Una scrittrice capace di  passare dalla leggerezza de “Il ballo,” che vede protagonsita una dispettosa ragazzina, alla spietata crudezza del ritratto di un cinico uomo d'affari come “David Golder” o di ritrarre un personaggio egocentrico e contorto come la protagonista di “Jezabel”, senza  mai perdere credibilità.I protagonisti della Némirovsky sono quasi sempre ritratti in chiaroscuro, dove però c'è spesso molta più tenebra che luce: individui che partono da una apparenza di pura negatività, cinici, cattivi, egoisti, ma nella cui vita la scrittrice scava alla ricerca del lato umano che pure in essi si nasconde, come a voler dimostrare che se ci sono individui come quelli da lei rappresentati, e che spesso godono di successo, non è perché siano del tutto privi di fascino o di qualità.Il bene che si mescola al male sembra affascinare questa scrittrice e probabilmente “L'affare Kurilov” è uno dei libri in cui questo dualismo è più evidente.Protagonista è Lev M., un'attivista politico che ha contribuito alla dissoluzione del regime zarista, un individuo che nel corso degli anni ha avuto mille volti, al servizio delle trame più oscure del potere.L'incontro con un uomo che lo riconosce come il dottor Marcel Legrand, uno dei personaggi interpretati nel corso degli anni, risveglia in Lev il ricordo di un intrigo risalente a ventotto anni prima, nel 1903, quando, appena ventenne, si trovò ad avere l'incarico di uccidere  il ministro della pubblica istruzione Kurilov, un politico così crudele e spietato da essere soprannominato “Il pescecane”.Il piano è apparentemente semplice: fingendo di essere il medico Marcel Legrand, Lev andrà a vivere nella casa del ministro studiandone le abitudini in modo da elaborare un piano per mettere in opera un attacco terroristico ai suoi danni.In realtà la faccenda di dimostra molto più complicata del previsto: Kurilov è sì un soggetto discutibile, dai metodi dittatoriali, ma nella sua vita privata rivela anche umanità e debolezze, come l'affetto incondizionato per la moglie dal passato chiacchierato, che se da un lato lo allontana dall'ottenere l'approvazione dello Zar, dall'altro riempie la sua vita.Da immagine bidimensionale dell'odio preconfezionato, Kurilov diventa nella mente di Lev una persona a tutto tondo, che alla fine non è più solo un bersaglio da distruggere, ma un uomo come tutti, verso cui non si può più dirigere senza rimorsi un attentato.Non è buonismo quello della Némirovsky, è una scrittrice troppo intelligente per perdere di vista solo per un istante la realtà: Kurilov non smette mai di essere quello che è davvero, cioè un politico interessato solo al potere personale e ai propri interessi. Ma alla fine è evidente la condanna alla violenza come mezzo politico, perché si accanisce solo sulle pedine di un sistema, senza invece cambiare mai sostanzialmente le regole del gioco. Morto un Kurilov ne arriverà un altro, anzi già preme per scalzarne il posto. Se vi sembra che tutto questo sia ancora molto attuale è forse perché la storia non fa che ripetersi, ma forse anche perchè gli occhi della Némirovsky sono quelli di una scrittrice straordinaria, capace di coglierne i momenti fondamentali e da cui c'è sempre qualcosa da imparare.