L'angolo di Jane

Il professore - Charlotte Brontë


Si dice che quando l'arte sia ispirata dalla vita vera raggiunga vertici di perfezione, ma forse questa regola non è sempre valida, perfino quando l'artista in questione sia una scrittrice straordinaria come Charlotte Brontë, a cui bastano una paio di righe per creare un atmosfera o disegnare un carattere indimenticabile. Forse per mettere su carta i propri amori non corrisposti, occorre avere almeno il cuore rassegnato, se pure la fiamma della passione non è del tutto sopita.Fatto sta che"Il professore" appartiene purtroppo a quella categoria di libri di ispirazione autobiografica in cui il risultato, nonostante il grande talento stilistico della scrittrice, presenta non poche lacune, se paragonato al libro più famoso di questa scrittrice, ovvero l'amatissimo "Jane Eyre", primo romanzo ad essere pubblicato, ma non primo ad essere stato scritto."The professor" fu infatti l'opera prima della Brontë: terminato nel 1846 fu spedito ad un editore, insieme ai manoscritti delle altre sorelle, Anne ed Emily, e fu l'unico ad essere rigettato, mentre i libri delle due sorelle, rispettivamente "Agnes Grey" e "Cime tempestose", furono invece pubblicati nel 1847. Personalmente trovo "Il professore", con tutti i suoi difetti, infinitamente superiore ad "Agnes Grey", che è un'opera assai più convenzionale,ma probabilmente l'editore fu spaventato da un volume che affrontava in maniera realistica, senza abbellimenti di sorta, cose come lo scontro di classe, una gioventù femminile priva di innocenza, ed una relazione amorosa, fra allieva ed insegnante (sebbene l'allieva in questione fosse maggiorenne e di età prossima allo stesso insegnante) che poteva suscitare scandalo, con l'aggravanete che nel complesso il libro era, tutto sommato, un po' fiacco nella trama.Questo libro fu il cruccio di Charlotte Brontë per molti anni, ed essa periodicamente lo ripropose a vari editori: putroppo non ebbe mai la soddisfazione di vederne la stampa, perché fu pubblicato solo postumo nel 1857.La storia è una trasposizione al maschile,in cui però viene costruito al contario della realtà un epilogo felice, delle reali vicende vissute dal Charolotte Brontë nel 1842, quando frequentò, insieme alla sorella Emily, un collegio di Bruxelles tenuto da Constantine Heger e da sua moglie Zoe Parent. Durante il soggiorno belga le due Brontë avrebbero dovuto sia dedicarsi a perfezionare il proprio francese, sia in cambio delle lezioni ricevute, dare lezioni alle allieve del collegio: Charlotte insegnò inglese ed Emily musica. Nell'ottobre di quell'anno la madre delle due ragazze morì ed esse fecero ritorno in Inghilterra, ma nel 1843 Charlotte tornò nuovamente nel collegio a Bruxelles, questa volta da sola. Fu un periodo moto infelice per la scrittrice, che finì per innamorarsi, non corrisposta, proprio del suo insegnante che, come ho scritto, era già sposato. Nel 1844 Charlotte Brontë fece ritorno in Inghilterra, ma il periodo passato all'estero ebbe una profonda influenza sulla giovane scrittrice, tanto che quelle esperienze confluirono poi proprio nella sua opera più sfortunata "Il professore", anche se in qualche modo, forse, il tema della giovane dimessa, povera, che tutti snobbano per l'apparenza, ma dalla mente brillante, che viene infine notata e amata sopra ogni altra, è il nucleo fondamentale anche di Jane Eyre, che contiene anch'esso riferimenti autobiografici (il collegio della giovane Jane, ricorda infatti moltissimo quello dove morirono due sorelle maggiori della Brontë).Nella finzione narrativa de "Il professore", il narratore è il giovane, povero ed inquieto William Crimsworth, che orfano dei genitori ed allevato da tutori poco amorevoli, tenta in un primo momento  la carriera di commerciante, al servizio del ricco, tirchio e disumano fratello maggiore Edward. I contrasti fra i due non potrebbero essere maggiori: tanto d'animo nobile William, tanto gretto Edward. Non sono solo due fratelli a scontrarsi, sono due mondi: intellettuali contro borghesi, arte contro denaro, onestà di pensiero contro la meschina legge dell'interesse.Con l'aiuto (e anche per colpa, visto che gli farà perdere il lavoro precedente) dell'aristocratico Hunsden, William decide infine di partire per il Belgio, guarda caso proprio a Bruxelles, dove gli viene offerto un posto da insegnante, dapprima solo in un collegio maschile, poi anche nel vicino collegio femminile, dove ha luogo la vera azione del romanzo. Sebbene il ventiduenne William trovi la nuova occupazione migliore della precedente, il lavoro di insegnante mostra di essere anch'esso non privo di spine: al posto di innocenti fanciulle, si trova con una schiera di ragazze maliziose, già grandi e quasi sue coetanee, che si divertono a mettere alla prova la sua forza di carattere tentando di metterlo in ridicolo, di sedurlo o di attirare la sua attenzione solo per gloriarsene con le altre compagne, a mò di trofeo. In un certo senso sembra di vedere un domatore alle prese con una piccola cinta di belve, pronte a sbranare al primo errore: in questo forse il ruolo degli insegnanti, nel tempo, non deve aver subito poi molti cambiamenti e credo che in tanti potrebbero ancora identificarsi in William,A sfidarlo in una prova di caratttere c'è però anche la direttrice del collegio, la ultratrentenne Zoraide (vi ricordo che Zoe era il nome della moglie dell'amato Hundsen, codirettrice del collegio dove insegnò Charlotte Brontë): una donna seducente, incantatrice, ma anche falsa e manipolatrice, descritta come un'ipocrita tutta tesa a dare di sé stessa l'immagine della bontà e della correttezza, per nascondere invece un animo dei più gretti. Si sente fin dal primo all'ultimo rigo dedicato a questo personaggio che Zoraide in qualche modo è esistita davvero e che deve essere ampiamente ispirata dalla realtà. Fa anzi uno strano contrasto il fatto che invece William, e altri personaggi di questo libro, siano al confronto così insipidi, con la sola eccezione di Hundsen, il deus ex-machina del libro, che vive solo per pochi brevi paragrafi, ma reca in sé una travolgente vitalità. C'è da chiedersi se Charlotte Brontë amasse maggiormente il suo amato professore o se invece non sentisse più forte la rivalità con Zoe: se c'è una cosa che è tipicamente femminile infatti, è che a volte la rivalità è una molla più grande di qualsiasi passione, soprattutto per chi senta così intensamente il desiderio di rivalsa. Su questo ognuno può avere la propria opinioni: forse nemmeno i reali protagonisti della storia potrebbero dircelo.Vero angelo del collegio, unica fanciulla che meriti l'appellativo di pura, è una giovanissima insegnante di ricamo del collegio,Frances Evans Henri, che segue il corso di inglese del giovane come allieva esterna, e che racchiude in sé tre perfezioni che William non è riuscito a trovare in tutto il Belgio: ha origini inglesi, è protestante ed è l'unica che segua con attenzione le sue lezioni. La nostra Frances, alter ego di Charlotte (ma in verità questo romanzo è un gioco di specchi, dove Charlotte è anche il protagonista maschile, e forse per questo che la storia d'amore è così poco coinvolgente), è proprio la classica pia, sfortunata fanciulla da romanzo vittoriano: è povera, deve mantenersi da sola, non dice mai bugie ed in breve conquisterà, con la sola forza dei suoi timidi sguardi, ma soprattuto grazie al fatto che scrive benissimo in inglese e le sue composizioni rivelano una natura squisita (Charlotte tu ti adoravi, diciamocelo), l'uomo che tutti inseguono in questo libro.Non sto a narrare nel dettaglio il resto della trama, perché in verità potete benissimo immaginarvela da soli: la prevedibilità è putroppo il grande difetto di questo romanzo. Anche il finale prolisso, che si dilunga nel descrivere la vita coniugale di William, toglie molta forza alla storia, anche se ha il merito di contenere non poche tematiche femministe, come il fatto di mettere in rilievo come cosa assurda il fatto che le donne vengano pagate meno degli uomini per fare lo stesso lavoro;  Frances è forse un po' scialba per tutto il romanzo, ma ha certamente il merito di avere la seria ,e non comune all'epoca, intenzione di non farsi mantenere e tiene molto alla propria indipendenza (forse questo può essere un altro dei motivi per cui il romanzo venne respinto).Se considerassimo solo la potenza dello stile, "il professore" sarebbe, nonostante le pecche nella trama, un capolavoro. Purtroppo la pessima esperienza belga della Brontë si riflette in lunghe tirate, veramente quasi "razziste", contro cattolici, francesi e fiamminghi e contro tutti coloro che in pratica non siano inglesi e protestanti, secondo l'idea che sia veramente umano, solo chi sia veramente inglese. Questi pregiudizi appesantiscono molto il romanzo, smorzandone grandemente la bellezza, oltre che risultando francamente odiosi.La versione italiana de "Il professore" è attualmente di difficile reperbibilità, come tutti i romanzi di Charlotte Brontë che non siano Jane Eyre, ed è un peccato. Sarebbe bello che qualcuno li ripubblicasse tutti, magari in volume unico, perché, per quanto non tutte le opere siano forse all'altezza del grande capolavoro di questa scrittrice, si tratta di romanzi comunque notevoli. Se volete leggere questo libro in italiano vi consiglio di cercarlo in qualche biblioteca.In ogni caso la versione in lingua originale è gratuita e disponibile su internet in vari siti, ve ne linko alcuni:http://www.fullbooks.com/The-Professor.htmlhttp://www.gutenberg.org/files/1028/1028-h/1028-hhtmhttp://www.gutenberg.org/etext/1028Edizione di riferimento italiana:
Titolo: Il professore Titolo originale: The professor Autrice: Charlotte Brontë Traduzione: Maria Stella Casa editrice: Baldini&Castoldi pag: 242 prezzo: 8,50 euroNB: arretrato del blog-calendario 2009, mese di Ottobre