L'angolo di Jane

La virtù femminile - Harumi Setouchi


Titolo: La virtù femminile  Titolo originale: Jotoku Autrice: Harumi Setouchi (aka Jakucho Setouchi) Traduzione: Lydia Origlia Casa editrice: Neri Pozza pag: 603 costo: 14,50 euro
Mistero, fascino ed una calma bellezza circondano spesso l'immagine delle geishe, donne che smettono di essere sé stesse per interpretare l'icona di una femminilità immaginaria, fatta di pose e gesti eleganti, in una vita dedicata come poche all'apparenza, in cui ciò che pure è arte vera, come danza o poesia, non è mai consacrato a rivelare nulla che sia meno che piacevolmente appagante per i sensi. Harumi Setouchi squarcia il velo che separe la realtà da questa esotica fantasia, raccontando la vita appassionata, dolorosa e intensa della ex-geisha Tami, dall'infanzia fino alla conversione in età matura alla vita monacale, in un tempio Buddhista. Il romanzo è stato scritto nel 1963, ben prima del celebre "Memorie di una geisha" (1995) di Arthur Golden, e non c'è alcun dubbio che lo scrittore americano si sia ampiamento ispirato al libro della Setouchi. I due romanzi condividono una accurata ricerca storica e un crudo realismo nel descrivere la dura vita delle geishe, strappate alla casa d'origine fin da bambine, per divenire appena adolescenti oggetti di piacere, ma sono davvero opposti nel descrivere il percorso del  loro personaggio: una differenza che è grande tanto quanto l'occidente è differente dall'oriente.Se il romanzo di Arthur Golden è alla fine anche una grande storia d'amore, capace di coronare la vita della geisha, quello di Harumi Setouchi è invece la storia di un percoso di purificazione interiore, che va assoltuamente visto in chiave buddhista per essere realmente compreso. In questa prospettiva infatti la felicità non sarà mai nell'amore, né nella passione o in qualunque cosa abbia a che fare con "il mondo fluttuante" della vita materiale, tante volte citato nel romanzo della scrittrice giapponese. L'amore non è un fine per la Setouchi, è anzi l'ostacolo principale che impedisce a Tami di rivelare a fondo il suo karma: la virtù femminile citata nel titolo, che non è mai definita esattamente nel romanzo, ma sembra essere una sortà di capacità di infondere pace, bellezza, che spinge le persone ad aiutare Tami proprio per questa sua qualità.La storia di Tami viene narrata attraverso l'artificio del racconto della monaca già sessantenne alla più giovane Ryoko: le due donne si trovano ad essere coinvolte nel suicidio per amore di una amica di Ryoko avvenuto nel tempio di Tami. In un incontro per commemorare la defunta, Tami inizia il racconto della propria vita, anch'essa segnata da intense passioni. La storia della monaca si alterna a quella della stessa Ryoko e di alcuni episodi chiave della vita della giovane, sempre a sfondo sentimentale. La trama quindi viene snocciolata attraveso salti temporali fra il giappone dagli anni '20 e '40 del secolo scorso, ai più vicini anni '60 di Ryoko. Il romanzo è infatti anche l'affresco di una intera epoca, con particolare riguardo alle limitate libertà della figura femminile in tali periodi. Come figlia, geisha o moglie la vita di Tami/geisha Mille Draghi infatti è sempre segnata da decisioni maschili, spesso anche molto crudeli, a cui la donna non riesce ad opporsi, ostacolata perfino dalla stessa legge giapponese.La storia di Tami è quella della difficile conquista di una indipendenza, sia materiale che psicologica, dall'usare il proprio corpo come mezzo di sussitenza o come modo per piegare la volontà altrui.Il romanzo è anche un omaggio al celebre classico giapponese  "Genji Monogatari", scritto intorno all'anno 1000 dalla dama di corte Murasaki Shikibu, un libro molto amato da Harumi Setouchi che ha passato anni ad approntarne una traduzione in giapponese moderno, in modo da renderlo leggibile anche per i lettori contemporanei. Un delicato riferimento a Gengji è contenuto nel libro, nel passo in cui Ryoko ci fa sapere di contrassegnare ognuno dei propri tabi (i tipici calzini giapponesi con l'alluce separato)  con il nome di uno dei cinquantaquattro capitoli del Genji Monogatari . Come Gengji, il principe splendente, anche Tami affronta mille avventure amorose: la loro non è semplicementeuna corsa verso il degrado, ma è la parabola discendente che tutti coloro che vogliono distaccarsi dal mondo devono seguire, prima di provare il desiderio di staccarsene definitivamente. In un ottica occidentale dovrebbero seguire senso di colpa e punizione. In una orientale e buddista invece, l'eccesso di passione purifica, provoca finalmente l'agognato "distacco" dalle emozioni. Infatti nel libro si parla varie volte di individui che sono diventati calmi e paficifici, proprio perché "purificati" da una vita dissoluta (nota personale: sì, non c'è dubbio che sia un concetto molto strano da capire se si nasce occidentali e cristiani, onestamente non lo metterei in pratica).La via della conversione di Tami passa attraverso il primo amore "puro", platonico, per un uomo, Wasaburo, che si consacara a difendere e proteggere la donna.  Ma anche questo tipo di amore non è la risposta alla infelicità di Tami: è solo il ponte che infine riesce ad aprire le porte del monastero.La parallela storia di Ryoko, seppure secondaria, deve essere vista in questa ottica buddista: diversamente il finale del romanzo sembrerebbe brusco e privo di senso. Ryoko è solo a metà di un percorso, già seguito da Tami, dove le emozioni, le passioni, in definitiva "l'attaccamento", non danno felcità.Sicuramente il romanzo ha uno spiccato carattere autobiografico: anche la vita di Harumi Setouchi, da sempre dedita alla scrittura, è stata infatti contrassegnata da molte passioni, culminate anche nello "scandalo" dell'abbandono della famiglia e della figlia, per poi curiosamente approdare, dieci anni dopo la stesura de "La virtù femminile", proprio alla vita monastica, curiosamente proprio nel tempio citato in questo volume. Il nome buddhista di Harumi Setouchi è Jakucho, con cui talora sono firmate alcune sue opere, e tuttora la monaca quasi novantenne (è nata infatti nel 1922), riceve ogni mese ammiratori e lettori, forse curiosi di vedere splendere un eco di Tami/Mille Draghi sul volto della sua creatrice. Di Harumi Setouchi ho recensito anche:La fine dell'estate