L'angolo di Jane

Il tallone di ferro - Jack London


Titolo: Il tallone di ferro Titolo originale: The Iron Heel Autore: Jack London Traduzione: Carlo Sallustro Casa editrice: Feltrinelli pag: 257 costo: 7,00 euro
La gran parte dei lettori conosce Jack London  soprattutto per i romanzi d'avventura "Il richiamo della foresta" (recensito nel post n° 457) e "Zanna bianca", libri letti in gra parte dei casi in gioventù. Qualcuno da adulto ha invece la fortuna di leggere il quasi autobiografico "Martin Eden" ( a mio avviso uno dei romanzi più belli che siano mai stati scritti) che racconta la storia di un uomo, dalla vita davvero molto simile a quella di Jack London, che partendo da una classe sociale disagiata, si autoistruisce e diventa uno scrittore di successo, ma finisce per essere schiacciato dalla sensazione che tutta la sua fatica sia vana, perché gloria  e onore non riescono ad allontanare la sensazione di essere destinato in realtà ad una eterna solitudine, dovuta proprio alle doti che lo hanno aiutato ad emergere.Nella sua breve, ma molto intensa carriera, London ha però scritto decine di romanzi, che spaziano in generi diversissimi fra loro, comprese la fantascienza, come nel caso di "La peste scarlatta" o "Il vagabondo delle stelle", e la fantapolitica come nel caso de  "Il tallone di ferro".Il romanzo fu scritto nel 1908, in un periodo in cui Jack London si professava ancora apertamente socialista: del resto questa ideologia politica, che vedeva nel merito e nel lavoro le molle che dovevano portare ad un avanzamento sociale, ben si accordava con quanto lo scrittore aveva realizzato nella propria vita, arrivando al successo dal basso, proprio come il suo "Martin Eden", romanzo che pubblicherà proprio l'anno successivo a "Il tallone di ferro".I primi anni del '900 furono dominati dalla sensazione che grandi cambiamenti fossero in arrivo: il partito socialista, che riceveva molti voti dagli operai, stava guadagnando consensi nel nuovo come nel vecchio mondo. In Europa la Germania stava diventando una potenza economica e militare a cui occorrevano nuovi sbocchi commerciali: una guerra era nell'aria. Il capitalismo stava cominciando a mostrare il suo volto organizzato e disciplinato, in grado di cambiare l'assetto della società su scala mondiale: iniziava l'erosione della classe media, che continua ancora oggi, per portare ad un nuovo assetto fatto di  grandi potenze economiche da una parte, ed una massa sterminata di poveri dall'altra.Nel suo "Il tallone di ferro", il tallone dei grandi poteri che schiaccia il popolo, Jack London tenta di interpretare questi cambiamenti, di analizzare la natura vera del capitalismo e del socialismo e dell'inevitabile scontro che questi due sistemi sembrano destinati ad affrontare. Il risultato è un libro che è solo parzialmente quello che sembra, perché in realtà è molto più un vero e proprio pamphlet politico, che non un semplice romanzo. In questo libro vi è forse la più profonda, dettagliata e sconcertante descrizione di cosa sia veramente il capitalismo e di quali siano i suoi obiettivi sul lungo termine.  Multinazionali che schiacciano uomini indipendenti, agricoltori che finiscono per essere  "impiegati" dell'industria, organi d'informazione completamente sotto il controllo dell'oligarchia: questo il volto marcio del capitalismo e Jack London lo aveva già visto più di un secolo fa. Questo libro fu letto da generazioni di socialisti, ma anche, e molto bene, da chi militava nella fazione opposta: Mussolini, ad esempio, ne proibì la stampa durante il fascismo e seguì molte delle tecniche di intimidazione che i plutocrati applicano ne "Il tallone di ferro".Nella finzione libresca ci troviamo nel 2600 d. C. e quello che leggiamo è il diaro incompleto di Avis Everhard, moglie di Ernest Everhard, rivoluzionario socialista che perderà la vita nella lotta contro la plutocrazia.  Nel futuro lontano in cui il volume viene stampato, ci troviamo da almeno tre secoli in un'epoca di pace, dove molte delle cose che vengono descritte da Avis  possono risultare incomprensibili, perché ormai gli uomini hanno trovato un sistema di vita ideale, grazie a coloro che, come Everhard, hano lottato per una società più equa. Il testo è quindi corredato di note, che suonano talora ironiche, che spiegano agli immaginari lettori del futuro perché alcuni comportamenti dei personaggi siano improntati a brutalità e sopraffazione. Jack London usa questo espediente per parlare in realtà di molto del marcio che domina il presente dei suoi lettori, come quando spiega come vengono sabotati gli scioperi degli operai, o come abbia accumulato la sua fortuna il miliardario Rockfeller, creando con la "Standard Oil" il prototipo delle organizzazioni tentacolari, in grado di influenzare ogni aspetto della vita politica e sociale. London non risparmia nemmeno il proprio vero editore, William Randolph Hearst, che nella finzione del libro finisce assassinato dalla plutocrazia e che descrive con le seguenti parole:"La sua era una posizione anomala, predicava una specie di socialismo alla buona mitigata da una specie di capitalismo borghese; come un miscuglio di acqua e olio. Non aveva nessuna probabilità di riuscire, ma durante un breve periodo fu fonte di serie preoccupazioni per la plutocrazia".Curiosamente, in relazione alla letteratura rosa, London la descrive come:"Una strana letteratura, d'un genere particolare, destinata a diffondere nei lavoratori idee false sulla vera natura delle classi privilegiate".Ernest Everhard, il protagonista, viene descritto come un uomo carismatico, capace di calamitare facilmente l'attenzione del pubblico e di suscitare immancabilmente le più vive reazioni fra chi gli sia d'opinione avversa. Everhard è più di un rivoluzionario, è quasi un profeta del socialismo, tanto da generare quasi "una conversione" fra coloro che, vivendo nel privilegio, hanno chiuso gli occhi di fronte allo sfruttamento dei poveri e del popolo. Fra costoro vi è anche Avis, una giovane donna di una classe sociale agiata che finisce per aderire completamente al progetto rivoluzionario di Ernest. Non tutti saranno però ugualmente fortunati: la plutocrazia è spietata con chi manifesti la propria avversione ai suoi progetti, e persino un vescovo, che dopo aver ascoltato Ernest vuole vivere solo in mezzo ai poveri e ai diseredati,  e il padre di Avis verranno privati di tutti i loro beni e accusati di essere pazzi.In un crescendo di persecuzioni, azioni repressive e violenza, il libro termina in modo brusco, dopo che a Chicago le masse sono insorte, in una specie di rivoluzione che sembra anticipare quanto accadrà di lì a breve in Russia.Forse come "puro romanzo", "Il tallone di ferro" ha più di un difetto, eccedendo talora nella santificazione del personaggio principale, e prediligendo le spiegazioni politiche e tecniche allo sviluppo della  trama. Tuttavia, come ho scritto sopra, questo non è davvero  solo un romanzo. E' forse quanto di più onesto, e attuale, si possa trovare scritto sul capitalismo. In questo senso fa quasi paura, perchè ci dice che è in atto un preocesso: l'eliminazione degli uomini indipendenti e liberi e della libera informazione. Jack London non poteva sapere che ci sarebbe stato intenet, che l'istruzione avrebbe raggiunto così tante persone, che sarebbe esisto qualcosa come l'"Open Source" in grando di far collaborare la gente, che insomma al capitalismo e al socialismo, sarebbe succeduta questa epoca, quella dell'informazione. Non è più solo il denaro a muovere le acque. Siamo ancora tutti in gioco in questa partita.A questo indirizzo potete trovare, su "Biblioteca marxista", una versione online gratuita de "Il tallone di Ferro" (non quella che ho recensito però)P.S: Riguardo a questo libro, si dice, ed è riportato nella quarta di copertina, che Ernesto Che Guevara debba il proprio nome di battesimo al protagonista de "Il tallone di ferro". Non ci sono prove che ciò sia vero, visto che anche il padre di Che Guevara si chiamava Ernesto, ma resta un'ipotesi suggestiva.