L'angolo di Jane

Non è un paese per vecchie - Loredana Lipperini


Titolo: Non è un paese per vecchie Autrice: Loredana Lipperini Casa editrice: Feltrinelli pag: 206 costo: 15 euro
Dopo "Ancora dalla parte delle bambine" (recensito nel post n° 420 ), che affrontava le discriminazioni nell'educazione femminile rispetto a quella maschile, Loredana Lipperini (giornalista, critica letteraria e blogger del famoso "Lipperatura"), torna ancora una volta ad affrontare un tema spinoso, forse persino disturbante, volutamente ignorato dai media: quello della vecchiaia.Come il titolo (ispirato ad quasi omonimo libro"Non è un paese per vecchi" di Cormac McCarthy, che ho già recensito nel post n° 592) lascia intendere, c'è una particolare attenzione soprattutto alla condizione delle donne nell'ultima fase della propria vita, ma in realtà il libro affronta il tema della vecchiaia a tutto tondo, perché le considerazioni della scrittrice sono perfettamente applicabili a gran parte di coloro che da tempo hanno superato "metà del cammin di nostra vita".I "non vecchi" e i "non perenemmente ragazzi" in questo paese, infatti, sono davvero pochi: sono coloro che hanno il potere, la casta saldamente ancorata alle proprie poltrone, una piccola élite per la quale il tempo non passa mai, che non risente minimamente dei problemi sociali legati alla vecchiaia, alla carenza di lavoro, a problemi pensionistici o di sanità pubblica.Tutti gli altri, soprattutto le donne, spesso nelle fasce più deboli della società, devono invece confrontarsi con un sistema sociale e della comunicazione che detta imperanti condizioni: eterna giovinezza e salute sono un "must", un dovere, e se per caso non si è in grado di rispettarli, allora non si è solo malati o deboli, si è forse persino un po' colpevoli.Lipperini mette in evidenza come la figura delle donne oltre i cinquanta anni sia ad esempio quasi totalmente assente da televisione, pubblicità, cinema: la vecchiaia femminile non esiste, come non possono esistere rughe, acciacchi e affanni. Le donne oltre la menopausa sono spesso raffigurate come beghine, befane, con connotazioni molto più negative che positive, come se l'aver perso la fertilità le avesse private del loro unico pregio. Saggezza, rispetto ed esperienza sono raramente tributati alle donne, di tutte le fasce d'età nel nostro paese, ma davvero pochissimo alle anziane. Come se i media volessero dire:  "Sei invecchiata? Bhe, perché non sei stata un po' più attenta! "Gli unici "vecchi" e "vecchie" ammessi alla pubblica visione sono coloro che hanno mantenuti saldi potere, bellezza e fascino, spesso celebrità, davvero poco rappresentativi della popolazione.Eppure c'è una intera generazione di donne, quelle fra 50 e 60 anni, che sostiene l'economia di questa nazione, perché si accolla il sostegno ai grandi anziani (oltre i 75 anni), supplisce alla tragica carenza di asili nido educando i figli dei propri figli, spesso magari dopo una intera esistenza di lavoro, che reclamerebbe il giusto riposo e soprattutto il giusto rispetto. Ma queste donne sono ignorate, perché parlare di loro significherebbe parlare delle gravi carenze del welfare di questo paese, totalmente impreparato ad affrontare l'ondata di anziani (che comprenderà anche chi vi scrive!) che ci sarà nei prossimi 20-30 anni.La vecchiaia, dice la Lipperini, è tabù perché è la prova più eclatante della nostra mortalità: vederla ci ricorda che niente è "per sempre", che la morte fa parte della vita. Pensare all'eternità però non sembra un grande stimolo alle vendite, fulcro, a quanto pare, di un intero sistema di comunicazione.Ad esempio lo stesso successo dei "vampiri adolescenti", modaioli e senza rabbia, nella letteratura moderna,  viene considerato dalla scrittrice una conseguenza della paura di vecchiaia e morte: cosa c'è di meglio, del resto, che rimanere eternamente ragazzi, perfettamente inseriti in un sistema che esalta solo gioventù e bellezza?Ancora una volta Loredana Lipperini fa luce dove regna perennemente il buio e invita a guardare lì dove si vorrebbe non fosse mai rivolto lo sguardo. Il libro è davvero ricchissimo di spunti di riflessione che potrebbero aprire accesissimi dibattiti, a partire dal primo capitolo ad esempio che mette in luce una specie di lotta interna fra deboli: i giovani, i "perennemente precari", i condannati all'adolescenza eterna anche se hanno da tempo superato i trenta VERSUS "i vecchi", accusati di egoismo, inutilità, prepotenza, attaccati alle proprie rendite così come alle proprie vite, che a loro volta odiano la generazioni inconcludente e fragile che sembra non saper lottare, come loro hanno fatto, per i propri diritti. Un odio, io credo, forse fomentato ad arte, per nascondere le mancanze della politica nell'assolvere alla sua funzione sociale ("divide et impera" del resto lo dicevano già i romani). Un saggio interessantissimo, peccato solo sia forse un po' breve, tanti argomenti avrebbero meritato certamente una trattazione più ampia.Libri correlati che ho recensito:Ancora dalla parte delle bambine - Loredana LipperiniDalla parte delle bambine - Elena Gianini BelottiP.S: l'immagine di copertina è "Atlas" di Audrey Niffenegger, del 1994. Atlante è colui che reggeva il mondo sulle proprie spalle, qui è una donna che deve reggerlo con la propria testa!P.S.2: Sì è la stessa Audrey Niffenegger, autrice de "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo" che, oltre che scrivere libri, è anche una pittrice (secondo me, molto meglio come pittrice!)