L'angolo di Jane

Storie di bimbe, di donne, di streghe - Elizabeth Gaskell


Titolo: Storie di bimbe, di donne, di streghe Titoli originali: Lois the Witch, The Old Nurse Story, The poor Clare, Half a Life-Time Ago Autrice: Elizabeth Gaskell Traduzione: Marisa Sestito Casa editrice: Giunti pag: 312 costo: 5,90 euro
Scoperta e incoraggiata da Dickens, amica di scrittori del calibro di Thackerey e George Eliot, confidente di Charlotte Bronte, di cui curò una celebre biografia su richiesta del padre dopo la di lei prematura scomparsa, Elizabeth Gaskell frequentò le più eccelse menti letterarie della sua epoca, autentici pilastri del romanzo ottocentesco. Elizabeth Gaskell non fu solo una scrittrice, ma anche e sopratttutto una testimone della propria epoca, con una particolare attenzione alla condizione femminile e a temi sociali.Lo stile forse non eguaglia quello dei suoi più celebri colleghi, ma vanta invece una certa originalità nello scegliere storie che hanno per protagoniste donne che devono affrontare difficoltà, rese ancora più grandi dalle forti limitazioni imposte al proprio sesso."Storie di bimbe, di donne, di streghe" raccoglie alcuni racconti della scrittrice, pubblicati dal 1852 al 1861, che hanno per protagoniste proprio delle donne."La strega Lois" (Lois the Witch, 1861) apre la raccolta ed è anche la storia più interessante e meglio riuscita, fra quelle scelte per comporre questo libro: si tratta di una ricostruzione della celebre vicenda del processo alle streghe di Salem. Nel 1692 Salem (che è oggi la città di Denvers), un piccolo villaggio del New England, divenne teatro di una delle più tristi storie di persecuzione religiosa e follia collettiva che si siano mai registrate. Nel paese cominciò a serpeggiare l'idea che alcune ragazze fossero delle streghe e che il demonio stesse facendo subdolamente proseliti. Duecento degli abitanti furono accusati di stregoneria e incarcerati, torturati a morte,indotti ad autoaccusarsi sotto tortura  o ad accusare altre persone. In tutto  furono impiccate 19 persone, di cui sei uomini, mentre le restanti erano donne,molte delle quali estremamente povere ed anziane. Diversi anni dopo questi eventi, i sopravvissuti fecero pubblica ammenda, dichiarando di essersi sbagliati e di essere pentiti delle ingiustizie commesse.Elizabeth Gaskell imposta tutta la storia sulla figura di Lois, una giovane orfana, proveniente dall'Inghilterra, appena arrivata nel Nuovo Mondo nel villaggio di Salem, presto bersaglio di odi, amori, invidie e gelosie. La scrittrice è molto brava a ricostruire la mentalità dell'epoca, la religiosità costruita sul fanatismo e sul meraviglioso, terreno fertile per accogliere le più fantasmagoriche accuse, nate spesso da banali ripicche."Il racconto della vecchia balia" (The Old Nurse Story, 1852) è invece una classica storia di fantasmi che, come molte opere della stessa epoca, ha forse perso gran parte della propria capacità terrorizzante. Gaskell però riesce ad inserire del sociale persino nel gotico, perché ad animare la figura vendicativa della donna-fantasma è la sua frustrazione per essere stata costretta ad abbandonare la propria prole, considerata all'epoca esclusiva proprietà maschile, mettendo in evidenza il potere di vita e di morte che spesso aveva il pater familias."La Clarissa" (The poor Clare, 1856) ha come sfondo storico il '700 ed è ancora una volta un racconto gotico. In questo caso però è interessante il risvolto psicologico del racconto, che narra di una ragazza, Lucy, ossessionata da un suo doppione malvagio, a causa della maledizione lanciatale involontariamente dalla sua stessa nonna, una doppia vita che è un po' l'emblema della società vittoriana: bontà all'esterno, spesso corruzione all'interno. Lucy è sia una giovane timida ed irreprensibile, che il suo esatto contrario, dedito invece a lascivia e vizio. La vicenda può apparire simile a "Lo strano caso del Dottor Jeckyll e Mr. Hyde" di Stevenson, che però fu scritto solo molto tempo dopo, nel 1886: non è detto che Stevenson non si sia ispirato proprio al racconto di Gaskell, anche se le differenze fra i due restano comunque moltissime e notevoli.Infine "Susan Dixon" (Half a Life-Time Ago, 1855), racconta la storia di una donna che rinuncia ad amore e felicità per adempiere ai propri doveri, prendendosi cura per tutta la vita di una fattoria e di un ragazzo malato, spinta dal senso dell'onore e dal desiderio di non cedere ad una vita facile, ma senza libertà.Le storie raccontate da Elizabeth Gaskell mettono tutte in luce un punto di vista originale e moderno, anche se putroppo, forse proprio per questo, la scrittrice tenta troppo spesso di giustificare le proprie protagoniste, descrivendocele in maniera esagerata come quasi sante, ottime persone e dotate di ogni qualità, esasperando il conflitto fra bene e male, in modo che anche il pubblico più ottuso e retrogrado della sua epoca  non potesse fare a meno di parteggiare per le sue eroine, per quanto non convenzionali. Oggi questa "inclinazione alla santità" dei personaggi suona forse superflua e ridondante, rendendo certamente meno agile la scrittura, che in parte sente i segni del tempo, in un mondo in cui, invece, si possono amare di un'eroina sia le luci che le ombre. La raccolta rimane comunque molto interessante per chi ami la scrittura ottocentesca, di cui Elizabeth Gaskell è certamente una notevole rappresentante.