L'angolo di Jane

Il viaggio d'inverno - Amélie Nothomb


Titolo: Il viaggio d'inverno Titolo originale: Le Voyage d'hiver Autrice: Amélie Nothomb Traduzione: Monica Capuani Casa editrice Voland pag: 94 costo: 12 euro
"Dopo la lettura di quel libro mi chiesi, con una certa apprensione, in cosa quei proiettili a salve potessero essere meno offensivi di quelli veri. Non sapevo rispondere e non riuscivo a capire se quel romanzo mi fosse piaciuto o no. Più o meno come non so stabilire se mi piacerebbe ricevere una freccetta al curaro in mezzo agli occhi o nuotare tra gli squali con una gamba ferita"Questa citazione tratta da "Il viaggio d'inverno" di Amélie Nothombe, riflette bene quella che è  volte la sensazione che lasciano i suoi libri, sempre molto provocatori e non convenzionali.Se c'è una cosa di cui questa scrittrice non ha davvero paura è di parlare di qualunque argomento possa risultare indigesto, anche un dirottamento aereo, usando l'arma tutt'altro che a salve nel suo caso, di una feroce ironia.Protagonista del volume è in questo caso un uomo, Zoile, che ha deciso di compiere uno stranissimo attentato: dirottare un aereo e dirigerlo contro la Torre Eiffel, non per motivazioni politiche o rivendicazioni di sorta, ma per vendicarsi di un amore respinto.La Torre Eiffel ha infatti la forma di una grandissima A, come A è l'iniziale del nome della amata Astrolabe, una donna che rifiuta di concerdersi a Zoile non perché non lo apprezzi, ma perché ha deciso di consacrare la propria vita ad accudire una scrittrice, Aliénor, che soffre di una grave forma di handicap che le impedisce di badare a sé stessa.Come sempre nei libri di Nothomb, in questo volume  sono presenti elementi biografici (anoressia e ossessione per il cibo non mancano mai), rivissuti in chiave paradossale e autoironica, ben noti ai lettori abituali: Aliénor ed Astrolabe assomigliano molto, ad esempio, ad Amélie e alla sorella Juliette.La trama è come sempre solo un pretesto, per un lungo racconto denso di frasi meravigliose, da citazione, che si alternano a situazioni surreali. Il libro è brevissimo ed è più un lungo racconto che non un romanzo e lascia forse il rimpianto che Amélie Nothomb non si dedichi a qualche volume di più ampio respiro, ma sembra proprio che i mattoni da mille pagine in trilogia  vengano scritti solo da scrittori di minor talento.Non c'è un vero tema conduttore in questo libro, che deve il titolo ad una omonima composizione musicale di Schubert, ma molte sono le riflessioni sull'arte e sul miglior modo di vivere: una davvero bella, con cui concludo la recensione, breve in onore della brevità del volume, Amélie Nothomb la attribuisce al freddo che, umanizzato, così si esprime, anche se a parlare sembra, almeno in parte, la voce della scrittrice."Io sono il freddo, e se regno sull'universo è per un motivo talmente semplice che nessuno ci ha mai pensato: ho bisogno di essere sentito. E' il bisogno di ogni artista. Nessun artista ce l'ha fatta quanto me: tutti mi sentono. Quando il sole e le altre stelle si saranno spenti, io brucerò ancora, e i morti e i vivi proveranno la mia morsa. Quali siano i disegni del cielo, l'unica certezza è che io avrò l'ultima parola. Tanto orgoglio non impedisce l'umiltà: io non sono niente se non mi si sente, non esisto senza il brivido degli altri, anche il freddo ha bisogno di combustibile, il mio combustibile è la sofferenza di tutti voi, nei secoli dei secoli."L'unica diffrenza fra il freddo e l'autrice  è che a leggere i libri Amélie Nothomb, di solito, non si soffre affatto.