L'angolo di Jane

Manoscritto trovato a Saragozza - Jan Potocki


Titolo: Manoscritto trovato a Saragozza Titolo originale: Manuscrit trouvé à Saragosse Autore: Jan Potocki Traduzione:  Anna Devoto Casa editrice: Adelphi  pag: 255 costo: 9,00 euro
Pochi libri hanno una storia tanto difficile e oscura come "Manoscritto trovato a Saragozza", e ancora meno sono i libri a tema fantastico il cui autore abbia avuto una vita ancor più incredibile dei propri scritti.Il conte polacco Jan Potocki (1761-1815), discendente di una delle più aristocratiche famiglie della propria terra, non fu certo uno di quei gentiluomini dediti unicamente a molli agi. Grande erudito, uomo curiosissimo e sempre incline all'avventura, Potocki dedicò i primi anni della propria vita alla carriera militare, dando anche la caccia ai pirati del Mediterraneo. Nel 1790 fu il primo polacco a volare su una mongolfiera, divenendo una specie di idolo per i propri connazionali. Di idee liberali divenne un seguace degli illuministi, che frequentò negli anni in cui visse a Parigi. Viaggiò moltissimo: attraversò tutta  l'Europa e la Russia, visitò l'Egitto e si spinse perfino, durante una difficile missione diplomatica, fino in Mongolia. Fu uno dei primi moderni cronisti di viaggi e, invaghito di tutto quello che era antico e misterioso, finì per divenire il fondatore della archeologia slava.Nel 1804, Jan Potocki risiedeva a Pietroburgo: la leggenda vuole che la moglie fosse molto malata e che non riuscendo a prendere sonno Potocki le leggesse ogni sera delle pagine delle "Mille ed una notte". Quando il libro fu terminato, la signora reclamò altre storie simili: il conte decise di scriverle egli stesso, stendendo i primi capitoli di quello che poi diverrà noto come "Manoscritto trovato a Saragozza". Nel 1805 il manoscritto, redatto in francese, la lingua per eccellenza della nobiltà, venne dato alle stampe e pubblicato in circa un centinaio di copie.Nel finzione letteraria del libro, il volume si apre con una avvertenza  scritta da un ufficiale francese che dice di aver trovato il manoscritto durante l'assedio alla città di Saragozza, in una casa abbandonata. Poco tempo dopo l'uomo era stato catturato dagli spagnoli che gli avevano sequestrato tutto quello che possedeva, ma quando il francese aveva chiesto di poter tenere il libro il capitano spagnolo, incuriosito, aveva cominciato a leggerlo e trovandolo interessante aveva deciso  di tradurlo per lui. Le pagine che seguono nel volume sarebbero quindi la traduzione dallo spagnolo al francese, di una specie di diario, redatto in "giornate", in maniera simile al Decamerone di Boccaccio, a cui certamente il coltissimo Potocki si deve essere ispirato.Il romanzo vero e proprio narra le avventure di Alfonso Wan Warden, capitano delle guardie Valloni, che ha il compito di raggiungere al più presto Madrid, in compagnia di due soli servitori.La via più breve passa attraverso la Sierra Morena, ma la zona è infestata da briganti e, secondo alcuni, persino da spiriti.  Lungo il percorso i due servitori abbandonano il giovane Alfonso, che si trova a pernottare in una locanda abbandonata, la Venta Quemada, il cui oste è fuggito lasciando un avvertimento a non indugiare la notte in quel luogo desolato per nessun motivo. I corpi di due impiccati, fratelli del feroce bandito Zoto, sono ancora appesi non molto lontano dalla locanda: molte storie circolano sul fatto che la notte i due corpi si animino e si comportino come vampiri.Stanco, solo e affamato, cresciuto da sempre con l'idea che l'onore sia il primo dovere di un uomo, per nessuna ragione al mondo Wan Warden potrebbe tornare indietro e mostrarsi vigliacco: l'uomo decide quindi di pernottare nella locanda, nonostante tutte le raccomandazioni ricevute.
Come per magia, allo scoccare della mezzanotte, la locanda desolata si anima di vita, e due affascinanti sorelle arabe, Emina e Zibeddé, servite da bellissime more, si palesano ad Alfonso, offrendogli cibo e danze, per poi raccontare la propria storia, la prima di una serie di "storie nella storia" di cui è composto l'intero romanzo, in cui si affacciano moltissimi personaggi, tutti con una avventura da raccontare, all'interno della quale si aprono spesso ancora altre storie, in una specie di gioco di scatole cinesi.I numerosi racconti di cui è composto il volume, nonché la storia principale, hanno spesso per tema  quello del "doppio" e dell'inganno e si diramano in tutti i generi letterari, dal fantastico,all'horror, all'erotico, al romanzo di formazione. Man mano che la storia di dipana, il protagonista sembra diventare man mano più confuso, incapace di discernere fra quello che è reale o sognato, senza maii giungere del tutto ad una autentica conclusione, avvolto in una spirale onirica ed erotica che lo affascina, turba e spaventa. Fin dall'inizio il dubbio che Emina e Zibeddè siano due succubi (demoni che incantano con il sesso) piuttosto che due candide fanciulle e che abbiano uno strano legame con gli impiccati, tormenta Alfonso, incapace però di giungere ad una vera conclusione, tormentato dal proprio desiderio di razionalità.Il romanzo originale, pubblicato nel 1805, terminava in maniera incompleta; nel 1810 lo scrittore aggiunse alcuni altri capitoli.Tornato in Polonia, nel 1815, il conte Potocki, afflitto da una profonda "melancolia", che probabilmente era una grave depressione, cominciò a mostrare segni di grave sofferenza. Ogni giorno limava sempre di più la la fragola che decorava il tappo della zuccheriera d'argento che gli veniva portata insieme al té: quando divenne perfettamente tonda la fece benedire dal cappellano del castello in cui viveva, per poi usarla come proiettile per spararsi in testa. Negli anni successivi, il libro benché scritto in francese non fu  mai molto noto in Francia, tuttavia, a riprova del suo valore, i pochi che lo conoscevano finirono per trovarne ispirazione e ci furono addirittura due processi per plagio contro scrittori francesi che avevano pedissequamente saccheggiato il libro di Potocki, cercando di far passare i suoi scritti per propri.
Molte sezioni del manoscritto originale francese andarono perse, ma furono ritradotte da una versione polacca del 1847 che comprendeva 66 capitoli o "giornate", realizzata dallo scrittore e giornalista Edmund Chojeki: ci sono però molti dubbi riguardo al fatto che l'edizione curata da Chojeki sia realmente fedele all'originale, visto che per i capitoli per i quali si può fare un confronto con gli originali francesi, il traduttore polacco ha operato non pochi cambiamenti considerati non trascurabili, inoltre una prima versione di Chojeki comprendeva solo 60 capitoli, non 66.L'edizion Adelphi che sto recensendo comprende principalmente i capitoli pubblicati nel 1805, basati su una versione incotestabilmente di mano di Potocki a cui sono stati aggiunti alcuni raconti legati ad uno dei personaggi citati in questa prima raccolta di "giornate".Una versione integrale che comprende tutte e 66 le giornate è invece pubblicata da TEA libri.Benché incompleto, "Manoscritto trovato a Saragozza" è un racconto semplicemente ipnotico, scritto con grande maestria, da cui traspare tutta la raffinata cultura di Potocki. Nel suo romanzo non ci sono cliché su mussulmani e arabi ad esempio, o su usanze orientali, questo autore inventa solo parzialmente e anche quando deve attingere alla leggenda, la sua è un colta citazione storica che ha dell'attendibile. Imitarlo deve essere praticamente impossibile, quindi sono molto curiosa di leggere anche la versione "estesa" del volume, perché credo che nonostante tutti i possibili rimaneggiamenti qualcosa di autentico dell'autore originale, se è stato davvero lui a scrivere i capitoli aggiuntivi, debba emergere con forza dai suoi scritti. Di questi primi capitoli posso solo dire che sono incredibilmente moderni, ironici e che da ogni pagina di essi traspare l'anima di un uomo che per una buona storia non esiterebbe ad infrangere qualche tabù, tanto che credo che questo debba essere stato considerato un libro assai scandaloso e che forse qualcuno lo considerebbe tale ancora oggi.