L'angolo di Jane

Io sono Febbraio – Shane Jones


Titolo: Io sono Febbraio Titolo originale: Light Boxes Autore: Shane Jones Traduzione: Dafne Calgaro Casa editrice: ISBN edizioni pag: 161 costo: 13,50 euro
Cosa fareste se l'inverno decidesse di non finire mai, se un eterno Febbraio vi costringesse ad una infinita serie di cieli grigi, se la tristezza stringesse i vostri cuori in una gelida morsa d'acciaio impedendo ai vostri sogni di librarsi in altro, così come i vostri amati palloni aerostatici che non possono più volare nei cieli, sferzati da venti perenni?Non so cosa fareste voi, ma io benedirei la sorte per avermi privato del torrido Agosto e mi accoccolerei al caldo a leggere tonnellate di libri.Non la pensa  però così Shane Jones che nel suo suo "Io sono Febbraio" racconta in maniera onirica e surreale la storia di un piccolo villaggio funestato da un inverno perenne, dovuto all'azione di una specie di semi-divinità chiamata Febbraio: uno strano, a tratti crudele personaggio, che sembra tormentato dall'idea di essere cattivo, ma che non riesce a smettere di comportarsi in maniera gelidamente dannosa.Inizialmente il racconto si articola in maniera corale, con capitoli intitolati a vari abitanti del villaggio, che narrano in prima persona il tremendo inverno che si è abbattuto su  di loro, in un modo che ricorda vagamente "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters.Dopo poche pagine però la trama si avvolge strettamente attorno al personaggio di Thaddeus Lowe, disperato per il fatto di non poter più far volare gli amati palloni aerostatici, in una specie di confronto più diretto con il suo rivale "Febbraio", contro il quale l'uomo cerca di sfoderare ogni arma in suo potere, per costringere l'inverno a terminare, con metodi in verità alquanto originali: bere tonnellate di tisane di menta ed eventualmente farcisi anche il bagno, indossare abiti estivi e camminare nella neve, spingere le api a volare verso il cielo per sferrare un micidiale attacco al nemico o mettersi in testa delle "scatole di luce", cioè dei libri (le "light boxes" del titolo originale).Curiosamente il nome di Thaddeus Lowe è ispirato ad un vero amante dell'areonautica, che nella seconda metà dell'800 sviluppo molte teorie nel campo della meteorologia e perfezionò il volo con palloni aerostatici: a detta dello scrittore però le analogie con il personaggio di "Io sono Febbraio" terminano qui.Man mano che ci si addentra nella storia, il velo di realtà che regge la trama cede sempre più il passo al sogno e al simbolo: ci sono personaggi improvvisamente creduti morti, che poi però camminano fra i vivi come se nulla fosse; mentre il protagonista Thaddeus finisce per confondersi sempre di più  con il proprio acerrimo nemico.Infine la storia si rivela essere un piccolo giallo: è davvero l'inverno quello che ghiaccia il cuore di Thaddeus? Perché Thaddeus vede morti la figlia, la moglie e il suo migliore amico, mentre contemporaneamente si aggirano indisturbati per la storia?Shane Jones dissemina il racconto di indizi: la menta sembra tenere lontano Febbraio, così come l'erba di San Giovanni (l'iperico) e la Valeriana possono curare la sua incredibile tristezza, che si trasforma in autentica gelida cattiveria. I libri, le cose belle, l'affetto della ragazza "che sa di miele e di fumo" possono cambiare l'umore Febbraio e allontanare l'inverno.Ma allora cosa o "chi" è Febbraio?Naturalmente il racconto, come quasi tutti i racconti onirici, è aperto a mille interpretazioni, ma il tutto sembra puntare, secondo il mio modesto parere, verso una specie di rappresentazione allegorica della depressione bipolare.Questo libro vi farà cadere in un piccolo sogno, o meglio in un piccolo incubo, avvolgendovi a spirale in una serie di visioni che non saprete mai giudicare del tutto se vere o false.La lingua è  poetica e delicata, l'idea certamente originale, ma forse i troppi cambi di prospettiva (il personaggio X è vivo, no è morto, no aspetta è vivo) rendono la storia un po' troppo contorta, rendendola forse meno elegante di quanto avrebbe potuto essere, lanciandola in una sfrenata rappresentazione onirica che genera non poca confusione.Il libro tutto sommato si fa leggere (ma lo ribadisco non è questo il mio stile e genere preferito): di sicuro alla fine vorrete bere una buona tisana alla menta!