Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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SLIME BOX

Slime adottati dal blog grafico amico Stravaganza

(clicca sul nome degli slime per leggerne la descrizione)

 

Pink Slime


 

Ink Slime

 


 

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Jane Austen e il caldo estivo

Post n°1105 pubblicato il 19 Luglio 2013 da bluewillow
 

emma ombrelloQuesta è sicuramente una delle più fresche estati che abbia mai vissuto, cosa che apprezzo molto, visto che non amo il caldo eccessivo, ma riguardo alla calura estiva non tutti la pensano allo stesso modo: c'è chi adora crogiolarsi nel clima rovente e forse vi stupirà sapere che Jane Austen era fra costoro.
Ieri, in occasione dell'anniversario della morte della scrittrice inglese, che ricorre il 18 Luglio, il Telegraph ha riportato alcuni brani di lettere di Jane Austen del periodo estivo, in cui la nostra eroina sostiene di tollerare benissimo il caldo, al contrario di altre sue conoscenze.

Eccone alcuni esempi

A Cassandra, da Londra, Agosto 1796

Qui sono ancora una volta sulla scena della dissipazione e del vizio e comincio già sentire che la mia moralità si sta corrompendo. Abbiamo raggiunto Staines ieri, non so quando, senza soffrire tanto per il caldo come speravo che fosse. Ci siamo rimessi in marcia questa mattina alle sette in punto e abbiamo fatto un buon viaggio, visto che la mattina è stata nuvolosa e perfettamente fresca.

A Cassandra da Londra, Aprile 1811

Penso che Edward non soffrirà più per il caldo; da come si stanno mettendo le cose questa mattina sospetto che sul tempo aumenterà l'influenza delle balsamiche correnti di nord-est.
Qui ha fatto caldo, come puoi supporre, perché faceva caldo quando c'eri, ma la cosa non mi ha dato alcun fastidio, né ho raggiunto il grado a cui immagino sia arrivata ogni cosa nella regione. Tutti parlavano del caldo, ma lo attribuisco tutto a Londra.


A Cassandra, Giugno 1808

Questa mattina abbiamo fatto colazione nella biblioteca per la prima volta e la gran parte della compagnia si è lamentata tutto il giorno del caldo; ma Louisa ed io abbiamo apprezzato il tempo e siamo fresche e a nostro agio.

A Cassandra, Giugno 1814

Questa è una bellissima giornata in campagna e spero non troppo calda in città. Bene, credo tu abbia fatto buon viaggio, dopo tutto, e senza troppa pioggia da rovinarti la cuffietta.

Addirittura nel 1816, il famoso anno senza estate, ecco cosa scrive Jane Austen ad Anna Lefroy, il 23 Giugno:

Mrs. Digweed è ritornata ieri dopo un intero pomeriggio di pioggia, ed era ovviamente totalmente bagnata, ma parlandone non ha mai detto “Era oltre ogni immaginazione” come sono certa sia stato.

Visto l'amore di Jane Austen per il caldo, giudicato come piacevole e confortevole, non stupisce forse che le sue eroine, come accade in “Orgoglio e Pregiudizio” a Jane Bennet e in “Ragione e Sentimento” a Marianne Dashwood, ad esempio, siano  in difficoltà e si ammalino solo quando prendono troppa pioggia!

 
 
 

La miniserie BBC di “Orgoglio e Pregiudizio” su LaEffe da Domenica 21 Luglio

Post n°1104 pubblicato il 18 Luglio 2013 da bluewillow
 

LaEffe, la rete del digitale terrestre del gruppo Feltrinelli, prosegue le sue domeniche estive in compagnia di Jane Austen e questa volta propone una delle più acclamate riduzione televisive di “Orgoglio e Pregiudizio”, quella che vede nei panni di Mr. Darcy quello stesso Colin Firth per il quale, proprio di recente (ne ho parlato qui), è stata realizzata una statua gigante commemorativa del suo ruolo nel lago di Hyde Park.
Già, perché se questa miniserie è passata alla storia è in verità per una scena mai descritta da Jane Austen che vede Mr. Darcy rinfrescarsi in un lago e poi uscirne sotto gli occhi di Elizabeth in tutto il suo fascino. Le scene in cui uno o entrambi i protagonisti di una storia d'amore finiscono per infradiciarsi in qualche modo sono tipiche di Bollywood e sono considerate il tocco sexy nel castigatissimo e censuratissimo cinema indiano: se ci fate caso ce n'è sempre almeno una in ogni film. Anche in salsa anglosassone questo stratagemma ha indubbiamente il suo perché, infatti se volete rifarvi gli occhi, ecco qui l'epica scena:

 




Io ho già visto la miniserie perché tempo fa ne acquistai i dvd, ne avevo parlato qui: all'epoca erano stati editi con qualche errore, ma ora credo siano stati tutti corretti.
Sicuramente questa versione del 1995 è una delle più riuscite mai realizzate e, a mio parere, Colin Firth uno dei migliori Darcy dello schermo, ma anche gli altri attori sono tutti all'altezza del ruolo e la sceneggiatura (extra non austeniani a parte) molto ben curata: la Elizabeth (Elizabeth Ehle ) di questa serie è forse meno frizzante e più matura di quanto non venga rappresentata di solito, ma anche in questa veste mantiene sempre il suo fascino.
Se non avete mai visto questa edizione di “Orgoglio e Pregiudizio”, non perdetevela: la prima puntata verrà trasmessa alle 22.00 del 21 Luglio, ma andrà in replica anche alle 21.00 della domenica successiva, seguita subito dopo dalla seconda puntata.

 
 
 

Ragazze di campagna - Edna O'Brien

Post n°1103 pubblicato il 17 Luglio 2013 da bluewillow
 

Titolo: Ragazze di campagna Titolo originale: The Country Girls Autrice: Edna O'Brien Traduzione:  Cosetta Cavallante Casa editrice: Elliot pag: 254

Pensare che “Ragazze di campagna” rientri nella categoria “libri incendiari”, quelli cioè bruciati sulla pubblica piazza, o meglio, come riportato in seconda di copertina, addirittura sul sagrato delle chiese, sembra, con l'occhio di un lettore moderno, quantomeno eccessivo. Sono sincera: mi viene da pensare che coloro che l'hanno bruciato non abbiano mai neppure aperto un romanzo francese e nemmeno tanto moderno, sarebbe stato sufficiente qualcosa di ottocentesco. Ma non bisogna sottovalutare il potere energetico della letteratura: quando tocca verità che non vogliono essere ascoltate, e quando a raccontarle è addirittura una voce femminile, può raggiungere temperatura da fusione nucleare.
Era il 1960 di una cattolicissima Irlanda quando la trentenne Edna O'Brien pubblicò questo romanzo in cui si parla della vita di due giovani adolescenti, Kate (Caithleen Brady) e Baba (Bridget Brennan) che passano da una scuola di campagna ad un collegio di suore per poi approdare, dopo essersi fatte cacciare intenzionalmente dal convento, nella frizzante Dublino.
Quello che certamente surriscaldò gli animi irlandesi fu il punto di forza della scrittura della O'Brien, cioè l'assoluta spontaneità: l'assenza di filtri e scrupoli morali fasulli.
Tutto il romanzo è narrato dal punto di vista di Kate dalla infelice vita famigliare: un padre ubriacone ed una madre persa appena quattordicenne.
La vita di Kate, brava studiosa ragazza, è legata a doppio filo a quella dell'amica-nemica Baba, ribelle e spesso tutt'altro che gentile, ma in realtà molto legata alla stessa Kate.
Praticamente orfana, perché non può minimamente fare affidamento sul padre, che odia e incolpa della perdita della madre, Kate viene di fatto presa in affidamento dai genitori di Baba, i Brennan.
La descrizione della vita rurale irlandese, del piccolo e “stretto” paese, in cui tutti si conoscono e dei rapporti fra le persone, della loro psicologia, e quella della vita in collegio,  rigida e basata su regole che puzzano di ipocrisia, affrontata insieme all'inseparabile Baba, è resa con l'abilità della penna di una vera maestra.
La giovanissima Kate brama un affetto che non ha mai ricevuto e un uomo diverso da quelli che è abituata a conoscere: il suo ideale sembra essere l'affascinante Mr. Gentleman (soprannome affibbiatogli in paese per i suoi modi raffinati). Mr. Gentleman sembra essere l'incarnazione di tutto quello che non è la consueta vita di campagna.
Mr. Gentleman è sposato (e credo che questo abbia contribuito a spargere benzina incendiaria), ma agli occhi di Kate è quasi un personaggio da fiaba, idealizzato e magneticamente attraente.
Il punto è che anche Mr. Gentleman è attratto da Kate e questo al lettore dà una idea completamente diversa da quella della protagonista, perché è un adulto attratto da una ragazzina quattordicenne che sembra giocare ad esercitare un potere su qualcuno su cui sa di poter far colpo: la relazione tra i due rimane però per anni sempre nell'indefinito e quasi platonica.
Nel corso degli anni che portano Kate all'età di diciotto, Mr. Gentleman rimane la pietra di paragone di ogni uomo.
Nel frattempo Kate e Baba si buttano all'avventura della vita dublinese, affrontata anche qui senza troppi scrupoli nel raccontare una vita sentimentale non sempre a prova di “confessionale”, ma in cui Edna O'Brien ci mostra l'ingenuità dei suoi personaggi in maniera a volte piuttosto  divertente.
Non si può dire in realtà che Kate e Baba siano due vere ribelli, piuttosto due ragazze assetate di vita e divertimento.
Il libro è dichiaratamente ispirato a “Gente di Dublino” di Joyce, citato nel romanzo, così anche se Kate, ad un certo punto deciderà di compiere un passo che potrebbe far compiere una svolta alla sua relazione con Mr. Gentleman, le cose non andranno come previsto e il personaggio si mostrerà anche agli occhi della protagonista per quello che è sempre parso al lettore fin dall'inizio. La scena finale è una citazione molto chiara di “Eveline”, un racconto contenuto proprio nel libro di Joyce.
Anche se forse non vi farà voglia di accendere il camino in estate (cosa che ritengo positiva), “Ragazze di campagna” ha ancora il potere di una scrittura piena di freschezza e il fascino, che mai credo perderà interesse, del racconto di un viaggio attraverso una adolescenza difficile, per di più povera, cattolica e  irlandese negli anni del dopoguerra.

Il libro è il primo di una trilogia che prosegue con “La ragazza sola” noto anche come “La ragazza con gli occhi verdi” (ebbe i due titoli anche in inglese, "The Lonely Girl" e “Girl with Green Eyes”), pubblicato con il primo titolo da Rizzoli  e con il secondo da E/O, per finire con “Ragazze nella felicità coniugale” (Girls in Their Married Bliss), pubblicato da E/O nel 1990.

 
 
 

La morte paga doppio - James M. Cain

Post n°1102 pubblicato il 16 Luglio 2013 da bluewillow
 

Titolo: La morte paga doppio Titolo originale: Double Indemnity Autore: James M. Cain Traduzione: Franco Salvatorelli Casa editrice: Adelphi pag: 128

Se nel caso dei “re del noir” Raymond Chandler e Dashiell Hammet, l'artista che ne rappresenta l'icona cinematografica è senz'altro Humphrey Bogart, nel caso dei romanzi del terzo re del genere di scuola classica, James M. Cain, l'immagine che vedreste sarebbe certamente quella di Lana Turner, quella cioè di una dark-lady: una donna intelligente,  affascinante e spietata, dalle cui labbra stillano facilmente dolcezza e menzogne. Le donne protagoniste di Cain hanno il sangue così freddo da far gelare il vostro nelle vene e non sonno affatto ingenue.
Non per niente fu infatti proprio Lana Turner ad avere il ruolo principale nella prima versione americana, del 1946, di “Il postino suona sempre due volte”, tratto dall'omonimo celebre romanzo di Cain. In precedenza però anche Luchino Visconti era rimasto affascinato dal romanzo di Cain e ne aveva tratto il film “Ossessione”, nel 1943.

“La morte paga doppio” vede sulla scena un'altra donna donna fatale, questa volta così inquietante da far scivolare il nero quasi al confine con l'horror, sebbene in realtà questo limite non sia superato: le immagini create da Cain sono così vivide, però, da dare sul serio i brividi.
Ovviamente c'è un delitto, il più classico forse del genere: la frode assicurativa su una polizza sulla vita, attraverso l'omicidio (perfino nel primo giallo inglese mai scritto, “Il mistero di Notting Hill”, tutto nasceva proprio da una truffa alle assicurazioni).
Nel tentativo di far rinnovare una polizza auto, l'assicuratore Walte Huff  si reca a casa di un cliente, dove ne incontra in realtà la moglie, la bella Phyllis Nirdlinger, con la quale scatta subito una strana inquietante scintilla di attrazione. Walter capisce immediatamente, dalle domande fatte dalla donna, che ella medita di assicurare il marito per degli incidenti per poi ucciderlo e riscuotere il premio. I due sono fatti per incontrarsi, perché da anni Walter medita di giocare un brutto tiro alla ditta in cui lavora e diventare ricco. Walter e Phyllis diventano quindi complici e pianificano in ogni dettaglio il delitto, forti dell'esperienza di Walter nel prevedere quali tipo di indagini verranno svolte e come impressionare eventuali testimoni in modo che credano di vedere ciò che in realtà non hanno mai visto: il loro sarà un piano audace,  quasi folle, ma pensato in ogni dettaglio e avrà successo.
Convinto di avere a che fare con una donna determinata, ma in fondo ingenua, Walter dovrà ricredersi: Phyllis ha molta esperienza nel campo degli omicidi.
Un'altra cosa che Walter non aveva previsto era di innamorarsi della figlia dell'uomo che ha ucciso, Lola,  figliastra di Phyllis. Amore e rimorso (ma solo verso Lola, non verso la vittima) tormenteranno Walter, spingendo i suoi passi verso un epilogo imprevisto.
“La morte paga doppio” non ha una sola parola sprecata o fuori posto, anche perché è più un lungo racconto che un vero romanzo: trascina dalla prima all'ultima pagina, attraverso la spirale di attrazione, odio, avidità percorsa da Walter, voce narrante della storia. Un romanzo noir come pochi, pieno di colpi di scena e di situazioni ambigue, in cui si è portati a dubitare di tutto e di tutti, vero esempio di stile nel genere.
Sembra che la storia, pubblicata nel 1943, sia stata ipirata a Cain da un caso giudiziario che aveva seguito nel 1927, quando lavorava come giornalista: l'assassinio del marito da parte di Ruth Snyder, una donna di New York, con complice il giovane amante, allo scopo di riscuotere il premio di una grossa polizza assicurativa sulla vita.
Dal romanzo fu tratto un film nel 1944 la cui sceneggiatura fu elaborata da un altro maestro del genere, abituato a lavorare con Hollywood: Raymond Chandler che la scrisse insieme a Billy Wilder. La versione inglese del film ha titolo “Double Indemnity” come il libro, mentre quella italiana venne intitolata “La fiamma del peccato”.

Di James M. Cain ho recensito anche:

Mildred Pierce

 
 
 

Vento rosso e altri racconti - Raymond Chandler

Post n°1101 pubblicato il 15 Luglio 2013 da bluewillow
 

Titolo: Vento rosso e altri racconti (Vento Rosso, I ricattatori non sparano, Consegna a Noon Street, Il re in giallo, Le perle sono una seccatura, Aspetterò, La matita) Titoli originali: Red Wind (1938), Blackmailers don't shoot (1933), Noon Street Nemesi (1936),  The King in Yellow (1938), Pearls are a Nuisance (1939), I'll be waiting (1939), The pencil (1958) Autore: Raymond Chandler Traduzione: Sergio Altieri Casa editrice: Feltrinelli pag: 349

vento rosso“Vento Rosso” è una raccolta di sette racconti di Raymond Chandler, l'iconico scrittore di noir, creatore di un intero mondo di riferimenti letterari e  dell'investigatore privato Philip Marlowe, il duro dal cuore tenero interpretato al cinema da Humphrey Bogart. I racconti sono in gran parte stati scritti negli anni '30, ad eccezione di “La matita” (1958), l'unico in cui compaia proprio Marlowe e sono tutti basati sulle investigazioni di qualche “occhio privato”, detective a volte per caso, altre per professione, tutti trascinati in qualche rocambolesca serie di avvenimenti e conflitti a fuoco in seguito all'appello silenzioso o esplicito di qualche fanciulla in difficoltà.
Nel mondo creato da Raymond Chandler tutti sono in qualche modo corrotti, perfino i suoi stessi eroi, eppure in ogni racconto c'è sempre una stilla d'innocenza, di solito rappresentata da una ragazza o da una giovane donna che sta per essere travolta da eventi più grandi di sé.
I detective di Raymond Chandler stimano poco la giustizia, la polizia, a volte perfino il denaro, ma c'è una cosa sola alla quale non resistono e per la quale affronterebbero qualunque cosa: salvare quell'unica porzione di mondo non ancora travolta dal male, preservare i pochi puri che ancora restano, fare in modo che la donna che hanno deciso di salvare si cacci fuori dai guai.
Non per amore, non per ottenere qualcosa in cambio, a volte nemmeno per attrazione, sebbene questa sia sempre latente: gli eroi di Chandler agiscono senza tenere conto di alcun ritorno, ma solo per questo idealizzato senso della giustizia, per il “cavalleresco” piacere, se volete, di essere superiori a tutto, di fare qualcosa che ha una sua bellezza in sé, proprio in una città, Los Angeles, dove nessuno fa niente per niente.
Un'altra caratteristica dei detective di Chandler è quella di capire subito tutto al volo: sono empatici per definizione. Un solo sguardo ad un viso contratto in una smorfia o  ad una espressione accigliata ed una intera storia scorre sotto i loro occhi, ovviamente senza mai sbagliare, tanto che uno dei suoi personaggi può dire: “Conoscevo quell'uomo da una vita ma lo stavo guardando negli occhi solo da cinque minuti”. Questo non toglie che un'altra caratteristica fondamentale sia quella che gli eroi di Chandler non perdono mai il sangue freddo e non cedono mai all'emozione, qualunque cosa accada.
Anche se frequentemente gli investigatori di Chandler finiscono nel bel mezzo di una sparatoria mortale e non mancano mai di portare con sé il proprio “ferro”, in realtà ricorrono malvolentieri alla violenza, ultima ratio in casi di estrema necessità: infatti spesso i loro antagonisti, che ne sono il radicale opposto perché non sanno controllarsi, danno sfogo alla propria emotività e trattano addirittura male le donne (quando Chandler mostra questo di un personaggio, state certi che è un uomo morto), finiscono spesso per spararsi tra loro.
Lo sfondo di tutti i racconti è una Los Angeles dal cuore nero, dove le donne contano davvero poco, soprattutto per la malavita, e dove quindi gli uomini dello scrittore sono in perenne missione di soccorso; un posto dove nessuno crede davvero alla legge o alla giustizia, in cui i mafiosi non vengono mai condannati e le star di Hollywood sono spesso coinvolte in storie losche, magari al solo scopo di farsi pubblicità.
Raymond Chandler è incredibilmente dettagliato nelle descrizioni, che non mancano mai di associare tratti esteriori ed emotivi dei personaggi, ma la sua scrittura rimane sempre agile, scattante, molto legata all'azione e con un grande ricorso al discorso diretto: ha un taglio estremamente cinematografico, in cui è facile immaginare ogni scena.
Tutti i racconti di questa raccolta meritano la lettura, ma ho apprezzato soprattutto “Vento Rosso” che dà il nome alla raccolta, perché mostra in maniera esemplare tutte le caratteristiche del detective  Chandleriano, compreso il fatto di compiere gesti “cavallereschi” e senza scopo, ispirati da qualche vago ideale romantico.
Fra tutti però il mio preferito è “Le perle sono una seccatura”, in cui per una volta Chandler si diverte a creare un detective atipico: uno che non sembra automaticamente avere l'aria del “dritto”, ma esattamente il contrario. Walter Gage è un giovanottone altro un metro e novanta, che parla in maniera forbita ed eccessivamente complicata “nella prosa di Jane Asuten” (sic!), non regge l'alcool e ha l'aria ingenua, che in questo racconto risponde all'appello non di una sconosciuta, ma della propria fidanzata Ellen Macintosh: alla vecchina che cura come infermiera hanno rubato delle perle. Indiziato numero uno è l'autista appena  licenziatosi, Henry, in tutto e per tutto somigliante fisicamente ad Walter, ma dall'apparenza invece del “duro” che conosce i fatti della vita. In questo divertente racconto, in cui Raymond Chandler sembra giocare con i propri stessi cliché, tutte le apparenze verranno ribaltate e Walter Gage dimostrerà di essere, per quanto detective per caso, un osso duro degno di Marlowe: ricordatevi che i detective di Chandler sanno sempre il fatto loro e capiscono tutto “al volo”! Se poi ci aggiungete che Walter parla un po' come Jane Austen, beh non devo aggiungere altro: se avete un po' dello spirito dei detective di Chandler, so che ci siamo capiti!

 
 
 

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-nessuno mi paga per scrivere e per dire quello che penso...
- e nemmeno quello che non penso!
- perchè se il "Giornale del Grande Fratello" èuna testata giornalistica, va a finire che io sarei la CNN! (questa l'ho quasi copiata da un altro blogger!).
Se volete leggere altre definizioni simili e più divertenti (magari vi torna comodo) potete trovarle QUI

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