angoloprivato

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Si guardo intorno, l'odore di selvatico all'interno era forte, il tendone aveva qualche buco quì e là, da dove si scorgeva il cielo. Lo amava il cielo, lo guardava vincendo il senso di vertigine che gli procurava la sua vista, con le punte delle dita sentiva di toccare stelle lontane.Mangiava sempre da solo, prendendo con le mani il cibo e pulendosi con il dorso, e mentre ripeteva quei gesti nei giorni, ricordava le tavole imbandite di ogni prelibatezza a cui si era seduto, e i gesti misurati nel servirsene.Nella mente ricordava la musica che l'aveva accompagnato nei suoi passi, e che si era interrotta quando decise di entrare sotto il tendone, dove non c'erano i nobili circensi, ma un' accozzaglia di guitti improvvisati.Era stanco di una stanchezza mai provata, nessuno gli prestava attenzione, non riceveva nessuna domanda ne risposte alle sue, penso di potersi riposare, anche per poco dal sole cocente che bruciava la pelle.Quando qualcuno si avvicinava si copriva il capo con il mantello, per nascondere la ferocia che irradiavano i suoi occhi, non voleva far del male a nessuno, non lì, dove gli apparivano tutti indifesi.Un tendone trasformato in teatrino, dove sul palco c'era sempre qualcuno che recitava, declamando a gran voce versi mai scritti, parole fiammeggianti che cadevano al suolo come piccole scintille per poi spegnersi immediatamente. Uscì in una notte come tante, con il cielo cosi pieno di stelle che pareva una festa, non salutò, ne porto con sè nella sua borsa a tracolla il benchè minimo rimpianto, aveva preso e dato in egual misura quel niente che a volte la vita dà, nella attesa saggia che solo il tempo dei giorni, scioglie le catene della stanchezza.La musica riprese a essere una armonia per la sua mente, scivolando dolcemente fin dentro al cuore, mentre i passi lo portavano lontano senza ricordarsi da dove.