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Martedì Grasso


                                                       Samuele risiedeva da anni nella piccola città,ma ancora si stupiva di come festeggiassero  carnevale anzi come festeggiassero “Il Carnevale” e ne andassero orgogliosi. Dalla mattina infatti il corso e la piazza principale erano chiusi e riservati alle sfilate,persino la giornata di lavoro finiva alle cinque e il principale,che era ritratto del gaudente,tondo e rubizzo li aveva esortati a”darci dentro” Intanto si era trattenuto le ore di paga ,né più né meno che se avessero tutti chiesto un permesso.Ma così era e Samuele uscì crepuscolo nuvoloso di quell’inizio febbraio  dalla piccola fabbrica seguendo incuriosito la musica della  banda,i tonfi della grancassa e il “ciff” dei piatti e il gorgheggiare dei fiati fino alla piazza principale. Gli parve d i riconoscere la sua dirimpettaia ed era proprio lei,con i suoi due bambini,uno in occhialini tondi,l’altra con un cappello  a cono forse più alto di lei. Samuele chiese “Come sono vestiti?” la donna che si chiamava Giada rispose: “Sono vestiti da maghetti!”Samuele non chiese altro,salutò e andò a casa tanto più che cadevano le prime gocce  di pioggia. Era in pantofole,un bicchiere di birra in mano quando li udì ritornare,soprattutto le voci lamentose dei ragazzini delusi per la festa interrotta dalla pioggia.Dopo qualche strillo e qualche urlaccio della madre ci fu di nuovo quiete.Non era preparato al fatto che poco dopo qualcuno bussasse delicatamente alla sua porta. Era Giada,occhi rossi e aria depressa.”Non hai una sigaretta?” Samuele sorrise “Anche della birra,se vuoi” Seduta in cucina Giada sorseggiava dal bicchiere orlato di schiuma “Li adoro,ma qualche volta mi fanno saltare i nervi.” Samuele le accese la sigaretta. “Naturale” La donna espirò il fumo “Con il mio uomo non va,ecco il vero problema.E’ fuori da una settimana,segno i giorni d sempre per la sua contabilità. Guadagna lo stesso ma ha quasi raddoppiato le trasferte,tu cosa penseresti? Che diventa sempre più difficile piazzare i suoi articoli oppure che vuole stare lontano da casa il più possibile?” Samuele non rispose,Giada proseguì “Sai cosa è peggio? Che comincio ad abituarmi,a trovarlo naturale di stare solo con i ragazzi. Quando c’è poi è inesistente:dorme,gioca con i bambini,scende al bar,torna tardi,dice che deve rilassarsi. Noi andavamo a teatro,sai? Uscivamo con gli amici al prefestivo,in trattoria fuori porta, a trovare i miei.Adesso nulla. E non sono stati i bambini a stravolgere tutto,ma nel giro di due anni  ci siamo dimenticati di essere una famiglia. Ti ho seccato con queste vicende?” Samuele scosse il capo “Sfogarsi fa bene” Giada si alzò “Ti ringrazio,vado” Samuele sospirò “La vera  bestia nera è la solitudine” Giada sorrise “Lo pensavo anch’io sai? Eppure adesso ti invidio,tu sembri goderti la tua indipendenza,sorridi sempre,vai e vieni quando ti pare...”Rimasero un po’ in silenzio poi Giada quasi sussurrò “Ci sono tante feste,stasera.Ti andrebbe di uscire..uscire con me?” Samuele non se l’aspettava. Giada sorrise “Eddai...”Lui sbatté le palpebre “E i tuoi bambini?i” Lei sbuffò “Giacomo ha nove anni Sarah sei: ceniamo,li spedisco a letto e noi siamo liberi!” L’ultima parola la  disse con occhi scintillanti,era davvero difficile resisterle. Obiettò “Dico..e se ci vedono assieme?” Lei ridacchiò “Naturalmente saremo mascherati..è carnevale,no?”