animabio

Il Natale che vorrei


Era la vigilia e c'era poco lavoro nel mio ufficetto ormai da giorni  e non nego che quell'atmosfera di attesa e di pigrizia mi avesse un po' conquistato,tanto che allungando i piedi e stiracchiandomi sulla poltroncina alle tre e qualcosa optai per chiudere,chiudere sino all'anno nuovo...sorrisi e con calma spensi le luci  misi il  riscaldamento al minimo per le gelate, e chiusi lo "shelter" la baracchetta prefabbricata al centro del grande distesa ghiaiosa affollata da statue per giardini e d'arte  funeraria, e nella luce grigia del pomeriggio con qualche cristallo di ghiaccio che non osava diventare neve mi avviai per il grande viale. Tram nemmeno l'ombra,ne vidi uno nell'altro senso diretto al camposanto cittadino,  e in attesa che evolvesse in lontananza sugli scambi sul piazzale del cimitero potei camminare per due fermate prima del suo arrivo sferragliante. Salutai il manovratore,ci conoscevamo un po' tutti su quella linea periferica,unico passeggero e scambiammo due chiacchiere fino all'ingresso in "città" quando scesi. E c'era una piacevole animazione ,le famigliole si affollavano davanti alle vetrine e per un po' mi confusi in quella ressa,pensando alle festività del passato e mi prese il morso della solitudine. Entrai al bar Centrale e al bancone ordinai rabarbaro e seltz,era presto ,ma diamine,era anche la vigilia. Se la bibita fredda,frizzante ed alcolica anestetizzò i pensieri  più aguzzi e mi rimise in sintonia con il vociare dei commendatori grassi e giovialoni che malgrado l'annata nera si scambiavano motteggi e auguri, una parte di me decise che dovevo fare qualcosa,non importa cosa,tutto ma non arrendermi e mi ritrovai in una delle cabine telefoniche ancora odorosa del sigaro del commerciante in cappotto cammello che aveva giusto riagganciato....