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Post n°9 pubblicato il 28 Aprile 2009 da sharazan72
Sempre più genitori si preoccupano per il dilagare dell'uso dei videogiochi presso la fascia dei bambini tra i 7/8 anni e gli adolescenti. E' un fenomeno in crescita che però va attentamente considerato per capire se il videogioco, qualunque esso sia, prende troppo del tempo del bambino/ragazzo cioè se si è instaurata una dipendenza. Ormai il videogioco è una realtà quotidiana ed è difficile non comprarli ai propri figli perchè ormai "tutti ce l'hanno, e io?" ma a volte è difficile gestire il tempo che i figli dedicano al videogioco e ci si chiede dove sta il limite tra normalità e anormalità. Il videogioco non deve essere un'appuntamento fisso nè il bambino deve considerarlo come un qualcosa di necessario: questi sono segnali negativi che non vanno sottovalutati. Bisogna anche fare attenzione a non cadere nella trappola di usare il videogioco come merce di scambio tra adulto e bambino perchè genera incertezza nello stesso e fa perdere autorevolezza al genitore. |
Post n°8 pubblicato il 23 Febbraio 2009 da sharazan72
Nella società in cui viviamo la figura del padre ha subito dei notevoli scossoni e i padri oggi non possono più fare riferimento ai valori con cui sono cresciuti. Oggi si chiede costantemente al padre, come alla madre, di fare sforzi per capire di cosa hanno bisogno i figli, gli si chiede di fornire ai figli tutto ciò di cui hanno bisogno e allora ecco che diventa obbligatorio fornire la migliore istruzione possibile, lo sport, tutto ciò che la società ritiene indispensabile. Il rischio in questo marasma è di non riuscire più a trasmettere al figlio valori e paletti che lo facciano crescere ma fornirgli unicamente un appoggio che alimenta la dipendenza dalla famiglia anziché favorirne l’autonomia. Essere papà-fratellone maggiore o amicone non fa bene al proprio figlio né fa bene fargli sperimentare una costante assenza. Bisogna saper riconoscere il proprio ruolo (io sono il padre), e la propria identità, di adulto. Per poter adempiere veramente a questo compito deve essere l’adulto per primo a essere capace di stare al mondo perché io non posso pensare di insegnare a mio figlio ciò che non so!
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Post n°7 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da sharazan72
Un utente mi ha posto un quesito interessante e, dietro sua autorizzazione, lo pubblico. Mi piacerebbe a questo proposito sentire la voce di altri utenti su questa questione o su altre se vorranno proporle. l'utente mi scrive: La vita del bambino è contrassegnata dall’incontro con diverse figure che in misura maggiore o minore contribuiscono alla sua educazione e formazione: a partire dal genitore per proseguire con i nonni, gli animatori, le maestre, i catechisti e persone che possono essere viste anche solo per brevi periodi ma che possono lasciare un segno, più o meno positivo, nella formazione del bambino. hai dimenticato però tutti gli altri bambini o ragazzi che però spesso incidono parecchio e negativamente sul bimbo in questione Credo che questa persona potesse riferirsi anche ai fenomeni di bullismo o della denigrazione quando parla dell'influenza negativa sul bambino. visto che si parla del fenomeno in generale posso solo dire due cose: è importante (e questo possono farlo gli adulti che, in misura maggiore o minore, si prendono cura del bambino) crescere i bambini rafforzando la loro autostima e ricercando un dialogo continuo con il bambino. è anche importante tenere conto dei comportamenti che possono indicare un disagio nel bambino per poter "correre ai ripari". Un'ultima ma non meno importante considerazione: un bambino che cresce in un clima di fiducia autentica può subire un'influenza negativa ma resta saldo ed integro se salde e integre sono le persone che lo hanno affiancato nella crescita. Spero di aver risposto alla domanda di questo utente e aspetto dei riscontri poichè questo blog lo intendo anche come uno spazio di dialogo. |
Post n°6 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da sharazan72
Il bambino può esprimere il suo disagio, il suo star male, in vari modi. Il bambino non è capace di dire che sta male e lo fa con un linguaggio a volte difficile da capire. Quali possono essere i segni da non sottovalutare se prolungati nel tempo?: · Nel bambino possono comparire ansia, paure e fobie · a livello comportamentale possono manifestarsi comportamenti · il bambino può manifestare mali fisici di varia natura (mal di pancia, mal di testa ripetuti nel tempo) · si può verificare una regressione (cioè il bambino torna indietro nello sviluppo) e quindi il bambino torna a bagnarsi la notte (enuresi) · il bambino ha difficoltà ad addormentarsi e ci sono frequenti risvegli notturni. · A livello scolastico il bambino appare svogliato e c’è un calo del rendimento. Questi sono segnali importanti e bisogna tenerne conto…. |
Post n°5 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da sharazan72
I genitori che arrivano in consultazione a volte non hanno le idee chiare, non sanno cosa può realmente offrire questo tipo di servizio e capita di vedere genitori che palesemente vorrebbero scappare dalla stanza (non è pazzo, non sono pazzo, passerà crescendo!). Alcuni genitori sono intimoriti dalla possibilità di ricorrere ad un aiuto psicologico come se questo potesse portare ad una amplificazione dei problemi o turbare e scompensare la vita familiare. Lasciare però che i problemi assumano una dimensione sempre più rilevante non è la soluzione migliore, sarebbe infatti più opportuno affrontare il problema utilizzando strumenti e risorse, come lo psicologo, che permettano di superare le difficoltà che possono riscontrarsi nel rapporto tra genitori e figli. |
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