emozioni

Adesso qui con me
più reale che mai
confusa nell'anima mia
il tuo morbido corpo avvinghiato
nella morbosa ricerca del piacere

Venere sei
che rinnegato Olimpo
a me ti porti
fortunato mortale
e Lussuria, tua ancella, mi doni
in questo folle abbraccio
del tuo morbido corpo avvinghiato...
ineffabile vortice di passione

Mi vuoi, ma solo per amico
mi cerchi, ma solo per parlare
mi senti, necessità intellettuale...
non più amore, non più passione
mai più carezze colme di tremore
non vuoi più...non puoi di più...

Non riesci più a godere
dei tanti baci dati,
dei fremiti carnali
che ci hanno sconquassato
quando dolce e struggente
la mia vita scorreva dentro il tuo ventre
e violente emozioni stordivano la tua mente,
e le anime nostre volavano
al di là del mondo
senza remore e senza barriere

E continui a dirmi
che ora così non puoi più
mentre io continuo a volare sempre più
ad amare come mai
a desiderare più che mai
ad agognare...ad implorare
un ultimo ristoratore amplesso

E così sia
una rosa che fu rossa fuoco
ora mi dai
sbiadita ed appassita
per l'ultimo sospiro
in cambio di una squallida promessa:
non più amarmi dovrai...

L'ultimo impercettibile soffio di profumo
di questa rosa non più rossa
pur sbiadita ed appassita
riesce i miei sensi ad inebriare
e al di là del mondo torno ancora a volare
pervaso da un sentimento
che mai potrò tradire
aggrappato ad un'idea
che fino alla morte continuerò ad amare

   L'incanto si ripeteva, sempre nuovo e sempre straordinario: l'alba di Taormina. Una magia che si perpetuava da millenni e da millenni dava un senso alla vita di tanti uomini. Aveva dato un senso alla mia vita perché a quella visione immortale avevo finalizzato tutto me stesso e tutto ciò che avevo fatto.
   L'alba di quel giorno era particolarmente bella, quasi volesse imprimersi nei miei occhi e nella mia mente in modo indelebile, dolce compagna della tristezza che mi attendeva.
   Ero arrivato in quel posto per la prima volta a trentacinque anni e ne rimasi subito abbagliato, ospite in uno dei suoi più prestigiosi alberghi, per una permanenza che, prevista di due giorni, si protrasse per un'intera settimana.
   Tutto quello per il quale ero arrivato lì passò in secondo piano, per lasciare il posto alla mia voglia di conoscere quel luogo, il suo mare, i suoi panorami mozzafiato, tra la baia di Naxos e i monti dell'Etna, con il suo cappuccio bianco e l'immancabile colonnina di fumo avanguardia della potenza ancestrale racchiusa nel suo ventre. Avrei avuto modo in futuro di vederla, quella potenza, scatenarsi in tutta la sua bellezza, capace di suscitare un misto di travolgenti emozioni tra incanto, meraviglia, inquietudine e paura.
   Per un'intera settimana mi immersi nelle sue eleganti viuzze e scalinate, evendo l'impressione di essere avvolto da un grande giardino, tale e tanta era la presenza di verde e fiori in quella città. E poi, per la prima volta mi trovai dentro la magia del suo teatro greco, testimonianza di un glorioso passato plurimillenario che in me, appassionato di storia classica, suscitò emozioni incontenibili tanto da farmi esclamare, prima sottovoce e poi gridando: "Questa è la mia Patria". In realtà la mia Patria era altrove; ero nato e vivevo nel Salento, in un paesino insignificante di tremila anime a pochi chilometri dalla città di Lecce.
   In quella città ebbe inizio il mio destino che, dopo poco, avrei visto materializzarsi sulla strada, in divisa e camionetta blu vergata di rosso, pronto a spogliarmi del bene supremo: la libertà.
   In un momento mi sentii sopraffatto dall'ansia e dalla paura; quante volte, posseduto da manie di grandezza per il potere raggiunto, seduto sui gradini del teatro ed evocando nella mia mente i miti degli antichi greci, avevo sognato di essere rapito dal dio Hermes ed essere condotto in giro per il Mediterraneo, alla ricerca delle mie origini; discendente sicuramente da un eroe, forse Enea in fuga da Troia, forse Idomeneo esule da Creta, entrambi sbarcati circa tremila anni fa sulle coste dell'antica Messapia, oggi Salento...sogni e miti che stavano per essere abbattuti da una realtà tanto banale quanto poco eroica.

   Maria e Tomas ci accompagnarono e ci lasciarono da soli in casa di lei. Un piccolo appartamento indipendente, aggrappato alla roccia lungo la strada che portava fuori Taormina, sulla collina. Alle spalle l'Etna e di fronte il mare. Arredata con poche cose essenziali ma di buon gusto, piena di fiori e di quadri.
   "E' il mio piccolo rifugio. Ci vengo quando il mio cuore è preso dalle emozioni, magari solo per un pò di malinconia o per un momento di felicità o..." mi prese le mani "è la prima volta che ci vengo con un uomo, da sola e di notte".
   Non riuscivo a formulare nessun pensiero, volevo dirle qualcosa ma non sapevo cosa, la guardavo nei suoi occhi verdi smeraldo, e mi sentii pervadere tutto il corpo da un languore che mi disfaceva la carne...mi assalì un tremolio che mi spinse ad abbracciarla forte per mantenere l'equilibrio...e per la seconda volta la baciai, dolcemente, lentamente...lei rispose con trasporto, abbandonandosi tra le mie braccia, come la prima volta nel locale notturno.
   Un bacio infinito, interrotto un solo attimo da una parola magica "amore...", un soffio della sua anima, un lampo dei suoi occhi e poi...una confusione totale...il calore del suo corpo che, ormai completamente nudo, si schiacciava contro il mio alla ricerca di una totale fusione...le nostre mani che cercavano, in uno scambio continuo con le nostre labbra, ogni lembo della nostra pelle che si tendeva allo spasmo...e lei che si offriva, allargando braccia e gambe e scoprendo il suo tesoro, come una rosa rossa che dischiude i suoi petali e sboccia al sole.
   Colsi quella rosa bellissima per tutta la notte, inebriandomi del profumo dei suoi umori e godendo della vista del suo seno delicato, accarezzando con passione il suo ventre e baciando senza sosta le sue labbra, tutte, mentre lei non risparmiava nulla di se stessa, in un amplesso continuo e formidabile che diveniva, man mano, sempre più forte e travolgente.
   Orfeo ci prese tra le sue braccia ma non riuscì, in quella notte straordinaria, ad averci totalmente. Ci facevano compagnia la luna e il canto dei grilli, la mente che faticava a staccarsi dalla realtà, quasi avesse paura di perdere un tesoro. Restai a guardarla per un pò mentre lei si addormentava lentamente: era bellissima, nuda ancora più bella ed io me la godevo estasiato come di fronte ad un'opera d'arte...come se mai avessi visto una bella donna.
   Le luci del mattino colpirono i miei occhi, mentre lei mi baciava sulla bocca e mi accarezzava il viso ed ancora una volta ci prese il fremito della passione che consumò in fretta gli ultimi desideri dei nostri sensi.

   La nostra vita, da quel bacio, non fu più la stessa. Era un continuo rincorrere i nostri sentimenti che, pian piano, accrescevano la passione e il desiderio. Sempre più cresceva la nostra complicità, che ci portò a scambiarci i segreti più nascosti del nostro animo e della nostra vita; ogni momento ed ogni angolo erano buoni per scambiarci effusioni d'amore, che diventavano sempre più audaci, sempre più intime, sempre più sconvolgenti.
   Quella sera eravamo stati invitati alla festa di un ricco imprenditore di Lecce, nostro cliente. Nel tardo pomeriggio arrivasti in studio già pronta, bellissima, fasciata da una lunga veste nera aderente, sexy più che mai. Tuo marito ci avrebbe raggiunti direttamente alla festa, mentre noi dovevamo terminare di sistemare una proposta di lavoro da consegnare al cliente stesso. Trascorsero circa due ore di intensi sguardi e reciproche promesse mentali. Rimanemmo soli nel tuo ufficio, con i sensi già in fiamme...stavi completando, seduta, la fascicolazione della proposta...ti presi la mano tremante e ti feci alzare...il respiro di entrambi si fece affannoso...mi sedetti sulla tua poltrona, ti presi per i fianchi e ti feci sedere su di me. "Così starai più comoda!". Il contatto delle tue natiche chiacciate su di me fu devastante...cominciasti a muoverti, prima lentamente, poi freneticamente mentre mi spogliavi, provocando una reazione straordinaria dentro di me...reclinasti indietro la testa inondandomi con i tuoi lunghi capelli...si sentiva il battito dei nostri cuori impazziti mentre io, piano, sollevavo il lembo inferiore del tuo vestito...la mia mano risalì dolcemente la tua coscia vellutata fino a giungere all'inguine...allargasti le gambe per consentirmi una più profonda esplorazione del tuo sesso, già abbondantemente inondato di piacere...ti sfilai piano le tue minuscole mutandine di pizzo e, per la prima volta, potei toccarti e guardarti nella tua nudità totale...un corpo voluttuoso e ambiguo da ninfetta greca, fremente di eros e libidine, che io cominciai a baciare ed accarezzare in ogni parte, incapace di qualsiasi controllo ormai in preda ad un violento orgasmo. Ti alzasti di scatto e ti donasti senza più pudore, mentre ti liberavi definitivamente della veste e della tensione dell'eccitazione...ed il mondo mi crollo addosso...la performance più scadente della mia vita divenne la più bella e la più dolce...mai più avrei perso il controllo come in quella circostanza. Tu capisti e quasi svenuto mi ritrovai dentro la tua bocca, calda...morbida...piena di desiderio, fino ad inondarla di caldo umore, che tu accogliesti fin dentro le tue viscere senza riserve, con i tuoi occhi fissi dentro i miei, che ormai volgevano all'oblio del piacere e dell'amore.
   Quella sera fu magica; per me, già pazzamente innamorato di te, scoprire che, anche sessualmente mi piacevi da morire, fu entusiasmante.....CONTINUA