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Un blog creato da claudiaiubire il 11/02/2012

il mondo dei animali

in questo blog si parla dei animali.

 
 

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CANE FOX TERRIER

Post n°14 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da claudiaiubire
Foto di claudiaiubire


STORIA
Le origini delle due razze sono piuttosto diverse. Il Terrier nero focato (black and tan terrier) che veniva già descritto dai Romani come cane da caccia alla volpe, si è evoluto nel Wire Fox Terrier. Lo Smooth Fox Terrier di cui si ha notizia solo a partire dal XIX secolo è invece un ibrido di diverse razze, tra cui Greyhound, Bull Terrier e Beagle. I due tipi vennero indifferentemente incrociati, anche per schiarire il mantello del Wire Fox Terrier, fino al 1876, anno in cui il Fox Terrier Club definì i due differenti standard.

Nel luogo d'origine, la Gran Bretagna, veniva originariamente utilizzato per stanare la volpe durante le battute di caccia. Il suo compito era di introdursi nella tana e costringere l'animale ad uscirne, in modo che la caccia potesse ricominciare. Nelle campagne risultava estremamente efficace a guardia di granai, scuderie e pollai contro gli attacchi di nocivi, soprattutto ratti, e predatori come faine, volpi o tassi.

CARATTERISTICHE
L'altezza al garrese dei maschi non deve essere maggiore dei 39 cm. Le femmine sono leggermente più piccole.[1] Il peso ideale per i maschi è di 8,25 kg [4] e di 7,1 per le femmine.[2]

La linea superiore del cranio è quasi piatta [5] e va restringendosi verso il tartufo. Il muso deve risultare lungo quanto il cranio e lo stop è poco marcato. Gli occhi sono infossati, piccoli e di colore scuro e di espressione vivace (non a mandorla). Le orecchie, inserite alte, si ripiegano a metà sul davanti con forma a "V". Il collo, robusto e con una buona muscolatura, si allarga verso il garrese all'incollatura con le spalle. Il dorso è solido e la groppa rettilinea. La coda viene tagliata generalmente ad un terzo circa della lunghezza ed è portata alta: è l'unico terrier che porta la coda a candela. Il mantello si presenta fitto e con colorazione bianca, eventualmente con macchie nere o marroni negli esemplari a pelo liscio. Negli esemplari a pelo ruvido il mantello è sempre tricolore, cioè con base bianca e macchie nere e tan (arancio). Il mantello ruvido ha un pelo ritorto tipo stuoia di cocco ed è mantenuto in ordine da una tecnica di toelettatura detta stripping da praticarsi una volta ogni 2/4 mesi.

Il Fox Terrier è un cane coraggioso, vivace, allegro, vigile e sempre attento, senza paura, determinato e sicuro di sè ed astuto. Essendo molto intelligente, apprende velocemente. Può dimostrarsi piuttosto ostinato, caratteristica comune ad altri terrier. E l'addestramento deve essere quindi inflessibile e coerente. [1]


I fox terrier, come d'altronde tutti i terrier, devono essere educati per mitigare il loro carattere forte ed hanno bisogno di capire subito il loro ruolo in famiglia: una volta stabilito il capobranco gli altri esemplari si adattano alla gerarchia e sono vispi e giocherelloni, molto affettuosi con i bambini e fedeli a tutta la famiglia, intelligenti e curiosi. Occorre tuttavia ricordare che il Fox Terrier ha mascelle molto forti e una dentatura che in proporzione è tre volte superiore alla sua taglia. È dunque sempre necessario fare attenzione in certi frangenti, per esempio quando i maschi si trovano di fronte ad altri maschi e possono esprimere tutta la loro aggressività. Anche per questo è consigliabile tenere un solo esemplare in famiglia o al massimo una coppia.

La razza riconosciuta dall'ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) fa parte del terzo gruppo di razze secondo la divisione della Federazione Cinologica Internazionale "Terrier" nelle esposizioni canine dove i soggetti vengono valutati secondo standard di razza da esperti giudici.

IMPIEGO
Come si evince dal nome, in origine veniva utilizzato per la caccia alla volpe - con la quale era capace di battersi ad armi pari [6] - e ad altri animali considerati nocivi, come il tasso. Oggi (per merito soprattutto della piacevolissima estetica [7] ) è soprattutto un cane da compagnia [8] ma i suoi istinti venatori sono ancora oggi molto evidenti [6] e, se a tal fine addestrato, può essere ancora un ottimo cane da caccia in tana. Come abbaiatore, è anche considerato un buon guardiano dell'appartamento e dell'automobile.[6] Generalmente non emana odori sgradevoli e gli esemplari a pelo ruvido non perdono pelo: tutte queste caratteristiche lo rendono un apprezzato cane da compagnia e da appartamento.

 
 
 

IL CANE DOBERMANN

Post n°13 pubblicato il 14 Febbraio 2012 da claudiaiubire
Foto di claudiaiubire


ORIGINI
Il Dobermann è una razza relativamente recente e le sue origini si formarono nel lasso di tempo che va dal 1850 al 1870 ad Apolda nell'attuale Turingia in Germania. Il creatore della razza, Karl Friedrich Louis Dobermann, in questa città si occupò di svariati incarichi, tra i quali quello di messo comunale ed esattore delle tasse, lavori pericolosi da quelle parti e per quei tempi. Frequentatore di mostre canine dove venivano esposti animali selezionati per le loro qualità migliori (velocità, caccia, guardia), sentì l'esigenza di selezionare una razza dove spiccassero alcune qualità, come il coraggio, la tempra e l'amore viscerale verso il conduttore. Creò un capolavoro: un cane che, nel momento del bisogno, si tramuta nel miglior difensore che si possa desiderare di avere al proprio fianco.

Le razze utilizzate per la selezione del Dobermann sono varie e non si conoscono tutte con certezza. La base di partenza fu il Pinscher - per l'esattezza una femmina fuori taglia chiamata in un primo momento Bismarck e poi cambiata in Bismart per evitare di offendere il primo Cancelliere Otto von Bismarck - e vennero poi introdotti lo Stoppelhopser l'antenato dell'attuale Pastore Tedesco ed oggi completamente estinto come anche il cane da Macellaio progenitore dell'attuale Rottweiler usato come bovaro, il levriero Greyhound, il Beauceron -da notare le somiglianze morfologiche e caratteriali tra le due razze ed il fatto che, in tempi non lontani, il Dobermann venisse chiamato Baruch- , il Manchester black and tan terrier ed infine l'Alano blu ed il bracco di Weimar che si riscontrano tuttora nei soggetti di colore "blu" ed "Isabella".

La razza dobermann venne ufficialmente riconosciuta nel 1898, ben quattro anni dopo la morte del suo creatore. Il merito maggiore dell'istituzione di un libro genealogico sulla razza va ad Otto Göller, giudice nelle esposizioni tedesche, amico di Karl Friedrich ed allevatore e studioso della stessa. Göller allevava con il suffisso "Von Turingen" ed i primi Dobermann ad entrare nel libro delle origini tedesco furono i suoi Graaf Belling V. Gronland e Gerthilde V. Gronland.

Durante la prima guerra mondiale, i dobermann vennero impiegati nell'esercito tedesco per portare ordini al fronte, ricercare feriti e dispersi e per fare la guardia a prigionieri o depositi. Oggigiorno viene adoperato da moltissime associazioni di pubblica utilità come cane da ricerca e soccorso e da svariati eserciti come cane da difesa o da ricerca di stupefacenti ed esplosivi. Negli USA viene usato dai Marines che lo soprannominano "Devil Dog" a causa della particolare similitudine con le corna che assumono le orecchie quando vengono tagliate.

CARATTERE
Contrariamente a come viene spesso descritto, il dobermann è un cane pacifico e socievole, ma suscettibile. Affettuoso, attento, curioso, molto coraggioso, è spesso vittima di false leggende negative, come per esempio la crescita eccessiva del cervello con conseguente pazzia che deriverebbe dalla compressione dello stesso nella scatola cranica, che ne fanno una delle razze più discusse.

A sfatare il mito del "cervello che cresce più della scatola cranica" ovvero "del cranio che smette di crescere e schiaccia il cervello" - al di là dell'evidente contraddizione tra le due versioni - è sufficiente la constatazione che la compressione della massa cerebrale, anche in misura minima, creerebbe evidenti problemi non solo a livello di umore e di carattere, ma anche a livello motorio e sensoriale. In altri termini, qualsiasi essere vivente dotato di encefalo racchiuso in scatola cranica, che si trovasse in tali condizioni, avrebbe progressive difficoltà nella deambulazione, nel controllo sfinterico, nell'orientamento e nell'equilibrio, oltre a evidenti deficit visivi, uditivi e sensoriali in genere, fino alla morte, dovuta al graduale e inarrestabile deterioramento cerebrale.

Classificato come cane da difesa, presenta un ottimo livello di addestrabilità. Legatissimo alla famiglia nella quale vive, necessita di un costante contatto con il suo padrone che venera e difende fino alla morte. Dimostra grande delicatezza, premura ed attenzione verso i bambini. È un ottimo compagno di giochi, sempre allegro, molto paziente e tollerante. Naturalmente è indispensabile che i bambini vengano educati al rispetto del cane (ma questo vale per ogni tipo di animale) e che durante il gioco sia presente un adulto.

DESCRIZIONE
Cane di taglia medio-grande, costruzione "nel quadrato" (altezza al garrese=lunghezza del tronco), atletico e slanciato. Muscoloso ma complessivamente leggero, non deve mai dare l'impressione di pesantezza. Linea dorsale retta. Coda tradizionalmente amputata corta, se lasciata integra è sottile, di media lunghezza. Testa piccola, assi cranio-facciali paralleli, stop poco marcato, occhi piccoli, orecchie inserite in alto (tradizionalmente amputate in modo caratteristico, tale da mantenerle erette, se integre sono lunghe e pendenti), collo slanciato ed elegante. Il pelo è sempre raso e lucido. Il colore più comune è il nero focato, ma viene ammesso dallo standard anche il marrone focato; altri colori non riconosciuti dallo standard FCI sono il blu focato, l'isabella e l'albino. Per quanto riguarda il manto blu ed Isabella, dal 1995 non sono più accettati e non è stata più permessa la riproduzione agli individui di quel tipo, in quanto si è scoperto che il gene che attribuiva il colore del manto era lo stesso che poi causava al cane una forma di alopecia (perdita del pelo su tutto il corpo con formazione di croste tendenti all'infezione) detta del Mutante di Colore.

COMPORTAMENTO CON GLI UMANI
Il dobermann risulta estremamente equilibrato con gli umani, è capace di rendersi conto in fretta della situazione che gli si prospetta, prendendo la decisione più appropriata. Molti fattori contribuiscono al carattere del cane, e quasi sempre dipendono dal tipo di educazione impartitagli, dall'uso che il padrone vuole fare dell'esemplare, adatto ad ogni tipo di richiesta/circostanza; bisogna comunque ricordare che si parla di una razza profondamente affettuosa, curiosa e leale con il padrone, che tende a legare eccessivamente con il soggetto che riconosce come tale, ma anche con la famiglia di questo. Una buona socializzazione ed un proprietario dal comportamento coerente, che sappia impartire una ferma educazione, danno la possibilità di godere di un cane dalle qualità e dall'intelligenza sicuramente fuori dal comune

 

 
 
 

IL CANE CORSO

Post n°12 pubblicato il 14 Febbraio 2012 da claudiaiubire
Foto di claudiaiubire

STORIA
Si tratta di una razza molto diffusa, fino agli anni 1950 e in epoche più remote nel resto d'Italia. Morfologicamente appartiene al gruppo molossoide e dal punto di vista funzionale ai cani da presa; per tipologia è molto probabilmente collegato filogeneticamente a quei cani grandi e combattivi di cui vi è testimonianza sin dall'antichità (v. bassorilievi assiri 669-633 a.C.).

I briganti del meridione spesso si avvalevano di cani corsi oltre che di mastini napoletani, i quali servivano per fare la guardia nei rifugi e percepire a distanza l'avvicinarsi del nemico. Alcuni briganti avevano cani corsi innaturalmente feroci, abituati addirittura a cibarsi di carne umana. Famosi quelli del famigerato e sanguinario Francesco Mozzato, detto "bizzarro". Costui dal 1802 fu a capo di una banda che compì una lunga serie di atrocità in Calabria. Aveva sempre con sé numerosi cani, che nutriva con carne umana. Li aizzava anche a inseguire e sbranare i nemici fuggitivi dopo i conflitti a fuoco, come accadde a un ufficiale francese addetto allo stato maggiore del generale Partoneaux. Quando la compagna di Bizzarro decise di ucciderlo perché il brigante aveva ammazzato a sangue freddo il loro figlio neonato, la donna dovette chiedergli con una scusa di mettere alla catena il suo cane corso, affinché non proteggesse il padrone come faceva sempre. Bizzarro non fu il solo a compiere simili mostruosità. Nello stesso periodo anche Giuseppe Rotella detto "il boia", che tenne nel terrore la zona di Catanzaro, si divertiva a far sbranare dai suoi cani corsi le sue vittime, che fossero soldati nemici o viandanti. Un altro, Paolo Mancuso, detto "parafante", dopo avere sorpreso e sterminato un reparto di soldati fece mettere il loro comandante, tenente Filangieri di Garafa, in un grande pentolone in cui si faceva il formaggio, facendolo bollire. Il cadavere fu poi dato in pasto ai cani. Alcuni cani corsi erano tristemente famosi e attivamente ricercati dai soldati, come scrisse il generale Antonio Iannelli:

L'utilizzo dei cani corsi da parte dei briganti continuò anche contro l'esercito sabaudo prima e italiano poi durante il periodo 1860-70 circa. Per questo motivo le autorità militari del Regno d'Italia (nel caso dell'Abruzzo dal maggiore generale Chiabrera, con ordinanza da Aquila del 25 ottobre 1862) emanarono il seguente ordine: "Dalle ore 24 italiane tutti i cani tanto dentro l'abitato, che in campagna dovranno essere rinchiusi, quelli che si troveranno fuori saranno immediatamente uccisi".[1]. Da notare che tali atti non rispecchiano affatto il temperamento dei normali cani corsi, che pur essendo eccezionali guardiani sono una razza estremamente equilibrata e affidabilissima per il padrone e la famiglia.

CARATTERE
Il Cane Corso si attacca molto al proprio padrone ed è molto sensibile al suo umore; è di indole dolce e pacata, leale e protettiva. Ama il contatto con il proprio padrone e ne ha molto bisogno. Può essere estremamente discreto e intelligente, riuscendo a cogliere tutto quello che succede intorno a sé. È un cane molto plasmabile ed assume il comportamento che il padrone gli richiede. Trattato come cane da compagnia resta affabile con tutti. Addestrato per compiti particolari (difesa personale, caccia al cinghiale, etc.) rivela estremo ardimento e potenza. Può essere ostile verso altri cani, specialmente se grandi e dello stesso sesso.

CARATTERISTICHE
Brachicefala: La sua lunghezza totale raggiunge i 3,6/10 dell'altezza al garrese. La larghezza bizigomatica, pari alla lunghezza del cranio, è superiore alla metà della lunghezza totale della testa, raggiungendo i 6,6/10 di tale lunghezza. Gli assi longitudinali del cranio e del muso sono tra loro leggermente convergenti. Il perimetro della testa, misurato agli zigomi, è anche nelle femmine più del doppio della lunghezza totale della testa. La testa è moderatamente scolpita con arcate zigomatiche protese all'esterno. Pelle consistente ma piuttosto aderente ai tessuti sottostanti, liscia ed abbastanza tesa.
Denti: Bianchi, grandi, completi per sviluppo e numero. La chiusura deve essere prognata come da standard ufficiale dell'ENCI, riconosciuto a livello internazionale dalla FCI.[3] Canna nasale rettilinea, senza rughe, tartufo non retratto rispetto alla faccia anteriore del muso, conseguente angolo di 90° tra l'asse del naso e quello della faccia anteriore del muso stessa, lieve curvatura della mandibola, quadratura del muso mediante parallelismo delle facce laterali dello stesso, lieve convergenza degli assi cranio muso ed occhi in posizione sub frontale e ben larghi nel cranio. Va da se, una dentatura completa, con denti bianchi grandi ed incisivi inferiori e superiori impiantati in linea retta oltre ad una larghezza tra gli apici degli incisivi della mandibola non inferiore ai 4,5 cm.
Occhi: Di media grandezza rispetto alla mole del cane, in posizione sub-frontale, ben distanziati tra loro. Rima palpebrale ovaleggiante, bulbi oculari leggermente affioranti palpebre aderenti con margini pigmentati di nero. Gli occhi non devono lasciare scorgere la sclera. Nittitante fortemente pigmentata. Iride quanto più possibile scura in relazione al colore del mantello. Sguardo intelligente e vigile.
Orecchie: Di media grandezza in rapporto al volume della testa e alla mole del cane, ricoperti di pelo raso, di forma triangolare, con apice piuttosto appuntito e cartilagine spessa, inseriti alti, cioè molto al di sopra dell'arcata zigomatica, larghi alla base, pendenti, aderenti alle guance senza raggiungere la gola. Sporgenti alquanto all'esterno e lievemente rilevati nel loro punto di attacco, vengono portati semieretti quando il cane è attento.
Collo: Profilo superiore - Leggermente convessilineo. Lunghezza - Circa 3,6/10 dell'altezza al garrese e cioè pari alla lunghezza totale della testa; forma: Di sezione ovale, forte, molto muscoloso, con distacco della nuca marcato. Il perimetro a metà lunghezza del collo è circa 8/10 dell'altezza al garrese. Armoniosamente fuso con garrese, spalle e petto il collo ha la sua direzione ideale a 45° rispetto al suolo e ad angolo pressoché retto con la spalla.
Tronco: Compatto, robusto e muscolosissimo. La sua lunghezza supera l'altezza al garrese dell'11%, con una tolleranza di ± 1. Linea superiore - Regione dorsale rettilinea con lieve convessità lombare.
Coda: Inserita piuttosto alta, grossa alla radice e relativamente affusolata alla punta. Solitamente viene amputata all'altezza della quarta vertebra.
Mantello: Corto ma non raso, a tessitura vitrea, brillante, aderente, presente sottopelo mai affiorante che si intensifica nella stagione invernale; al tatto risulta essere duro sul dorso, quasi ispido (detto anche pelo di vacca).
Colori: Nero, grigio piombo, ardesia, grigio chiaro, fulvo chiaro, fulvo cervo,formentino, fulvo scuro e tigrato (tigrature su fondo fulvo o grigio di varie gradazioni). Nei soggetti fulvi e tigrati è presente una maschera nera o grigia la cui estensione è limitata al muso e non deve superare la linea degli occhi. Ammessa una piccola chiazza bianca al petto, alla punta dei piedi e alla canna nasale.
Tartufo: Sulla stessa linea della canna nasale. Visto di profilo non deve sporgere sul margine verticale anteriore delle labbra ma trovarsi, con la sua faccia anteriore, sul medesimo piano verticale della faccia anteriore del muso,né avere la faccia anteriore inclinata all'indietro o essere rialzato rispetto al profilo della canna nasale (frequente negli ipertipi). Deve essere voluminoso, piuttosto piatto superiormente, con narici ampie, aperte e mobili. La pigmentazione è nera.
Muso: Molto largo e profondo. La larghezza del muso deve pressoché eguagliare la sua lunghezza che raggiunge i 3,4/10 della lunghezza totale della testa. La sua profondità supera del 50% la lunghezza del muso. Il parallelismo delle facce laterali del muso e la ripienezza e larghezza del corpo della mandibola fanno sì che la faccia anteriore del muso sia quadrata e piatta. La canna nasale è rettilinea e piuttosto piatta. Il profilo inferiore-laterale del muso è dato dalle labbra superiori. La regione sottorbitale mostra un lievissimo cesello.
Labbra: Piuttosto consistenti. Le labbra superiori, viste di fronte, determinano alla loro disgiunzione una "U" rovesciata e, viste di lato, si presentano moderatamente pendenti. Commessura moderatamente evidente e che rappresenta sempre il punto più basso del profilo laterale inferiore del muso. Il pigmento è nero.
Guance: Regione masseterina piena ed evidente ma non ipertrofica.

ADATTO PER
Bovaro, porcaro
Difesa personale
Difesa del territorio
Compagnia
Caccia grossa

 
 
 

IL CANE BOLOGNESE

Post n°11 pubblicato il 14 Febbraio 2012 da claudiaiubire
Foto di claudiaiubire

STORIA
Il famoso cinologo Angelo Vecchio nel1912 definì i Bolognesi, "Bichon italiani"; la parola Bichons deriva da "barbicon" e cioè "piccolo barbet", minuscoli cani di lusso bianchi dalla forma nana del barbet e anche imparentati con i barboncini come afferma Stefano Letard in I CANI (tradotto dal Dott. Alberto Peyrot a pg 123 paragrafo con titolo Bichons dell'ediz. S.A.I.E.). Il Bolognese fa parte di questa grande famiglia che comprende Coton de Tuléar, cane del Madagascar dal pelo estremamente lungo e morbido simile al cotone (bianco o bianco e nero), Bichon di Tenerife vecchio nome del Bichon à poil frisé, cane bianco dal pelo riccio a forma di cavatappi (secondo il Kennel Club francese anni '30 e poi quello inglese e americano anni '70 - CANI di W. Boorer - Avallardi pg 75), Bichon di Giava (probabilmente estinto) e Maltese, cane dal pelo lunghissimo e liscio (bianco),in generale, tutti piccoli cani bianchi originari del bacino del Mediterraneo e più precisamente dalla Dalmazia dal 500 a. C. chiamati da Aristotele "melitensi", di cui il Bolognese ripete lo standard dell'ultimo nominato con poca differenza e che si diffuse per mezzo del commercio marittimo su navi greche e fenicie. Si narra infatti che alcuni esemplari di questa antica razza siano stati utilizzati sulle navi mercantili per la caccia a pericolosi roditori, quasi a sostituire i gatti. È una razza di origine molto antica, nota già al tempo dei Romani e più nello specifico delle matrone come mostrano molte immagini su vasi, terrecotte e documenti scritti di Cicerone, Plinio il Vecchio e di Strabone. Razza ancor più famosa nell'XI secolo per la sua ineguagliabile bellezza e regalità a discapito del fatto di non essere molto popolare. Bisogna però ricordare che le fonti dell'epoca antica sono purtroppo rare e contradditorie, come del resto accade per tante altre razze. Si conoscono varie rappresentazioni pittoriche del Rinascimento (342 cani di razza - edizioni De Vecchi) accanto a nobildonne e dame di Bologna e Ferrara (P. Scanziani - Enciclopedia del cane Pg 164) in atteggiamenti affettuosi con il piccolo peluche, tra cui lo splendido quadro esposto al Museo Nazionale di Napoli di Pieter Brueguel e in quadri dei grandi Tiziano, Goya, Vatteau, Durer(1471 - 1528) e Abrham Bosse(1604 - 1676) (da: Solo Cane - 58 razze da conoscere n1 Bimestrale). La razza si diffuse in Italia e non necessariamente a Bologna (Francia in particolare a Boulogne e Spagna ne rivendicano le origini) e, intorno al 1200, fu adottata dalle corti italiane ed europee, che ne decretarono il meritato successo. Il Filippini di Bologna, verso la fine del 1600, portò alcuni esemplari alla corte del Re Sole e, nel 1700, li fece giungere in Russia dove furono e sono ancora oggi, allevati con grande devozione. Amato da Cosimo III de' Medici (1398 - 1464) che, addirittura ne donò 8 ai potenti di Bruxelles (P. Scanziani - Enciclopedia del cane Pg 164), idolatrato dalla famiglia Gonzaga, gioiello aristocratico adorato dalla marchesa di Pompadour (la favorita di re Luigi XV), da Caterina di Russia (1684 - 1727), dono alla futura regina Maria Josè da parte di Umberto di Savoia e regalo del duca d'Este a Filippo II (re di Spagna dal 1556 al 1598) che meravigliato dichiarò la comune constazione: il Bolognese è "quanto di più regale potesse offrirsi in dono a un imperatore". Secondo P. Scanziani nella sua Enciclopedia del cane, nel 1640 fu persino scritto un romanzo dedicato al Bolognese (della sorella dello scrittore) dal poeta burlesco, antiaccademico e antipreziosista francese Paul Scarron(Parigi 1610 - ivi 1660). Dopo la Seconda guerra mondiale questo piccolo cane rischiò di scomparire in quanto, come simbolo della monarchia, veniva considerato con diffidenza; solo a metà del '900 la razza è stata recuperata dagli allevatori italiani, i due più meritevoli, secondo Enciclopedia del cane di P. Scanziani (I.G. De Agostini Novara 1981 pg 164), furono nel 1950 l'allevamento di F.C. Casabella e nel 1970 quello di M. Persichi.

DESCRIZIONE
È un cane di piccola taglia di colore bianco candido. Si distingue dal Bichon Frisé perché il lungo pelo si solleva dal corpo terminando nelle punte a "fiammella" le quali, similmente alla lana, dopo il lavaggio possono tendere all'infeltrimento.

CARATTERE
È un cagnolino pacifico e brillante nell'apprendimento, il compagno ideale per gli anziani ma anche per tutta la famiglia, un vero camminatore sia al guinzaglio che in borsetta. Allegro, docile, solo in apparenza poco vivace, mai impertinente, giocherellone, furbo e intelligentissimo, adatto all'addestramento, eccezionalmente affettuoso, dolce e paziente, molto attaccato a tutti i membri della famiglia, non abbaia molto e non da alcun fastidio se vive in appartamento anche perché troppo freddoloso per vivere all'aperto. È un cane molto dosato che non soffoca il padrone essendo capace di accontentarsi della sua sola compagnia, del tempo che gli dedica ed è pronto a fermarsi se si stanca. il Bolognese non esita a dimostrare costantemente uno struggente amore per il proprio padrone,suo importante punto di riferimento, infatti non si allontana da lui neppure per un possibile inseguimento di una preda dato che il suo istinto di caccia è molto limitato. Grazie ad un udito particolarmente sviluppato è però ottimo per la guardia in casa e, pur abbaiando di rado, si fa sentire se incontra estranei nel suo territorio (peraltro non tanto amati essendo molto diffidente).

SVILUPPO
Esistono ben pochi allevamenti di Bolognesi al di fuori dell'Italia e questo crea dei problemi per lo sviluppo ed il mantenimento della razza, dato anche che le poche migliaia di esemplari esistenti sono spesso consanguinee

 
 
 

IL GATTO SIAMESE

Post n°10 pubblicato il 13 Febbraio 2012 da claudiaiubire
Foto di claudiaiubire


STORIA
Il siamese sbarcò in Europa per la prima volta nel 1871 al Cat Show di Londra, nel 1880 il re del Siam regalò due coppie di siamesi a Owen Gould, console inglese a Bangkok, che ne fece mostra a Londra. Nel 1890 raggiunsero anche l'America dove ebbero enorme successo tanto che agli inizi del novecento la razza era tra le più amate. Inghilterra e Thailandia sono rimaste però per tanto tempo le due patrie di maggior selezione e diffusione del siamese, con il tempo utilizzato per ibridare moltissime altre razze. Per un lungo periodo infatti il suo successo fu oscurato da razze che vedevano nel siamese la loro nascita (quelle ad occhi azzurri). Negli Anni Sessanta, la voglia di rinnovamento toccò anche questa razza, che venne modificata ed estremizzata: nacque così il Siamese attuale.

CARATTERISTICHE
Taglia: il siamese è un gatto di taglia media, originariamente (agli inizi del '900 fino alla fine degli anni '50) era un gatto con tratti moderatamente orientali. (vedi Gatto Thai) Il siamese di oggi è un gatto lungo, spigoloso ed estremo.
Zampe: lunghe e sottili con piedi piccoli e ovali.
Collo: slanciato, muscoloso e arcuato, come pure la coda che deve essere molto lunga e sottile.
Testa: è molto tipica, di forma triangolare è caratterizzata dall’allineamento tra la punta del naso e le grandi orecchie larghe alla base e lunghe attaccate basse. Profilo a forma di cuneo.
Occhi: di forma ovale o a mandorla e posizionati in obliquo rispetto alla canna nasale. Il loro colore blu, più profondo e puro, è addirittura leggendario.
Mantello: setoso, sottile e molto aderente al corpo.
Colori: il corpo del siamese è di colore uniforme bianco-crema con zone di colorazione più scure chiamate points che ricoprono orecchie, maschera, coda, zampe e parte degli arti. Vi sono diverse colarazioni di points (seal, blue, chocolate, lilac, tortie, tabby blue/crema, rosso, crema).

CARATTERE E CURE
Il siamese è un gatto particolarmente fedele al chi si prende cura di lui. Da molti è considerato il più addestrabile e calmo dei gatti, non è raro infatti potergli insegnare a passeggiare a guinzaglio. È un gatto estroverso e di indole vivace, molto comunicativo instaura un rapporto molto esclusivo con gli umani che meritano la sua simpatia. Pur essendo un gatto molto affettuoso non è adatto a tutti, la sua voce e i suoi vocalizzi infatti sono molto particolari.

Grazie a questa caratteristica è però un micio che riesce quasi a dialogare con le persone. Decisamente agile e longilineo fa acrobazie dentro casa e la sua energia deve trovare sfogo nel gioco, per poi appollaiarsi sulle spalle di chi gli sta accanto e passare con lui tutta la serata. Con un pelo molto morbido e setoso non necessita di particolari cure se non del passaggio di un panno di daino per lucidare il pelo e togliere i peli morti. L'alimentazione dev'essere proteica e di alta qualità, non affidarsi quindi al fai da te ricco unicamente di carboidrati.

 
 
 
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