Il mondo che vorrei

Post N° 47


Gates, Rockefeller e la Rivoluzione verde in Africa Tenendo ben presente i retroscena della Rivoluzione verde di Rockefeller degli anni '50, diventa ancora più curioso constatare che la stessa fondazione Rockefeller, assieme alla fondazione Gates che sta adesso investendo milioni di dollari per preservare tutti i semi contro un possibile scenario "apocalittico", stia anche partecipando a un progetto noto come "L'Alleanza per una rivoluzione verde in Africa".   AGRA è un'alleanza con la stessa fondazione Rockefeller che ha dato vita alla "Rivoluzione genetica". Ce lo conferma uno sguardo al suo consiglio d'amministrazione, il cui presidente è nientedimeno che l'ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. Nel suo discorso d'insediamento al Forum economico mondiale di Città del Capo nel giugno 2007, Kofi Annan ha dichiarato: "Accetto con gratitudine questa sfida e ringrazio la fondazione Rockefeller, la fondazione Bill & Melinda Gates, e tutti coloro che sostengono la nostra campagna per l'Africa".  Il consiglio di amministrazione dell'AGRA conta tra le sue file anche Strive Masiyiwa, fiduciario sudafricano della fondazione Rockefeller, Sylvia M. Mathews, della fondazione Bill & Melinda Gates, Mamphela Ramphele, ex direttore generale (2000-2006) della Banca mondiale, Rajiv J. Shah, della fondazione Bill & Melinda Gates, Nadya K. Shmavonian, della fondazione Rockefeller, Roy Steiner, della fondazione Bill & Melinda Gates. Inoltre Alliance for AGRA include Gary Toenniessen, direttore generale della fondazione Rockefeller, e Akinwumi Adesina, direttore associato della stessa fondazione.  Per completare i ranghi, il Programmes for AGRA include Peter Matlon, direttore generale della fondazione Rockefeller, Joseph De Vries, direttore del Programme for Africa’s Seed Systems e direttore associato della fondazione Rockefeller, e Akinwumi Adesina, direttore associato della stessa fondazione. Proprio come la vecchia e fallita Rivoluzione verde in India e Messico, anche la nuova Rivoluzione verde per l'Africa è di tutta evidenza una priorità assoluta per la fondazione Rockefeller.  Anche se fino a questo momento mantengono un profilo basso, si pensa che la Monsanto e i giganti dell'agroalimentare OGM intendano usare l'AGRA di Kofi Annan per diffondere i loro semi OGM brevettati in tutta l'Africa sotto la falsa etichetta di "biotecnologia", il nuovo eufemismo per i semi brevettati bioingegnerizzati. Per il momento la Repubblica sudafricana è il solo paese in cui sono legalmente consentite le piantagioni di OGM. Nel 2003 il Burkina Faso ha autorizzato piantagioni sperimentali. Nel 2006 il Gana, patria di Kofi Annan, ha messo a punto un progetto di legislazione e alcuni importanti funzionari hanno manifestato l'intenzione di continuare le ricerche sulle piantagioni di OGM.  L'Africa è il prossimo obiettivo della campagna del governo statunitense per la diffusione degli OGM a scala mondiale. I suoi ricchi terreni ne fanno un candidato ideale. Non c'è da sorprendersi se molti governi africani si attendono il peggio dagli sponsor di questa tecnica, visto che nel continente sono stati avviati un mare di progetti di ingegnerizzazione genetica e di biosicurezza con lo scopo dichiarato d'introdurre gli OGM nei loro sistemi agricoli: sponsorizzazioni offerte dal governo americano per addestrare gli scienziati africani nell'ingegneria genetica, progetti di biosicurezza finanziati dall'USAID (United States Agency for International Development) e dalla Banca mondiale, ricerche sugli OGM che coinvolgono i raccolti alimentari indigeni.  La fondazione Rockefeller, che sta lavorando da anni (in gran parte senza successo) per promuovere progetti destinati a introdurre le coltivazioni di OGM in Africa, ha finanziato ricerche sull'applicabilità del cotone OGM nelle pianure sudafricane di Makhathini.  La Monsanto, che è saldamente introdotta nell'industria sudafricana dei semi, sia ibridi che OGM, ha messo a punto un ingegnoso programma destinato ai piccoli agricoltori, noto come campagna dei "Semi della speranza", per consentire ai contadini poveri di avviare la rivoluzione verde, cui faranno naturalmente seguito i semi OGM brevettati dalla multinazionale. [6]  La multinazionale svizzera Syngenta AG, uno dei "Quattro cavalieri dell'apocalisse OGM", sta riversando milioni di dollari in un nuova struttura a Nairobi per sviluppare un mais OGM in grado di resistere agl'insetti. La Syngenta fa anche parte del CGIAR.[7] Andiamo nelle Svalbard È semplice trascuratezza filosofica? Che cosa spinge le fondazioni Gates e Rockefeller a favorire, assieme e nello stesso momento, la proliferazione in Africa di semi brevettati, e dei semi Terminator in corso di brevettazione, un processo che, come già è successo in tutto il resto del mondo, distrugge le varietà di semi quando viene introdotta la monocoltura agroalimentare industrializzata? E che cosa li spinge ad investire allo stesso tempo decine di milioni di dollari per proteggere ogni varietà di semi conosciuta in una banca dell'apocalisse a prova di bomba vicino al circolo polare artico, "in modo che la diversità genetica possa essere conservata per i tempi a venire" per usare le loro stesse parole?  Non è un caso che le fondazioni Gates e Rockefeller stiano portando avanti una Rivoluzione verde in Africa nello stile OGM, proprio quando finanziano discretamente "La banca genetica dell'Apocalisse" nell'arcipelago delle Svalbard. I giganti dell'agroalimentare sono oberati di lavoro nel progetto Svalbard.   E in effetti l'intera operazione Svalbard e la gente che vi partecipa fanno venire in mente le peggiori scene di un best-seller di Michael Crichton, Andromeda, un thriller fantascientifico in cui l'intera razza umana veniva minacciata da un morbo mortale di origine extraterrestre che provocava una rapida e fatale coagulazione del sangue. Nelle Svalbard, il futuro deposito di semi più sicuro al mondo verrà sorvegliato dai poliziotti della Rivoluzione verde OGM: le fondazioni Rockefeller e Gates, la Syngenta, la DuPont e il CGIAR.   Il progetto Svalbard verrà gestito dalla GCDT (Global Crop Diversity Trust). Ma che cos'è quest'organizzazione cui viene affidato l'imponente compito di conservare tutte le varietà di semi al mondo? Il GCDT è stato fondato dalla FAO (Food and Agriculture Organisation) e dalla Bioversity International (in precedenza, International Plant Genetic Research Institute), una filiazione del CGIAR.  Il consiglio d'amministrazione del Global Crop Diversity Trust, che ha sede a Roma, è presieduto da Margaret Catley-Carlson, una canadese che fa anche parte del comitato consultivo del Group Suez Lyonnaise des Eaux, una delle più grandi aziende private mondiali del settore idrico. Fino al 1998, Catley-Carlson è stata anche presidente del Population Council, con base a New York, un'organizzazione creata nel 1952 da John D. Rockefeller per ridurre la popolazione e diffondere il programma eugenetico della famiglia Rockefeller con la scusa di promuovere la "pianificazione familiare", i mezzi contraccettivi, la sterilizzazione, e il "controllo della popolazione" nei paesi in via di sviluppo.  Tra gli altri membri del consiglio di amministrazione del GCDT troviamo figure notevoli.  Lewis Coleman, ex dirigente della Bank of America e attualmente capo della Hollywood DreamWorks Animation, che dirige anche il consiglio di amministrazione della Northrup Grumman Corporation (una delle più grandi industrie belliche statunitensi appaltatrice del Pentagono).  Il brasiliano Jorio Dauster, che è anche presidente del consiglio di Brasil Ecodiesel ed è stato ambasciatore del Brasile presso l'Unione europea e capo negoziatore del debito estero per conto del Ministero delle finanze del suo paese. Dauster è anche stato presidente dell'Istituto brasiliano per il caffè e coordinatore del Progetto per la modernizzazione del sistema brevettuale brasiliano, incarico che comporta tra l'altro la legalizzazione dei brevetti sui semi geneticamente modificati, operazione fino a poco tempo fa vietata dalle leggi del paese.  Cary Fowler è il direttore esecutivo del fondo. Fowler è stato professore e direttore della ricerca nel dipartimento di studi internazionali sull'ambiente e lo sviluppo dell'università norvegese di scienze della vita. È stato anche consigliere senior del direttore generale di Bioversity International, dove rappresentava i Future Harvest Centres del CGIAR (Consultative Group on International Agricultural Research) nei negoziati sull'International Treaty on Plant Genetic Resources. Negli anni '90 ha diretto l'International Program on Plant Genetic Resources della FAO. Ha preparato il progetto e ha visionato i negoziati del Global Plan of Action for Plant Genetic Resources della FAO, adottato da 150 paesi nel 1996. È stato anche membro del National Plant Genetic Resources Board statunitense e del comitato dei garanti dell'International Maize and Wheat Improvement Center in Messico, un altro progetto della fondazione Rockefeller e del CGIAR.   L'indiano Mangala Rai è segretario del DARE (Department of Agricultural Research and Education) indiano, e direttore generale dell'ICAR (Indian Council for Agricultural Research). È anche membro d'amministrazione dell'IRRI (International Rice Research Institute) della fondazione Rockefeller, che ha promosso il primo grosso esperimento sugli OGM a livello mondiale, il super acclamato "Riso d'oro" che risultò un fallimento. Rai è stato membro d'amministrazione del CIMMYT (International Maize and Wheat Improvement Center) e membro del consiglio esecutivo del CGIAR.  Tra i donatori, o angeli finanziari, del Global Crop Diversity Trust sono presenti "tutti i soliti sospetti" per usare le parole di Humphrey Bogart nell'indimenticabile Casablanca: oltre alle fondazioni Rockefeller e Gates, i giganti dell'OGM DuPont-Pioneer Hi-Bred, Syngenta, CGIAR e USAID, l'agenzia per l'aiuto allo sviluppo del dipartimento di stato americano da sempre attivamente pro OGM. A quanto sembra dunque, a guardia del pollaio dell'umanità, il negozio della diversità mondiale dei semi a Svalbard, avremo i furbastri degli OGM e della riduzione della popolazione. [8]