club dei cartoni

il paese dei bugiardi


C'era una volta, làdalle parti di Chissà,il paese dei bugiardi.In quel paese nessunodiceva la verità,non chiamavano col suo nomenemmeno la cicoria:la bugia era obbligatoria.Quando spuntava il solec'era subito uno prontoa dire: "Che bel tramonto!"Di sera, se la lunafaceva più chiarodi un faro,si lagnava la gente:"Ohibò, che notte bruna,non ci si vede niente".Se ridevi ti compativano:"Poveraccio, peccato,che gli sarà mai capitatodi male?"Se piangevi: "Che tipo originale,sempre allegro, sempre in festa.Deve avere i milioni nella testa".Chiamavano acqua il vino,seggiola il tavolinoe tutte le parolele rovesciavano per benino.Fare diverso non era permesso,ma c'erano tanto abituatiche si capivano lo stesso.Un giorno in quel paesecapitò un povero omettoche il codice dei bugiardinon l'aveva mai letto,e senza tanti riguardise ne andava intornochiamando giorno il giornoe pera la pera,e non diceva una parolache non fosse vera.Dall'oggi al domanilo fecero pigliaredall'acchiappacanie chiudere al manicomio."È matto da legare:dice sempre la verità"."Ma no, ma via, ma và...""Parola d'onore:è un caso interessante,verranno da distantecinquecento e un professoreper studiargli il cervello..."La strana malattiafu descritta in trentatré puntatesulla "Gazzetta della bugia".Infine per contentarela curiositàpopolarel'Uomo-che-diceva-la-veritàfu esposto a pagamentonel "giardino zoo-illogico"(anche quel nome avevano rovesciato...)in una gabbia di cemento armato.Figurarsi la ressa.Ma questo non interessa.Cosa più sbalorditiva,la malattia si rivelò infettiva,e un po' alla volta in tutta la cittàsi diffuse il bacillodella verità.Dottori, poliziotti, autoritàtentarono il possibileper frenare l'epidemia.Macché, niente da fare.Dal più vecchio al più piccolinola gente ormai dicevapane al pane, vino al vino,bianco al bianco, nero al nero:liberò il prigioniero,lo elesse presidente,e chi non mi credenon ha capito nienteGianni Rodaridedicato a Romina buon natale tanti auguri