ANIME IN VIAGGIO

VIOLENZA ED ABUSO SUI MINORI (terza parte)


Generalizzando, secondo l’interpretazione classica (come Freud nel 1905 e Fenichel nel 1945, per esempio), la pedofilia rappresenta una scelta oggettuale narcisistica, nel senso che il pedofilo generalmente vede il minore come un’immagine riflessa di sé stesso bambino.            Molti autori inoltre ritengono che alla base della pedofilia vi sia l’angoscia di castrazione che impedisce l’accesso alla sessualità matura, genitale.            Il pedofilo è attratto, ad esempio, da una bambina e non da una donna in quanto spaventato dalla penetrazione vaginale.            Nel rapporto con una minore può infatti evitarla o comunque affrontarla da una posizione di presupposta “superiorità”.            I pedofili venivano anche considerati, in passato come tuttora, individui impotenti e deboli che cercavano i minori come oggetti sessuali in quanto questi ponevano minori resistenze, avevano minori aspettative e creavano minore ansia rispetto ai partner adulti, permettendo così ai pedofili di evitare l’ansia di castrazione.            Nella pratica clinica si evidenzia come molti pedofili soffrano di patologie narcisistiche del carattere (come accennato poc’anzi), la cui nota distintiva è la fragilissima auto-stima; l’attività sessuale con minori pre-puberi può, quindi, puntellare in qualche modo la fragile stima di sé del pedofilo.            Questi individui assumono ed elaborano spesso atteggiamenti, facilizzati a volte anche dalla professione svolta, con i quali possono interagire con i minori perché le risposte idealizzanti di questi ultimi li aiutano a mantenere un’immagine positiva di sé stessi.            I pedofili hanno, inoltre, una spiccata quanto perversa abilità nell’individuare quei minori che sono più fragili a causa della mancanza di affetto e di attenzione da parte della famiglia; si presentano quindi gentili ed affettuosi, generosi di regali e compagnia proponendo, solo DOPO aver instaurato una dipendenza affettiva, le proprie richieste sessuali.            Approfittano quindi della fragilità del minore, del suo bisogno di affetto e di rassicurazione.            Il pedofilo spesso idealizza i bambini e quindi l’attività sessuale con loro comporta la fantasia inconscia di fusione con un oggetto ideale o di ristrutturazione di un Sé giovane.            Secondo Gabbard (2002), l’ansia relativa all’invecchiamento ed alla morte può essere ridimensionata attraverso l’attività sessuale con bambini.            Nel 1976 il sessuologo Hertof (Copenaghen) nel suo manuale di sessuologia clinica, diede la seguente definizione della pedofilia : “un pedofilo è una persona (quasi sempre un uomo) che si sente particolarmente attratto da persone le quali, dal punto di vista dell’età, si trovano nel periodo precedente, durante o appena dopo la pubertà.            E’ caratteristico che, nella misura in cui il/la giovane oggetto delle sue attenzioni raggiunge un pieno sviluppo fisico, diminuisce la sua capacità di attrarre il pedofilo”.            Molti pedofili sono stati a loro volta vittime di abusi sessuali nella loro infanzia; la perversione assolve, allora, alla funzione di rivivere in maniera attiva l’antico trauma sessuale che, nell’atto perverso è annullato e rielaborato in forma di piacere, costituendo una sorta di rivincita simbolica in cui il minore abusato passa dal ruolo di vittima a quello di aggressore, a maggior riprova della fragilità della personalità del pedofilo stesso.             Ciò non significa naturalmente che tutti i minori violentati diventeranno inevitabilmente pedofili, un giorno.            Molto dipende dalla circostanza specifica e da diverse variabili intervenienti quali età del minore, forma e qualità del vissuto del trauma, ambiente in cui il minore è inserito, ambiente in cui la violenza è stata consumata etc etc.            I pedofili infine sono spesso differenziati a seconda che presentino un blocco evolutivo od una regressione.            Nel primo caso il soggetto manifesta, fin dall’adolescenza, una preferenza verso individui più giovani e di sesso maschile.            Tende inoltre ad avere molte vittime che non rientrano nella sua cerchia familiare, ma vengono ricercate all’esterno, in modalità peripatetica, ovvero itinerante ed occasionale.            Nel secondo caso, invece, il soggetto regredito comincia a manifestare solo in età adulta interesse sessuale nei confronti di bambine, all’interno dell’ambiente familiare, tendendo ad avere poche, selezionate vittime.            Trattiamo ora velocemente, come preannunciato, una ulteriore forma di questa perversa parafilia: il Pedo-sadismo.            E’ questa una forma degenerata della più generica pedofilia che si esprime non più attraverso l’affetto, per quanto morboso e sintomatico di un grave disturbo della psiche, verso i minori, bensì attraverso rapporti di violenza fisica e mentale.            I pedo-sadici sono spesso i genitori stessi (per lo più di sesso maschile) e gli educatori, sia laici che ecclesiastici.            Sono noti anche casi di madri (in misura inferiore, in verità) che si comportano da veri e propri aguzzini nei confronti dei figli ed in cui il pedo-sadismo rimane per lo più nascosto proprio perché esse stesse non sono consapevoli del reale carattere delle loro azioni respingendo con sincera ed energica indignazione l’accusa di pedo-sadismo, ritenendola infamante.            Tipico al riguardo il caso della latifondista ceca Dora Astremberg che aveva maltrattato il figlio fino a provocarne la morte e che nel 1942, ai giudici della Corte di Assise di Praga che le chiedevano se durante i maltrattamenti si fosse sentita eccitata sessualmente rispose affermativamente precisando tuttavia che se ne era resa conto soltanto quando i medici legali le avevano posto il medesimo quesito, mentre in precedenza non era consapevole di che tipo di eccitazione si trattasse.            Altro caso quello dell’insegnante austriaca Edith Kadivek, che fu condannata a Vienna nel 1924, la quale negò di aver punito gli allievi con l’unica motivazione del proprio appagamento sessuale.            Secondo la versione dell’imputata, nel corso del processo, i bambini erano pigri e disubbidienti, avevano pienamente meritato le punizioni ricevute e non erano stati affatto percossi in modo esagerato.            Il giurista tedesco Wulffen considerava i pedo-sadici un gruppo appartenente alla categoria dei delinquenti sessuali; essi maltrattano quasi soltanto bambini secondo una schema assolutamente ripetitivo ed uniforme, non commettendo praticamente mai atti sadici su esseri adulti. lord_lycan612 - post n°205 prima parte- post n°214 seconda parte