Donne e lettere

QUEL LICENZIAMENTO INGIUSTO E QUEL DOLORE PROFONDO


la lettera di un lettore del venerdì a Michele Serra sul Venerdì di Repubblica (1319 28 giugno 2013) ha introdotto una nuova parola per descrivere lo scoramento, il disagio, il senso di frustrazione di una persona da sempre di sinistra che vede questa sinistra diventare man mano altro da se stessa e da lui, potrei aggiungere da noi: dolore. Una parola grave, pesante, che dovrebbe far riflettere, se ne è ancora capace, la sinistra. Tutta la sinistra. Scrive il lettore (Guido Cosimo - Milano) "Caro Michele serra .....si sarà accorto che non sono abituato a scrivere, ma questa lettera mi è servita a tirar fuori un pochino del dolore che sto provando in questo momento ...." La moglie di questo lettore, che lui definisce con amore e tenerezza lavoratrice (tra le altre) seria e laboriosa, non incline a compromessi e con un alto senso morale, licenziata (con altre) senza una vera necessità, solo per delocalizzare alcuni comparti: una ingiustizia e una mancanza di responsabilità sociale. Come meglio avrebbe potuto rendere il sentimento che assale chi vive queste situazioni e i loro cari se non con la parola dolore? Un dolore ancora più inaccettabile se la tua parte politica, quella nata per combattere appunto i diritti dei lavoratori, il lavoro e la società, sembra sorda al richiamo delle sue radici e a quello di chi, nonostante tutto mantiene ancora un briciolo di speranza che, dice ancora Guido Cosimo, sentiamo più per senso del dovere...e per dignità nei confronti delle nostre due figlie..