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« IL CERVO FRA MITO E RELIGIONEDAL SOLE LA TEMPESTA PERFETTA »

LE CASTE NELLA TRADIZIONE DELL’INDIA

Post n°76 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da cielostellepianeti
Foto di cielostellepianeti

Negli inni sacri Rig–Veda, vi è un dio primordiale che avrebbe dato inizio all’universo, immolandosi come vittima e frazionando il suo corpo, originando in questo modo la divisione della società indiana.

Dal testo religioso emerge una struttura piramidale al vertice della quale stanno i sacerdoti o bramini, nati dalla bocca del dio e dunque sono i detentori del potere. A essi compete il compito di insegnare le sacre scritture indù e le celebrazioni di riti e sacrifici.

I nati dalle braccia del dio sono i nobili, principi e guerrieri che gestiscono il potere politico, mentre i nati dalle cosce sono i mercanti, artigiani e contadini che con il loro lavoro sostengono le due classi superiori. Infine coloro che, nati dai piedi del dio, cioè la parte più bassa del corpo, svolgono le mansioni più umili al servizio delle tre caste privilegiate.

Queste quattro categorie, indicate con il termine sanscrito var’a, che significa colore, sono suddivise nei colori bianco, rosso, giallo e nero: il bianco per i bramini, rosso per i guerrieri, giallo per i contadini e nero per i servitori.

Nella mentalità indiana i doveri sono sempre più importanti della coscienza personale, per cui nessuno ha valore in sé, ma solo rapportato al ruolo svolto all’interno della società.

Per mantenersi all’interno delle caste vi sono regole molto severe e tabù da non infrangere per non essere infettati. I matrimoni avvengono solo tra caste ritenute fra esse compatibili, quanto ai tabù, i bramini, per esempio devono mangiare da soli, a torso nudo, dopo aver purificato il corpo con il bagno.  

Oltre le quattro grandi caste vi sono gli esclusi, coloro che non hanno diritto alcuno perché considerati impuri. Sono i senza casta, gli intoccabili, singoli individui o gruppi fisicamente relegati ai margini della società, costretti a risiedere fuori dai villaggi, lontani dai centri abitati. Possono solo occuparsi di servizi ritenuti impuri, come lavatori di latrine, conciatori, spazzini, becchini.

Tentativi di eliminare completamente l’inflessibile, intollerante ordine sociale, non sono riusciti neppure a Gandhi, il padre dell’indipendenza indiana, che si adoperò per eliminare gli aspetti più umilianti della segregazione degli intoccabili.

La costituzione del 1950 ne segnò, formalmente, l’abolizione alla segregazione, senza tuttavia determinarne in modo definitivo il riscatto. In alcuni stati dell’India meridionale l’ortodossia braminica mantiene ancora l’intransigente ordine sociale che esilia i senza casta nel più rigoroso  apartheid.

 

 
 
 
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