storie di mondi

Le nostre vecchie lire


Fra le tante cose che conservo ci sono anche i centesimi di unità monetaria ormai disusati dagli ultimi anni della guerra, quando la lira ha iniziato a percorrere la strada della diminuzione del potere d'acquisto. Centesimi e lire residuati d'un tempo passato, ma non tanto remoto, se ancora posso, con la loro presenza, richiamarlo e trattenerlo nella memoria.Con quelli, la nonna raccontava, comprava gli anicini di liquerizia che costavano un centesimo ciascuno, allora chiamato "palanchin", una microscopica moneta di rame, analoga all'odierno centesimo dell'euro, con l'effige del re Vittorio Emanuele III. Tra i centesimi ci trovo anche qualche "palanca", ovvero il cinque centesimi, insieme a un paio di "palancòn"da dieci centesimi un poco più grande, che in effige porta al rovescio un'ape.Con il venti centesimi in nichel, detto il "vintin", nonna ci comprava dall'ortolano il "papasin", fatto con la farina di castagne.Sempre al tempo di nonna c'era anche una lira pur'essa di nichel, e quella da due lire, che recava in effige sul verso la faccia di Camillo Benso conte di Cavour, uno degli artefici del Regno d'Italia, chiamato per questo "Cavurrino" detto in dialetto "Caurin", perché i mantovani sono assolutamente refrattari al pronunciamento della consonante V. Ricordo ancora il mio stupore quando mi mostrò le dieci lire di carta, di colore blu e bianco e le cento lire, pure di carta, di colore ocraceo. Infine le mille lire color marrone e giallo con un bollo rosso, di una dimensione enorme, tanto che, scherzosamente o no, erano chiamate "linsoi" (lenzuola).Della regina della zecca, la moneta da cento lire coniata in oro, conservo solo la fugace visione (ma solo quella purtroppo), quando la scorsi nel cassetto dell'atavico comò, tra le pieghe dei lenzuoli odorosi di lavanda. C'era impressa l'effige del re con l'elmo in testa, espressione della sua vocazione guerriera, causa di tanti guai.C'erano ancora altre monete delle quali ho solamente sentito parlare, merce ormai da collezionismo, per esempio, le monete da venti lire coniate in oro, sempre con la testa del re, chiamate in dialetto "mareng", per assimilazione con il marengo francese (una moneta d'oro da venti franchi).