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SUBACQUEI E SOTTOMARINI

Post n°166 pubblicato il 02 Aprile 2013 da cielostellepianeti

In un testo di Erodoto risalente al 500 a.C. è contenuta la descrizione della prima attrezzatura da sub. In esso racconta come fu che a uno schiavo greco, a bordo della nave ammiraglia di re Serse I, venne la brillante idea di utilizzare una canna per nuotare sotto la superficie del mare.

Per avvisare la flotta greca di un imminente attacco avrebbe dovuto tuffarsi in mare, sperando di non essere scorto, correre a perdifiato fino a raggiungere le truppe greche. Il fattore tempo, però giocava a suo sfavore, sapendo che il re progettava l’attacco il mattino successivo. Per ritardare la partenza sarebbe ricorso al sabotaggio, tagliare tutte le cime di ancoraggio della flotta, in modo che le navi, in balia delle correnti cozzassero le une contro le altre. Solo se fosse riuscito a nuotare sott’acqua! L’illuminazione per risolvere il problema gli venne notando un fascio di canne palustri. Non visto dalle guardie si tuffò in mare, tagliò una canna resistente e vi soffiò dentro per assicurarsi che non fosse otturata, quindi aspettò il calare della sera e con la canna tra le labbra nuotò poco sotto la superficie  della flotta ancorata e, cima dopo cima, portò a termine il suo piano.

In seguito, racconta Erodoto, nuotò per 15 chilometri e  raggiunse le truppe greche.

 Il primo apparecchio subacqueo manovrabile, dopo che nel 1515 Leonardo Da Vinci progettò un sommergibile che non vide mai la luce crepuscolare del mare, fu costruito dall’olandese Cornelis Drebbel nel 1620.

Nel 1776 l’inventore americano David Bushnell ideò il Turtle, un tozzo veicolo con a bordo un solo uomo, azionato da una manovella che metteva in moto due viti.

L’US Navy lo utilizzò immediatamente nel porto di New York contro una nave da guerra inglese. L’apparecchio avrebbe dovuto aprire un foro nello scafo e posizionare una bomba, ma il piano non funzionò.

Nemmeno il Nautilos, un sottomarino inventato nel 1801 non diede i risultati sperati, ma a quell’epoca non s’immaginava ancora l’eventualità di una guerra sottomarina.

 A scatenare una vera euforia mondiale per gli abissi furono Jacques Piccard e Don Walsh, che portarono il sommergibile Trieste, il 23 gennaio del 1960, sul fondo della Fossa delle Marianne, quando nessun essere umano aveva ancora raggiunto quella profondità. Modelli analoghi alla struttura del Trieste furono realizzati e destinate alle missioni scientifiche, finché Jacques Cousteau non ideò veicoli più piccoli e agili, che da quel momento in poi, avrebbero fatto parte dell’equipaggiamento della sua nave oceanografica Calipso.

 L’era moderna fu inaugurata da Robert Ballard, che costruì il suo sommergibile, l’Alvin, nel 1964. La sua struttura all’epoca, fu considerata rivoluzionaria per il titanio usato al posto dell’acciaio, molto più resistente e più leggero.  Computer, telecamere, bracci robotizzati e numerosi apparecchi di misurazione, lo resero ideale per le esplorazioni scientifiche.

Vennero poi il Mir I e il Mir II, di creazione russa, utilizzati dal regista Cameron per raggiungere il Titanic e la Bismark, capaci di scendere fino a 6000 metri di profondità.

Non basta ancora. Per la conquista degli abissi, Graham Hawkes ideò un principio del tutto nuovo. I suoi Deep Flight hanno una sconcertante somiglianza con gli aerei: mentre le superfici alari dei veri aerei garantiscono la spinta ascensionale, il profilo alare del Deep Flight contrasta questa forza producendo un risucchio verso il basso. Scivola in giù con brusco angolo discendente e può eseguire curve come un caccia a reazione. Non ha limiti di profondità, velocissimo, con un resistentissimo involucro di ceramica e senza le ingombranti cisterne di zavorra liquida.

Nel futuro, a quanto pare, il viaggio sottomarino non vedrà più protagonista l’uomo, a sfidare gli abissi saranno una nuova generazione di veicoli subacquei bionici: i microrobot.

Sta entrando nella fase avanzata quanto iniziato anni fa con le sonde telecomandate prive di cavi, perciò saranno i robot che  attraverseranno gli oceani scambiandosi dati e trasmettendoli ai satelliti. Si va sempre più alla miniaturizzazione, con minuscoli sottomarini con la capacità di agire in modo coordinato e comunicare tra loro.

Che altro? Allo sbalordimento dei poveri pesci, davanti a prede tanto strane, chi ci pensa?   

 

 

 

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