DASEIN

Pagine come ali


Mi commuove il volto di quest’uomo. Mi conforta il suo sguardo schivo, del coraggio solitario, di una vita sobria eppure battagliera. Mi trasporta insieme a lui nelle caverne del pensiero, minatore lui sì, di una lingua e dei pensieri che nasconde. Cercatore delle linfe che generano quelle foglie sui rami della conoscenza che chiamiamo pensieri, giardiniere di quei fiori che sa far spuntare sui suoi rami, le sue parole, figlie di una cura che nessuno dedica più, né alla vita né alla riflessione né alla penna. Combatte la sua guerra senza ammazzare, cerca il suo obiettivo senza sparare, conosce un solo nemico ed è il non vero, il non vivo, il non palpitante. Unico anche nei comportamenti, unico nella sua vita che, purtroppo, nessuno ha ancora mai proposto ai ragazzi come modello, perché la sua è una vita di successo, di quello vero che si chiama essere soddisfatti di se stessi e dello spazio che si occupa, non cercare il danno ma il profitto. Nasce a Napoli, cresce in mezzo alla rivolta e ne fa parte. A Roma è il capo del servizio d’ordine di Lotta Continua, negli anni settanta, che sarebbe un po’ come dire - col senno di oggi - un “capo militare”. Quando nel 76 LC si scioglie lui non sceglie le strade degli altri, comincia a cercare la Sua. Così fa il muratore, poi il camionista e altro ancora, senza farsi mancare la curiosità e la disciplina che gli fanno studiare la Bibbia, ma in aramaico, alzandosi alle quattro di mattina a leggere e poi andare in cantiere, per distillare la propria benzina da quel petrolio. E scava, scava, in continuazione, nelle parole e nel senso, continua a scavare scrivendo e da quell’ininterrotto lavorio sulle parole gli riesce l’opera alchemica di trasformare le pietre in oro. E scala e scala, a mani e piedi nudi, sulle montagne e nella vita. Sale in alto e scende negli inferi dei significati, e si sente da lontano il profumo della sua cucina, come di un cuoco che crea piatti nuovissimi da ingredienti antichi, col sapore genuino e col gusto della creazione. Il suo libro più recente, il Peso della farfalla, è l’ennesimo risultato della sua disciplina silenziosa, di scalatore e minatore e muratore, un altro diamante che brilla sulla vetta innevata e conquistata. Schivo e solitario, il suo Vesuvio nordico brucia sotto, erutta questa aria nuova di primavera, il sorriso che non emerge dagli scavi sul suo volto riesce a fecondare i terreni del cuore. Difficile da leggere, facile da rispettare. Pensa che favola sarebbe se fosse lui, che mai lo vorrebbe, al governo di questo paese. Ma tali uomini non cercano il potere bensì la bellezza, non amano il denaro ma i diamanti. Con una grande e significativa differenza: i gioielli che conquistano, poi, li regalano.