JUKE-BLOG

Post N° 503


Tutta quella città...non se ne vedeva la fine.....
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?E il rumoreSu quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problemaCol mio cappello bluPrimo gradino, secondo gradino, terzo gradino ......Non è quel che vidi che mi fermòE’ quel che non vidiPuoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi....lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranneC’era tutto
Ma non c’era una fine. Quel che vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tuMa se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardiMilioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinitaSe quella tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Cristo, ma le vedevi le strade?Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne unaA scegliere una donnaUna casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo dimorireTutto quel mondoQuel mondo addosso che nemmeno sai dove finisceE quanto ce n’èNon avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla...Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.Lasciatemi tornare indietro........Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino.
E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci.(da Novecento,un monologo,di Alessandro Barrico)"Lucid dream" (Roberto Cacciapaglia) e "Un'Ora" (Robero Cacciapaglia)