Genovese per voi...Creuza De Mä di Fabrizio de André parla del ritorno a casa dei marinai dopo la pesca, ed è carica della rassegnazione di chi è costretto come i marinai, come Ulisse a un viaggio senza fine, un viaggio-condanna in cui le soste sono fonte di frustrazione e occasioni per ubriacarsi ("E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli/ emigranti della risata con i chiodi negli occhi/ finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere/ fratello dei garofani e delle ragazze/ padrone della corda marcia d'acqua e di sale che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare"). Il brano sa evocare odori e profumi della cucina ligure ("frittura di pesciolini/ bianco di Portofino/ cervelle di agnello nello stesso vino/ lasagne da tagliare ai quattro sughi/ pasticcio in agrodolce di lepre di tegole") o anche suscitare lampi di un'Oriente lontano e misterioso ("Ombre di facce, facce di marinai/ da dove venite dov'è che andate?/ da un posto dove la luna si mostra nuda/ e la notte ci ha puntato il coltello alla gola/ e a montare l'asino c'è rimasto Dio/ il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido").Bellissima e, insieme, di difficile interpretazione, è una metafora della vita come navigazione e della navigazione come vita. I protagonisti sono i marinai, quelli che vivono tra un porto e l'altro e che non conoscono le "facce da tagliaborse" della gente bene di Lugano, ma che sanno qual è l'odore del mare e come navigare tra gli scogli dell'esistenza. Sì, perché tutto l'album è un'apologia della povera gente che lotta contro il destino; così chi è costretto a navigare tra gli scogli deve imparare a farlo, se vuole sopravvivere. Poi, dice il saggio Fabrizio, è meglio essere sulla barca del vino, perché il bere fa venire coraggio, o almeno tramortisce la paura. "Con i chiodi negli occhi", c'è chi passa la vita ad aspettare "finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere", perché la corda è ormai marcia, sta per rompersi e forse anche noi stiamo per diventare liberi dai recinti del nostro destino, della nostra mulattiera di mare.(ondarock.it)Testo e traduzione...Creuza De Mä (Fabrizio De André)Umbre de muri muri de mainé
Post N° 511
Genovese per voi...Creuza De Mä di Fabrizio de André parla del ritorno a casa dei marinai dopo la pesca, ed è carica della rassegnazione di chi è costretto come i marinai, come Ulisse a un viaggio senza fine, un viaggio-condanna in cui le soste sono fonte di frustrazione e occasioni per ubriacarsi ("E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli/ emigranti della risata con i chiodi negli occhi/ finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere/ fratello dei garofani e delle ragazze/ padrone della corda marcia d'acqua e di sale che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare"). Il brano sa evocare odori e profumi della cucina ligure ("frittura di pesciolini/ bianco di Portofino/ cervelle di agnello nello stesso vino/ lasagne da tagliare ai quattro sughi/ pasticcio in agrodolce di lepre di tegole") o anche suscitare lampi di un'Oriente lontano e misterioso ("Ombre di facce, facce di marinai/ da dove venite dov'è che andate?/ da un posto dove la luna si mostra nuda/ e la notte ci ha puntato il coltello alla gola/ e a montare l'asino c'è rimasto Dio/ il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido").Bellissima e, insieme, di difficile interpretazione, è una metafora della vita come navigazione e della navigazione come vita. I protagonisti sono i marinai, quelli che vivono tra un porto e l'altro e che non conoscono le "facce da tagliaborse" della gente bene di Lugano, ma che sanno qual è l'odore del mare e come navigare tra gli scogli dell'esistenza. Sì, perché tutto l'album è un'apologia della povera gente che lotta contro il destino; così chi è costretto a navigare tra gli scogli deve imparare a farlo, se vuole sopravvivere. Poi, dice il saggio Fabrizio, è meglio essere sulla barca del vino, perché il bere fa venire coraggio, o almeno tramortisce la paura. "Con i chiodi negli occhi", c'è chi passa la vita ad aspettare "finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere", perché la corda è ormai marcia, sta per rompersi e forse anche noi stiamo per diventare liberi dai recinti del nostro destino, della nostra mulattiera di mare.(ondarock.it)Testo e traduzione...Creuza De Mä (Fabrizio De André)Umbre de muri muri de mainé