JUKE-BLOG

per un pugno di dollari


 Richard Prince, fotografo e pittore americano professionista, ha reclamato il record di "fotografia più costosa venduta ad un’asta". Suo, infatti, è lo scatto (foto sotto) che, durante un’asta alla fine del 2007 presso Sotheby’s a New York, è stata battuta per 3,4 milioni di dollari, circa 2,3 milioni di euro.La fotografia in questione fa parte di una serie di lavori che Richard Prince ha realizzato fotografando particolari delle campagne pubblicitarie delle sigarette Marlboro, ingrandendo tali particolari e rendendoli un’opera a se stante. (dal Web)
Nato a Panama ma cresciuto negli Stati Uniti, agli inizi degli Anni Settanta Richard Prince cercava di mantenersi ritagliando articoli di quotidiani e riviste. Alla fine della giornata il suo tavolo era ingombro delle pagine pubblicitarie che non sarebbero mai servite a redattori e ricercatori. Prince cominciava a porsi delle domande sugli anonimi personaggi che vi comparivano. Cos'erano? Non celebrità, non miti, i testimonial dovevano ancora essere inventati però parlavano alla cultura di massa, interagivano con il pubblico con il loro modo di porgersi, di vestire, erano delle presenze reali. Erano degli archetipi nascosti, clandestini, non autorizzati. A quei tempi Prince già disegnava, ma le pubblicità che raccoglieva gli sembravano infinitamente più interessanti. Comincia, così, a riprodurle, a studiarle, a reinquadrarle. Comincia ad esporle come propri lavori e a dar vita alla serie che l'ha poi reso famoso, i cowboy delle pubblicità della Marlboro. Nel frattempo scrive racconti e testi per i suoi libri d'artista. La parola è per lui molto importante, tanto che compare anche nei suoi quadri sotto forma di frammenti semicancellati di vignette del New Yorker, oppure di brevi e fulminanti battute serigrafate su superfici dipinte via via più complesse, la serie dei Jokes.Parole, musica, scultura, fotografia, reprografia, disegno, pittura, grafica: non c'è attività estetica nella quale Prince non si sia misurato. Le sue opere, dalla fine degli Anni Novanta in poi, sono delle vertiginose combinazioni di tecniche e materiali. Ogni sua mostra è diversa dalla precedente per temi, tecniche, sensibilità, come se nella sua etica d'artista ci fosse il bisogno di sfuggire a ogni insabbiamento. Eppure c'è un filo conduttore che ci guida tra le sue opere così diverse tra loro. Noi siamo quello che siamo, sembrano dirci, ma siamo anche quello che vorremmo essere, il riflesso dei miti ai quali facciamo riferimento, come i cowboy delle sigarette. (dal Web)if (WIDGETBOX) WIDGETBOX.renderWidget('dfa039ee-f9df-43d4-b955-62fd49529194');Per Un Pugno Di DollariSilver player