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« Messaggio #35Messaggio #37 »

Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 12 Maggio 2008 da anonimalamente

Ancora giorno

 

Capitolo ventottesimo

 

Eravamo seduti, spalle al muro e come paesaggio c’era una tavola ancora imbandita e tre coppiette che ballavano. Alberto arrivò e si unì al brindisi.

-         Cosa state complottando voi seduti qui da tre ore.

-         Niente.

-         Chicco vieni a cambiare l’acqua al passerottino che ti ritrovi?- Gli domandò Carlo che appena si alzò barcollò non poco.

-         Ma quanto hanno bevuto?- Mi domandò Alberto guardando Carlo sbattere ai lati della porta.

-         Hanno? Abbiamo. Comunque tanto.

Alberto se ne andò verso le ragazze. Piano piano il mio cervello si era stabilizzato, ero ubriaco, ma almeno non mi sentivo male come prima. Pensai di prendere anch’io una boccata d’aria e uscii a far pipì. Faceva freddo e dentro invece c’erano mille gradi. Quando finii, varcai la porta e mi resi conto dell’odore che c’era: un misto fra alcol, sudore e fumo, ma bastarono pochi secondi per riabituarsi al tutto. Anzi appena il caldo riprese a farsi sentire mi partì un brivido incredibile dal sedere fino ai capelli.

Filippo e l’Elisa erano scomparsi in camera, Carlo si era avvicinato finalmente agli altri e discuteva animatamente di non so cosa. Io presi e mi sedetti vicino a Chicco.

-         Ragazzi che facciamo? Filmata?- Propose Michele.

-         No, no prenderei sonno anche a guardare la cosa più divertente di questo mondo.

-         Non t’arrabbiare?

-         Si ci sto.

-         Anch’io.

-         Ma siamo in sette.

-         Io e Chicco giochiamo assieme, così non può bere meno di me.- Disse Carlo.

Si decisero le penitenze: chi si arrabbiava e chi riusciva a mettere in salvo una pedina avrebbe dovuto bere grappa, mentre a chi veniva mangiata una pedina un bicchiere di limoncello.

Il gioco iniziò e tutti a turno subimmo le pene decise. Il limoncello finì prima di finire il gioco e allora si continuò col rum.

Non arrivammo mai alla conclusione poiché ad un certo punto Che chericomparirono l’Elisa e Filippo sani come pesci, mentre tutti noi ci trovavamo ad un altro livello.

Carlo e Chicco ci avevano dato parecchio dentro mentre l’unica che era riuscita a trattenersi schivando alcuni pegni era la Valeria, ma Michele aveva girato non so quante canne che le passava sempre per prima.

Ormai era notte fonda e uscii per l’ennesime due gocce. La testa mi girava e mi accesi una sigaretta contemplando le stelle.

In collina, senza le luci delle città, si vedevano milioni di stelle in più del normale. Stavo ancora riflettendo su tutto ciò quando sentii la porta aprirsi e uscirono tutti i ragazzi per imitarmi.

Quando ci ritrovammo tutti di nuovo nella stanza avevamo ripreso un po’ di vita e perso due persone. Michele e la Valeria.

Io accesi il computer e andai nella cartella dei filmati fatti con la telecamera e cancellai quello dove si vedeva Carlo baciare la Valeria. Fu l’ultimo schizzo di lucidità poiché Carlo riempì nuovamente i bicchieri per finire la grappa e fu il colpo di grazia. Non so come capitò, ma mi assopii all’istante e passò del tempo indefinito quando sentii battermi su una spalla.

-         Questo è morto ragazzi.- Sentii

Mi ridestai, ma ero sbronzo peggio di prima e non riuscivo a comporre frasi con senso compiuto. La cosa che mi preoccupava era il fatto di rendermene conto e mi faceva vergognare delle mie incapacità.

-         Ehi ti sei fatto una dormitina?- Mi disse Filippo.

-         Bevi tu quello. Maledetto Carlo. Pagherai.- Dissi cercando di riempire tre bicchieri di birra.

-         A ma tu vuoi morire.

-         Io? Tu non sai. Io posso. Tu finisci male.

-         A cosa brindiamo.

-         Non per te. Dove sono.

-         Chi Carlo e Chicco. Sono lì.

Avevano appena bevuto un cicchetto, Filippo li chiamò e vidi che neanche loro erano completamente apposto.

Carlo barcollava pesantemente e il guardarlo ti faceva venire il mal di mare, erano sfigurati, la faccia rossa come un pomodoro e un filo di sudore perenne in fronte.

Quando furono vicini Alberto ridendo riempì quattro bicchieri e brindammo, ingurgitai la mia parte e uscii diretto come un razzo a vomitare.

Non finivo più di vomitare ed a un certo punto sentii una mano tenermi su la testa. Mi girai e vidi Filippo con l’Elisa.

-         Dai ora ti passa. Non preoccuparti.- Disse lei.

-         Scusa, scusa. Non volevo rompervi.

-         Dai tranquillo.

-         Scusa scusa.- Un altro conato partì dalla mia bocca.

-         Dai non preoccuparti. Ora stai zitto e vedrai che ti passa.

Riuscii a sedermi e loro rimasero a farmi compagnia. Dentro sentivo che stavano preparando delle cariche per la pipa. Mi sentivo ripreso e avevo voglia di cambiare il sapore del mio alito quindi mi alzai e entrai in cucina. Chicco fumò la carica, appena la finì rimase immobile e concentrato aspettando che anche Carlo la facesse.

Carlo fumò e appena buttò fuori il fumo guardò Chicco e gli disse: “Bastardo”. Poi schizzò fuori dalla porta, Chicco scoppiò in una risata ed il contrarsi dei muscoli lo portarono ad avere un violento conato di vomito che però riuscii a tenere in bocca fino all’aiuola dove c’era Carlo.

Albero dopo aver visto la scena mi porse la pipa, io la fumai e appena fatta mi venne la stessa reazione di Carlo. Corsi fuori a vomitare, ma c’era qualcosa di strano. Un sapore particolare.

Chicco fu il primo a rialzarsi.

-         Due metri di uomo per il cazzo. Dio ….

-         Poi…poi ti ammazzo.

-         Ah ah. Quando ti riprendi.

-         Maledetto. Questa me la paghi.

-         Ma cosa gli hai fatto?- Domandò l’Elisa tra la divertita e la preoccupata.

-         Ah niente, nella pipa al posto dell’acqua ci avevo messo il ruhm. I vapori non devono essere stati tanto buoni.

-         Ma sei pazzo?

-         Dai è uno scherzetto. Ho fumato anch’io, mica mi sono tirato indietro.

-         E io che cazzo centravo io?- Domandai

-         Hai fumato dalla pipa?

-         Si anche Alberto.

-         Ah ah.

-         T’ammazzo.- Rantolava Carlo ancora piegato.

Mi ero ripreso quasi completamente, ma sentivo il bisogno di buttarmi. Andai in cucina con l’unico desiderio di mettere via alcune mie cose per poi infilarmi in un letto. Stavo per avviarmi in camera quando mi venne in mente che in quella stanza c’erano Michele e la Valeria.

Sconsolato mi presi una sedia e mi ci sedetti. Non ero più ubriaco, ma stavo male, non avevo particolarmente sonno, ma avevo voglia di stare disteso. Preso nell’indecisione mi girai una canna la quale mi fece passare tutte le volontà.

Gli altri entrarono e vedendomi seduto mi domandarono perché non fossi andato a letto e gli riferii la presenza dei due piccioncini.

Filippo e l’Elisa non erano rientrati e quindi ci trovavamo nella brutta situazione di essere in cinque.

Presi una birra aperta e me la scolai finendola. Gli altri accesero nuovamente il computer e si misero a guardare M.A.S.H.. Io mi unii a loro, ma tra la stanchezza e il fatto di averlo già visto mi appisolai.

Mi svegliarono che era finito, fumammo le ultime cariche ed entrarono Filippo e l’Elisa che si prese l’incarico di andare in camera da letto per far capire alla Valeria e Michele che saremmo arrivati.

Nel frattempo noi maschietti uscimmo a fare i nostri bisogni e si vedevano i primi segni del mattino in arrivo.

Guardammo la luce come farebbe uno zombie e ci avviammo tutti verso il più vicino letto.

Mi ci buttai e presi sonno.

 
 
 
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