anonimalamente

Post N° 40


Ancora giorno SABATO Capitolo ventiquattresimo Il risveglio fu lento. Aprii gli occhi e rimasi supino a gustarmi il caldo delle lenzuola. Il torpore e l’assenza di una qualsiasi volontà mi fecero cadere in uno stato di dormiveglia. Non avevo la percezione del tempo e ogni volta che riaprivo le palpebre poteva essere passato un minuto o un’ora. Questo stato di incoscienza si interruppe quando il mio corpo iniziò a rifiutarsi di rimanere disteso, imbavagliato dalle lenzuola. Iniziai a cambiare posizione in modo sistematico finché non decisi di alzarmi.Andai in bagno per espellere i miei bisogni in santa pace e per lavarmi un po’. Dopo la pulizia personale indossai una vecchia tuta e mi avviai in cucina.Con molta sorpresa ci trovai Carlo.Seduto e con lo sguardo fisso verso la porta aperta. Non mi degnò di una qualsiasi reazione muscolare e rimase lì, immobile, immerso nei suoi pensieri.Feci finta di nulla, preparai un caffé e finché attendevo girai una canna. Chiusi la cartina con la saliva e la moka iniziò a gorgogliare.Posizionai una sedia vicino a quella del mio amico silenzioso ed iniziai a sorseggiare la bevanda fumando la canna. Arrivato a metà cercai di passarla a Carlo, ma lui non la vide finché non gliela misi davanti agli occhi.Allora si animò, prese la canna e la consumò con cattiveria, emettendo uno sbuffo di fumo solo dopo tre quattro aspirate. In trenta secondi la finì, la buttò dentro la mia tazzina vuota e ricominciò a fissare fuori.Ero sconcertato.-         Guarda che se vuoi, ma proprio se vuoi, puoi uscire dalla porta. Non occorre fissarla in quel modo.-         E che cazzo. Non starò mica a guardare te.-         Ho capito. Siamo di buon umore. Come tutte le mattine. Non parlo più.- Mi accomodai meglio sulla sedia, in attesa di un evento che attirasse la mia attenzione.-         La Valeria? Ti schizza ancora addosso?-         Cacchio. L’emisfero destro del cervello aveva scommesso con quello sinistro che non avresti più parlato, ha appena perso cinquanta euro. Comunque no, non mi schizza più addosso. Lo intortata un po’.-         Bene.Ritornò il silenzio. Dalla porta aperta entrava un piccolo soffio d’aria fredda che ci toglieva la voglia di uscire. Anzi ci stimolava nel rinchiuderci in noi stessi, apprezzando il caldo delle mani strette attorno alla tazzina ancora tiepida.Ero immerso in pensieri felici quando sentimmo qualcuno entrare in cucina, ma nessuno di noi due si girò a guardare il nuovo arrivato. Solo dopo averci domandò cosa cavolo stessimo facendo fermi immobili, riconoscemmo la voce dell’Elisa.-         Niente stavamo cercando di chiudere la porta con il pensiero.- Le rispose Carlo.-         Dai stupidi.-         Non riusciamo più a stare a letto.- Dissi io sconsolato.-         Anch’io.- Ammise lei tristemente.Il suo arrivo mi attivò e in vena di buone azioni le preparai la colazione.Finito il pasto ci ritrovammo tutti e tre intenti a guardarci negli occhi. Carlo allora si allungò e senza alzarsi riuscì a prendere il portatile. Poi raggiunse il raccoglitore di cd da cui ne prese uno, a caso. Non ci comunicò nemmeno il titolo. Speravo non fosse nulla né di troppo triste, né di troppo stupido. Le mie preoccupazioni svanirono al primo fotogramma, era “Blow”.Un film a mio avviso ben fatto e recitato, ma l’avevo già visto un po’ di volte e lo guardai con distrazione, anche perché, pian piano, altri dormiglioni ci raggiunsero in cucina per la colazione finendo col unirsi a noi nella visione.Quando il film finì, il primo senza una birra stappata, quasi tutti si erano svegliati. A letto rimanevano Filippo e Alberto e nessuno aveva dubbi col fatto che li avremmo rivisti soltanto fra qualche oretta.Dopo un consulto generale decidemmo di mettere una pentola d’acqua sul fuoco per la pasta. Preparano tutto le ragazze che pulirono giusto sette piatti e sette forchette.Nessuno aveva lavato le stoviglie dalla sera precedente.-         Sia chiaro che noi abbiamo fatto da mangiare, ma qualcun altro dovrà pulire.-         Chiaro. Stai parlando dei dormiglioni vero Elisa?-         No di te Carlo. Loro neanche mangiano.-         Ok, però tu butti la pasta per nove persone.-         A me va benissimo, mica sono la tua dietologa.Mangiammo e poi le ragazze girata una canna se ne uscirono a fumarla prendendo uno spiraglio di sole.