anonimalamente

Post N° 43


Ancora giorno Capitolo ventunesimo Trovammo il barbecue in ottimo stato. Accendemmo il fuoco per creare le braci. Chicco prese la bottiglia, assaggiò un goccio di pessimo Cabernet e lo passò a Carlo che lo imitò e sentenziò:-         Vino in polvere. Sono sicuro.-         Bè una volta ho trovato del vino con scritto nell’etichetta che proveniva dai colli del paese da dove viene mia mamma. Ti rendi conto?-         E cosa c’è che non va Chicco?-         Due cose. Primo. Io vado spesso dai nonni e non ho visto enoteche.-         Va be’, potresti non saperlo, ma magari c’è.-         Ed è quello che ho pensato io, ed è qui che scatta il punto due. Mi sono guardato attorno e non ho trovato i colli. Cioè a parte i cumuli delle cave e gli argini la prima cosa alta più di trenta metri sarà a sessanta chilometri. Ed è un ospedale.-         Ma dai?-         Non sto scherzando. Oppure hanno piantato le vigne sopra i mille condomini che hanno costruito.-         Soluzione ecologica. Direi.-         Cambiando discorso. Oggi è venerdì? Giusto?- Domandai.-         Si, perché?- Mi rispose Chicco.-         C’era la manifestazione contro la riforma.-         Chiamarla riforma secondo me è una esagerazione.-         E perché?-         Perché se è una riforma non ci sarebbero proteste. Direi che è appena un adeguamento. Non c’è nulla di avanzato. Niente riguardo il futuro. Sarò antico, ma in storia quando studiavi le riforme nell’ottocento o novecento, ti dicevano che c’erano Stati che spendevano cifre folli per garantire, che ne so, la scuola a tutti. Poi quei soldi spesi sarebbero tornati tramite idee, fabbriche nuove. Le riforme della salute per garantire la salute a tutti. Per farci lavorare di più. La costituzione per garantire la democrazia. Per farci più contenti. E così via. Cose che prima non c’erano e dopo furono istituite. Ora la riforma della giustizia, per esempio, cambiano i nomi delle cose, uniscono questo a quello, ma poi funzionano? Hanno tolto le leggi che c’erano prima del fascismo? -         Hanno abbreviato la prescrizione così non c’è il tempo di essere condannati. Così non hanno più bisogno dell’indulto.- Dissi io sconsolato.-         Per me la riforma è una cosa radicale. Aggiungere qualcosa che prima non c’era.-         Quindi Chicco?-         Quindi un cazzo. Io non protesterei neanche.-         Zero proteste? Ho sentito bene.-         Zero. Come quelli che vanno in piazza in centinaia di milioni per protestare al centotrentacinquesimo indagato eletto in parlamento. Si doveva andare in piazza al primo. Non all’ultimo. Il popolo non può permettere che capitino certe cose.-         Però certe proposte delle manifestazioni sono stracondivisibili.- Dissi sentendomi preso in causa.-         Si si. Probabilmente anche tutte. Ma quello che sto dicendo non è riguardo ai contenuti, ma ai tempi. Mi capisci?-         Si Chicco, ma tu oggi per cosa protesteresti? C’è qualcosa che oggi stanno iniziando a fare e che meriterebbe una manifestazione in piazza? Vedi c’è sicuramente, ma verrai a saperlo troppo tardi. Fidati.-         Io invece credo che non abbiamo più le palle. Ora che sappiamo dei condannati in parlamento non dovremmo fare una manifestazione, ma occupare la piazza davanti a Montecitorio e stare lì finché non si dimettono da soli. Ma ormai non lottiamo più.-         Sarebbe bello vedere i parlamentari chiamare i Carabinieri a manganellare gente che non vuole condannati in parlamento. Arrivano, si fanno spiegare e alla fine manganellano gli onorevoli.-         Non credo proprio, manganellerebbero la gente- disse il nostro cuoco- e sarebbe una classica scena italiana. Polizia che pesta gente ferma li a protestare contro i condannati in parlamento, non per un miglior contratto di lavoro o cose del genere. Protestano per il bene dello Stato e vengono manganellati dalla Stato.-         Secondo me c’è troppa gente doppiogiochista. Il dottore che fa l’intellettuale di sinistra, ma poi guai a toccargli la professione privata. L’avvocato filantropo che dopo si fa fare parcelle incredibili dagli enti pubblici. Il professore che si lamenta ed è preparato come una scimmia del Borneo.-         Dici che è così?-         Senti, se tutti quelli che odiano la Tav, le discariche nel proprio comune, la nuova autostrada, statale o tangenziale che sia, votassero Verdi vincerebbero. E’ che dicono una cosa, ma poi quando c’è da scegliere si toccano il portamonete e ti dicono: “a bello, tengo famiglia”.-         Non votano Verdi perché sanno che sono come gli altri partiti, anzi forse peggio.-         Va bè, allora pensa agli industriali, quelli che vanno in tv a lamentarsi: “non ci sono infrastrutture, la scuola non prepara gli studenti”, ma l’Iva chi la ruba? Il dipendente? Sono miliardi. Pensa che bello se per un anno tutti la pagassero. Invece guai a parlarne, anzi se li tengono ben stretti dentro Confidustria. Però il dipendente che ruba viene licenziato. Sbaglio?-         Non credo Chicco.-         Io ho trovato una cosa per cui protesterei a partire da oggi.- Disse Carlo.-         Per cosa?-         Per gli Ogm. Mi fanno paure ste cose americane tecnologiche e misteriose. Anche le sigarette facevano benissimo all’inizio. Anzi tutt’ora. E poi perché non mettere dell’uranio dentro le pallottole? Io non mi fido. E in più io la natura la lascerei stare, abbiamo già fatto abbastanza. Ci manca solo quello di contaminare le varietà, e basta anche solo una pianta, che tutto va a puttane.-         Hai ragione Carlo.-         O anche per la vendita delle nostre acque minerali alle multinazionali.-         In piazza magari ci andiamo quando l’ultimo fiume si è seccato.- Rincarai.-         Siamo così fessi che mentre tutti parlano dell’oro blu, delle guerre che ci saranno per l’acqua, noi vendiamo tutto alle multinazionali. Diventeremo come la Nigeria. Sfruttati.-         Alt. Ricordati che siamo italiani. La discussione continuò, mentre Filippo se ne tornò verso la casa per preparare la cucina al nostro trionfale arrivo. Io rimasi al caldo del fuoco ad ascoltare Chicco e Carlo, ormai lubrificati dal vino e quindi scatenati su qualsiasi argomento. Mi stupivano per certe loro idee, molto condivisibili, ma soprattutto per il punto di vista da cui guardavano le cose, diverso dagl’altri. Anche se certe volte esageravano punti dalla rabbia:-         Aspetta che la nostra generazione arrivi al potere, non vivranno mica in eterno? Vedrai cosa combiniamo a quelli che c’erano prima. I nodi al pettine arrivano per tutti. Li consiglio veramente di stare attaccati alla poltrona il più possibile, perché quando ci arriviamo gli rifacciamo il culo per le feste. E vediamo se c’è tanto da sorridere in giro. Cazzo.-         Prima dobbiamo arrivarci e stai tranquillo che ci venderemo molto prima.-         Ah si si sono sicurissimo. Ma il culo glielo facciamo lo stesso. Saremo incazzatissimi. Non ci sarà più niente da rubare. Anche volendo. Bastardi.Questa cattiveria mi faceva pensare, la vedevo come un sentimento positivo. La vedevo tramutarsi in determinazione e la cosa mi rendeva felice.Alberto ascoltava silenzioso e ogni tanto li stuzzicava. Era tutto sudato in fronte e pulendosi con il dorso della mano aveva quasi cancellato le scritte. Quando iniziò a mettere i primi pezzi di carne cotti in una pentola, al caldo, capimmo che era quasi giunta l’ora e con un colpo di spugna finimmo la bottiglia di vino.Al caldo delle braci si stava bene e si era creata un’atmosfera molto intima che ci dispiacque lasciare per andare in cucina a portare il cibo agli affamati.