Creato da anonimalamente il 01/05/2008
testi

Area personale

 
 

Tag

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

Ultime visite al Blog

 
anonimalamentediana_89postaperclaudioslap6giovanni.quaggiosmileandgoeliascudierod56kiara.r87dukece
 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

 

 
« Messaggio #53Messaggio #55 »

Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 12 Maggio 2008 da anonimalamente

Ancora giorno

 

Capitolo decimo

 

Eravamo tutti brilli. Io chiacchieravo con Michele. Mi raccontava delle montagne in inverno, di dove andare a sciare dalle sue parti, mentre cercava di finire il mezzo litro di vino per la partita persa a carte. Chicco non dimenticava nulla.

Sentendo che parlavamo di neve e visto la stagione in avvicinamento la fidanzata di Alberto si alzò e si sedette vicino a noi per ascoltare. Mi ricordai all’improvviso del mio obiettivo giornaliero, deciso in mattinata,  e non mi lasciai sfuggire l’occasione.

Iniziai a parlare con lei, ma non era molto loquace per cui nei molti momenti di silenzio riempii i bicchieri di tutti e tre un’infinità di volte.

Michele era sempre più stremato, spesso rimaneva a fissare il vuoto, inebetito, e bisognava batterlo sulla spalla per smuoverlo.

La conversazione faticava, mi guardai attorno e vidi Carlo riempire un vassoio di bicchieri per tutte le altre persone con non so cosa. Erano seduti, non capivo che si dicessero, ma ridevano come deficienti.

Qualcuno aveva acceso lo stereo, mettendo a tutto volume un cd con una serata di Timo Mass, presi dal suono Carlo e la Valeria si misero a ballare e mi facevano troppo ridere, soprattutto Carlo quando sbatteva la testa addosso al lampadario.

Chicco andò in camera e tornò con una bottiglia di rum e due di pera ed io iniziai a credere che avesse un frigo bar dentro la valigia. Filippo abbracciato all’Elisa era particolarmente ubriaco perché ogni tanto sorrideva da solo fissando il vuoto ed io sapevo che stava pensando a quanto stupido, ma nel vero senso della parola, si sentisse in quel momento. Era il suo pensiero ricorrente, diciamo pure un tic mentale.

Michele era rimasto seduto, io mi accomodai vicino a lui e girai una canna. Iniziai a fumare e preparai due rum e pera, uno per me e uno per il mio nuovo amico.

Gli passai la canna e lo guardai in faccia. Pensai di aver esagerato.

Carlo, invece, aveva preso la pipa ad acqua e preparava cariche per tutti, naturalmente stra grosse, secondo le sue notevoli dimensioni. Mi avvicinai e vidi che l’Elisa era particolarmente attratta dallo strumento.

-         Vuoi farne una?- Buttai lì sperando che lei raccogliesse l’invito.

-         Posso?

-         Ne hai mai fatte?- Le domandò Carlo.

-         No.

-         Allora te ne faccio una di leggera.

-         No non farla Elisa. Dopo stai male.- La implorò Filippo.

-         Dai se non provo qua.

-         Se non prova qua.

-         Se non prova qua. Dio….

-         E tu la vuoi?- Domandò Filippo a Chicco che non era mai stato un’amante dello strumento.

-         No. Sai che a me quel coso non mi prende per niente.

-         Fifone.- Lo pungolo Carlo.

-         Non mi prende, l’ho fumato un casino di volte, ma non mi prende, lo sai.

-         Dai se la faccio io la fai anche tu.- L’Elisa si era incastrandosi da sola e quasi non ci credemmo.

-         Guarda che stai facendo il loro gioco, ti avviso.

-         Si si, la fa, la fa. Tranquilli.- Disse Carlo appoggiando pesantemente un braccio sopra le spalle di Chicco.

-         Ok, ma tu traditrice non dire di non essere stata avvisata.- Disse guardandola con una faccia seria.

Fu preparata la carica per l’Elisa.

-         Spigatemi come si fa.

-         Accendi e chiudi questo buco con il dito. Poi a metà tiro tiri più forte e togli il dito dal buco. Ok?

-         In un tiro?

-         E’ piccola.

Lei fumò diligentemente.

Dopo tossì come una disperata. Io le davo cinque minuti di vita.

Toccò a Chicco che prima bevve due rum e pera di fila.

-         A questo punto. Dio ….

A lui ne davo dieci.

Fumammo tutti tranne la ragazza di Alberto, che aveva declinato l’invito con un “no” secco e perentorio e la Valeria che Carlo cercava di convincere senza risultato.

Partì anche il secondo giro di cariche a cui Chicco non rinunciò.

L’Elisa aveva fame, sudava ed era un po’ pallidoccia. La carica doveva averle dato il colpo di grazia. Aprimmo una bottiglia di coca cola e la facemmo bere. Sapevamo tutti che gli sarebbero venuti i conati, ma le serviva dello zucchero. Dopo alcuni minuti andò fuori all’aperto e in una aiuola iniziò a vomitare, avvolta in una coperta. Aveva gli occhi rossissimi e quasi chiusi, ma rideva. La riportammo in cucina e fuori si fiondò inaspettatamente Michele che tornò pallidissimo.

Stavamo tutti vicino a loro due cercandoli di non farli pensare, Michele era tranquillo anche se pallido. L’Elisa era ridotta un po’ peggio, ma mi faceva ridere perché faceva le boccacce a Filippo, che la rimproverava, e poi lo abbracciava ridendo.

Andarono in camera da letto e si chiusero dentro.

Noi eravamo in uno stato di impazienza, c’era chi proponeva un film, chi una partita a carte, chi voleva ascoltare i Metallica, chi non voleva fare niente e questo era il caso di Michele che sarebbe andato volentieri a letto, ma non voleva disturbare la coppietta. Noi provammo a dirgli che se non si sentiva bene poteva anche fregarsene dei piccioncini, ma lui teutonicamente rimase con noi. Allora gli stappai una birra che lui con decisione iniziò a bere. Era distrutto e io non mi sentivo meglio. Guardandomi in giro, però, non dovevo essere l’unico.

Eravamo tutti seduti attorno al tavolo, la ragazza di Alberto di sua spontanea volontà lo sparecchio e prese le carte da scala quaranta.

-         Ora si gioca a scala quaranta.- Disse lei.

-         Si beve a questo gioco?

-         No.

-         Allora non gioco.

-         Carlo non fare il razzista. Lo sai che ci sono giochi in cui non si beve. Ora sei un uomo adulto. Devi accettarlo.

-         Facciamo così. Se si pesca la carta e non si mette giù niente si beve. Ok?

-         Faccio ancora in tempo ad aggiungermi per giocare?

-         Si Carlo. Prendi la damigiana di vino.

Naturalmente nei primissimi giri tutti si trovarono con il bicchiere pieno e qui Carlo ci stupì. Si alzò e tirò fuori da uno scaffale una cannuccia lunga un metro e mezzo e la cacciò dentro la damigiana. Bastava abbassare l’estremità della cannuccia ad una altezza più bassa di quella in cui si trovava la damigiana ed il vino iniziava a sgorgare per il più facile dei principi dei fluidi.

Dopo pochi giri eravamo tutti in un altro pianeta. Il vino entrava in bocca senza succhiare. Poi gli amici, ed è in questi casi che li puoi riconoscere, a turno tenevano la damigiana sempre al di sopra della testa del mal capitato di turno. In questo modo decidevano loro quanto farti bere poiché il vino usciva finché le damigiana non veniva abbassata.

Le ragazze all’inizio pensarono di riuscire a controllare la situazione, ma col fatto che non usavamo i bicchieri fu il vino a controllare noi. Andava diretto allo stomaco e in quantità sempre maggiori.

Il gioco finì assieme alla damigiana e i danni della serata scoprimmo il giorno successivo furono tanti.

Il primo fu il fatto di aver finito il vino e bisognava andare a comprarne altro; il secondo fu che quando riaprii gli occhi ero disteso e stavo malissimo. Ero ancora vestito, filtrava una strana luce e si sentiva un rumore di fondo che sembrava pioggia, ma soprattutto non ricordavo nulla di cosa fosse successo e di come fossi finito a letto.

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/anonimalamente/trackback.php?msg=4680958

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963