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Post N° 61

Post n°61 pubblicato il 12 Maggio 2008 da anonimalamente

Ancora giorno

 

MARTEDI’

 

Terzo capitolo

 

All’indomani, verso le nove del mattino, Filippo si presentò davanti a casa mia ansioso di partire e carico di energie. Riuscii a trascinarmi fuori e con la dovuta calma mattutina misi il mio bagaglio nella sua auto.

Invece d’andare al bar ad aspettare gli altri compagni di viaggio, ci dirigemmo verso una bottega completamente dedicata agli alcolici. Il nostro negozio preferito.

Comprammo cinque cartoni di birra da ventiquattro, una damigiana da cinque litri di vino bianco e una di vino rosso. Due bottiglie di amaro Montenegro, due di grappa, due di limoncello e una di crema di limoncello, due di gin, due di Jack Daniel’s e qualche bottiglia di lemonsoda e succo alla pera.

Caricata la spesa in macchina eravamo pronti per andare al bar, normalmente al mattino quasi sempre deserto. Dentro ci trovammo Chicco e Carlo che, mentre aspettavano, si erano bevuti un caffé corretto e un amaro.

-         Per digerire la colazione.

-         Tanto non guidiamo noi.

Carlo, dopo averlo visto una volta soltanto, non lo dimenticavi più. Forse perché era biondo con occhi azzurri, forse per via della sua allegria e spensieratezza o più semplicemente per le sue dimensioni. Toccava i due metri e qualche centimetro di altezza per più di cento dieci chili di peso. A causa della sua stazza riusciva a trangugiare una quantità industriale d’alcol, cosa di cui era orgogliosamente felice.

Mentre Enrico, detto Chicco, era la sua spalla e anche ombra. Il motivo lo comprendevi facilmente la prima sera che uscivi con loro due, era l’unico in grado di  reggere misteriosamente i ritmi alcolici del suo inseparabile compagno.

Erano nostri amici dal tempo delle elementari e dopo tutti questi anni di avventure ci sentivamo fratelli.

Poco dopo comparirono gli altri: la Valeria, la nuova fiamma di Filippo, Alberto, la sua ragazza e il suo amico universitario, Michele, molto intimidito.

Ordinammo tutti quanti un caffé per darci la carica prima di partire.

-         Visto che le macchine sono già fatte, andiamo?- Disse Filippo.

-         Dai. Non ho tempo da perdere, Dio ....- Chicco aveva un problemino.

Alla fine di ogni frase, dall’età, circa, di quattordici anni, ci infilava una bestemmia. Un’usanza tipicamente locale, ma in lui amplificata col fatto che d’estate faceva il muratore ed ai suoi genitori non dava per niente fastidio. Tutto ciò lo avevano trasformato in una specie di macchinetta. Era il suo intercalare preferito. Però ormai, abituati dopo anni, non ce ne accorgevamo nemmeno più, anzi, certe volte notavi che aveva parlato quando nella frase non ne metteva neanche una, rimanevi stupito.

Salutammo il barista, caricammo le valigie in macchina e partimmo per il lungo viaggio, non prima di aver domandato ad Alberto un pezzo di fumo e ce ne diede dieci grammi.

 

La nostra auto si mise in testa, sapevamo la strada come le nostre tasche. Filippo alla guida, io come co-pilota o deejay e dietro Chicco e Carlo che praticamente occupava due sedili. Sembrava il classico gigante schiacciato dentro una scatola di latta.

Appena presa la statale che ci avrebbe portato fuori dalla nostra regione iniziai a cercare il cd adatto e optai per una raccolta dei Led Zeppelin.

In macchina nessuno parlava. Carlo aveva girato una canna e lui faceva tutto proporzionato alle sue dimensioni. Quando l’accese l’abitacolo si riempì di fumo denso, aprimmo i finestrini ed un filo di freddo iniziò a penetrare nella mia parte destra del corpo. Dietro, il filo, doveva essere una bora poiché subito Chicco iniziò ad agitarsi e fece una pernacchia. Una puzza scandalosa.

-         Ma tu sei marcio dentro.- Gli dissi quando l’odore iniziò a diradarsi.

-         Hai aperto il finestrino? Cazzi tuoi. Ad ogni azione c’è una reazione. Io bevo una birra. Dio ….

Carlo impaurito al pensiero della reazione causata da un’eventuale birra gli passò la canna e a lui passò la voglia di bere. Il mutismo riprese, ma dopo qualche minuto dai sedili dietro sentii ridere.

-         Oh, ragazzi sapete che adesso c’erano quattro persone in macchina che facevano la stessa cosa. E sapete cosa?

-         No Chicco.

-         I cazzi loro. Dio ….- Disse iniziando a tirare pugnetti scherzosi a Carlo.

Aveva un pregio, riempiva i buchi ed a parte le scorreggie e le bestemmie risultava piacevole. Mi feci passare una birra, la aprii usando l’accendino e iniziai a bere.

L’alcol mattutino mi sembrava il triplo più forte, specialmente in un corpo assetato di liquidi e che da quando si trovava in piedi aveva bevuto un caffé e basta.

-         Chi vuole birra?- Domandai.

-         Passa dietro.

-         Tu Filippo?

-         Quando guido non bevo. Fumo, ma non bevo. Sai come la penso.

-         Perché come la pensi Filippo? Con un goccietto non vai mica sopra la soglia.- Disse Carlo stupito dal rifiuto dell’autista.

-         E’ una questione diversa. Non puoi dire ad una persona, puoi bere un goccio, ma non troppo. Cioè la tenti. Non so se mi spiego. Fai prima a dire: chi beve non guida. E’ un sacrificio, ma non ha senso poter bere un pochino. Poi il mio pochino può essere diverso dal pochino di che ne so, una donna araba. Annusa l’alcol ed è ubriaca. Io potrei bere venti birre e guidare. Sbaglio?

-         Quindi astemi al volante. Però se non bevo tutte le volte che prendo in mano la macchina non berrei mai. Con grave conseguenze per l’economia locale.- Disse Carlo.

-         Però fumi, Filippo.

-         Il fumo è un discorso diverso. Non sei eccitato come con l’alcol. Anzi sei molto più tranquillo.

-         Forse è proprio per questo che è pericoloso. Hai reazioni più lente.

-         Vedi è che fumo tipo dal milleottocentosessanta. Na tromba è la mia sigaretta.

-         Quindi sei dipendente dal fumo.

-         Più che altro sono convinto di essere dipendente al tabacco dentro la tromba. Questo è il mio problema.

-         Dovremmo commerciare canapa innocua e non trattata da usare nella mista. No?

-         Cazzo. Questa pensata Chicco è ancora meglio di andare a vendere l’acqua al funerale del Papa.

-         Guarda che erano bei soldi. Dio ….

La birra, comunque, ci aveva svegliato e cambiai cd: uscirono i Led Zeppelin ed entrò il primo album dei Queens of the stone age, quello col batterista dei Nirvana. Musica più energica.

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