Voci dal Cuore

Dialogo nel buio


Presso l’Istituto dei Ciechi di Milano è possibile sperimentare il ‘Dialogo nel buio’.E’ un’esperienza accessibile a chiunque, un percorso sensoriale, che vi consiglio e di cui avrei voluto parlarvi in modo concreto, ma non posso coinvolgervi nel mio strano esperimento.Pensavo forse di poter vincere la mia paura del buio, facendomi carico di un’esperienza indescrivibile, dal punto di vista di una persona, che non sa, che cosa significa restare al di fuori di ciò, che l’esistenza può insegnare? Non ho imparato granché, semplicemente, che ‘non vedente’, significa essere esasperati dall’indifferenza e dall’ignoranza di coloro, che si approcciano senza empatia.Che cosa  voglio dire di concreto: “Che tacere è comodo, per chi con la proiezione, non sazia la propria carta di credito”. L’indifferenza è plasmabile, la città inafferrabile, mi chiedo quindi, che cosa dovrebbe fare un cieco, o un disabile, forse delimitare il suo spazio, in un circo di animali addomesticati alla resa?  Non saprò mai che cosa passa per la testa di un non vedente. Non ho letto nel suo cuore, ciò che aveva da dirmi, poiché ho avuto timore di scoprire, quanta banalità ci fosse nel mio tergiversare. Avevo paura del buio ed è nell'ombra, che ho scoperchiato il mio bisogno d’iridescenza.  Ringrazio chi ci ha guidato nel percorso, ho percepito nel suo accompagnarci, nella sua voce,nel suo silenzio, la sua presenza costante. Non so descrivere la sua fisicità,io sostengo la vista, ma sono certa, che possedeva il “crudele” desiderio di farci provare, che cosa significa concedere a noi stupiti umani, una parte, che non comprenderemo mai. O forse mi sbaglio? Mi sono sentita invasa dal buio molto spesso, ciò nonostante, ho sempre saputo di poterne uscire, ma un ipovedente, una persona cieca, come fa a liberarsi dal suo stato d’indifeso?  Questa è una domanda alla quale non sono in grado di dare risposta, voglio solo auspicare,che nessuno di noi sia certo di essere esente dalla ‘cecità’.Nell’oscurità sta la nostra uguaglianza, nel buio non più razza, non più religione, non più potere, nessun passato né futuro: semplicemente il qui e ora dei nonsensi. Nell’‘ ‘Era dell’Acquario' annaspiamo come pesci impauriti, rincorrendo futilità,scordandoci dell’umanità. Siamo felici?Non credo! E quindi, che cosa vogliamo fare, continuare a lamentarci, o interagiamo l’un l’altro con rispetto, realizzando le potenzialità, che ci sono in ognuno di noi?