Creato da prince_of_darkness1 il 11/12/2007
La civiltà non raggiungerà la perfezione finché l'ultima pietra dell'ultima chiesa non sarà caduta sull'ultimo prete. Émile Zola (1840-1902)
 

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I crimini della chiesa - Genocidio in Ruanda

Post n°9 pubblicato il 13 Marzo 2008 da prince_of_darkness1
 

Fu genocidio, ergastolo a padre Seromba
Condannato alla massima pena il sacerdote cattolico ruandese accusato del massacro in chiesa di 1.500 tutsi
Athanase Seromba, un prete cattolico ruandese, è stato condannato
all’ergastolo per aver commesso atti di genocidio e sterminio durante
la mattanza che sconvolse il piccolo Paese africano nel 1994. La
sentenza della Corte d’appello del tribunale internazionale per il
Ruanda (che ha sede ad Arusha, in Tanzania) è durissima e ribalta
quella, mite, di primo grado con la quale i giudici avevano condannato Seromba a 15 anni di carcere. La condanna di allora parlava di aiuto e sostegno agli assassini. Quella di oggi aver commesso egli stesso i massacri.

«NESSUN PENTIMENTO» - «Seromba – ha spiegato Silvana Arbia, l’italiana capo dei procuratori della corte,
voluta dall’Onu all’indomani del genocidio durante il quale furono
trucidati in cento giorni un milioni di tutsi e hutu moderati – non ha
mostrato alcun segno di pentimento e non ha riconosciuto le sue
responsabilità, evidenziate, invece, dai testimoni che hanno
partecipato al processo». Un altro imputato, l’italo-belga George
Ruggiu, speaker della Radio Television Libre des Mille Collines (RTLM)
che aveva incitato gli hutu a massacrare i tutsi, si era dichiarato
colpevole e dimostrato pentito. Aveva ottenuto le attenuanti e il 1°
giugno 2000 era stato condannato a una pena tutto sommato mite, 12 anni
di carcere. Dal 28 febbraio scorso Ruggiu sta scontando la pena in
Italia. Questi i fatti accertati dalla corte, dopo aver sentito
numerosi testimoni.


MASSACRO IN CHIESA - Durante la caccia all’uomo del 1994, Padre Seromba aveva
attirato all’interno della sua parrochia a Nyange, nella prefettura di
Kibuye, almeno 1500 tutsi. Aveva assicurato a tutti che lì, al cospetto
di Gesù e della Madonna, protettrice del Ruanda, sarebbero stati in
salvo. Le bande armate hutu non avrebbero osato entrare nella
cattedrale. Invece mentre i rifugiati pregavano, ha chiuso a chiave le
porte della chiesa, e ha ordinato all’autista di un bulldozer di
abbattere l’edificio mentre gli assassini sparavano e lanciavano
granate dalle finestre. Fu un massacro soprattutto di donne, vecchi e
bambini. «La corte – spiega la dottoressa Arbia – ha constatato che
senza la sua autorità morale quel massacro non sarebbe stato commesso.
I capi degli assassini e le autorità civili premevano per ammazzare i
rifugiati in chiesa, ma nessuno osava muoversi. Anche l’uomo che
operava sul bulldozer se era rifiutato di obbedire agli ordini e si è
mosso solo dopo che ha avuto l’ok dal sacerdote.


LE RESPONSABILITA' - Una sentenza giusta vista la
gravità dei fatti e il prestigio dell’imputato, massima autorità morale
in quel contesto. Nessuno avrebbe abbattuto una chiesa senza il
consenso e l’approvazione dell’autorità religiosa che la governa. E’
stato accertato che Seromba, addirittura, ha indicato all’autista del
mezzo meccanico il lato più debole dell’edificio in modo tale che la
demolizione fosse più efficace. Il comportamento del sacerdote, insomma
conferma la volontà di portare a termine il massacro.


LA FUGA IN ITALIA - Seromba – che si è sempre
dichiarato innocente - era poi scappato e con la copertura di amici
preti e delle gerarchie vaticane si era rifugiato a Prato, aveva
cambiato nome, padre Anastasio Sumbabura) e continuava a officiare
messa come se nulla fosse accaduto. Era stato riconosciuto e
denunciato, ma l’allora procuratrice del Tribunale dell’Onu, Carla del
Ponte, aveva avuto difficoltà a ottenere l’estradizione. Aveva accusato
il Vaticano di esercitare pressioni sul governo italiano per evitare
che prendesse una decisione in proposito. Infatti il sacerdote non è
mai stato estradato: si è costituito.




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«MA LUI E' INNOCENTE» - L’avvocato di Seromba, il beninese, Alfred Pognon, uno dei fondatori di Avvocati Senza Frontiere, durante un’intervista al Corriere
nel settembre del 2004 ad Arusha, mentre si stava celebrando il
processo era tranquillo. «Il mio cliente è una vittima – aveva
sostenuto sicuro – e il tribunale dell’Onu è politicizzato. Quei
giudici vogliono condannare gli accusati per giustificare la loro
esistenza e la loro burocrazia che costa milioni di dollari. Attraverso
Seromba intendono colpire la Chiesa e noi dobbiamo impedirlo.
Dimostrerò la sua innocenza». Ma le prove e le testimonianze sono state
schiaccianti e lui non è riuscito a farlo dichiarare innocente
nonostante - sostengono sottovoce alla procura del tribunale - le
pesanti pressioni del Vaticano per assolverlo.


Massimo A. Alberizzi

 
 
 

Meglio la "monnezza" del papa

Post n°8 pubblicato il 17 Gennaio 2008 da prince_of_darkness1

[…]  Il direttore del Corriere della Sera ha la faccia scura, parla
di «figuraccia internazionale» e si dice sicuro che «tutti i giornali
del mondo ne parleranno».


Si è sbagliato.


A conferma del fatto che di ciò che fa e dice il Papa nel mondo interessa a pochi, quasi nessun quotidiano ha la notizia in prima pagina.


A dir la verità, fra i grandi quotidiani internazionali, ce n’è uno
che dà grande spazio all’Italia. Si tratta del Herald Tribune, ma la
foto di prima pagina mostra la monnezza di Napoli. Non il Papa.


Anche sui siti internet di informazione più letti al mondo la rinuncia del Papa ha poco risalto. Una breve o poco più.


Nessun scandalo, nessun giudizio di inciviltà sul nostro paese.


Solo la mera cronaca del fatto.


Riassumibile dal titolo scelto dal sito della Bbc martedì sera: «Il papa evita accademici che protestano».

 
 
 

Moratoria sul divieto all’uso del preservativo

Post n°7 pubblicato il 09 Gennaio 2008 da prince_of_darkness1
 

All'indomani dell'intervento del Papa che ha sottolineato il
"carattere sacro della vita umana", collegandolo alla moratoria Onu
sulla pena di morte, LeG segue con interesse il dibattito sulla 194,
affidando agli uomini di scienza il compito di stabilire se la medicina
abbia fatto progressi tali da aprire la discussione sullo spostamento
dei limiti di tempo per effettuare aborti terapeutici. Ma sottolinea
che l'aborto previsto dalla 194 non è un omicidio, trattandosi di una
scelta sempre drammatica, spesso obbligata e che è inaccettabile l'equazione moratoria contro la pena di morte uguale a moratoria contro l'aborto.


LeG ricorda i 40 milioni di persone infettate dal virus Hiv nel
2007 e il fatto che la Chiesa cattolica si oppone da sempre all'uso dei
preservativi, persino nei contesti in cui essi sono indispensabili per
evitare il contagio.


Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità,
riferiti al 2007, sono già 40 milioni le persone infettate dal virus, 8
mila i morti al giorno e 1500 i bambini che contraggono quotidianamente
l'Aids. La Chiesa non ha mai revocato quel divieto.


LeG chiede che la Chiesa cattolica consenta una moratoria del divieto
all'uso del preservativo, per contribuire a salvare uomini, donne e
bambini dal contagio Aids, nel rispetto del "carattere sacro della vita
umana".
 
 
 

Accattoni

Post n°6 pubblicato il 09 Gennaio 2008 da prince_of_darkness1
 

Fare accattonaggio diventa ogni giorno più difficile, con la crescente
povertà del paese la concorrenza sta aumentando esponenzialmente. Per
questo motivo sulle porte del duomo di Monza è comparso il messaggio:



"L'accattonaggio alle porte delle chiese non è espressione sincera di povertà.

Chi desidera soccorrere i poveri della città è pregato di fare la propria elargizione presso..."



Non donate soldi a loro:





Dateli all'Unico Vero Povero:

 
 
 

La fede non si legifera

Post n°5 pubblicato il 03 Gennaio 2008 da prince_of_darkness1
 

Ancora una volta dalla Spagna arriva un esempio di civiltà superiore.



Il premier Zapatero ai vescovi: "Sulla famiglia non tornereno indietro"


Il partito socialista spagnolo (Psoe) e il premier José Luis
Zapatero hanno reagito oggi in modo duro alla manifestazione di
domenica scorsa a Madrid 'per la famiglia cristiana'. I  vescovi
conservatori spagnoli avevano attaccato la legislazione sul matrimonio
omosessuale e sul 'divorzio rapido' approvata dal governo.


"Nella Spagna della Costituzione tutti hanno il loro posto - ha ricordato oggi Zapatero - tutti
hanno diritto ad avere diritti, che professino o meno una religione. E'
la Spagna che vuole la immensa maggioranza degli spagnoli, e continuerà
così
".


Il segretario organizzativo del Psoe, José Blanco, nel suo blog su internet, è stato ancora più netto, sostenendo che i vescovi "hanno due opzioni: presentarsi alle elezioni o mantenersi al margine della vita politica".


Il partito socialista ha anche inviato un comunicato, intitolato "le
cose al loro posto", supervisionato dallo stesso Zapatero (e pubblicato
sul quotidiano El Mundo), in cui si precisa che "chi
deliberatamente ignora o non rispetta" il diritto della "società
attraverso i suoi rappresentanti a stabilire principi di liberta'
individuale e convivenza per tutti i cittadini", "si allontana dalle
fondamenta essenziali della democrazia"
.


"La fede non si legifera", afferma la nota del
partito socialista, che ricorda come, oltre alle nuove norme che hanno
scatenato l'ira dei vescovi più conservatori, la legislatura che sta
per terminare abbia prodotto anche molte altre leggi: "Per promuovere
la natalità, per conciliare la vita familiare e

professionale, per dare dignità alle famiglie di pensionati con
pensioni basse, per appoggiare le famiglie con persone dipendenti" e
per fornire borse di studio agli studenti di famiglie povere.


"Non faremo nessun passo indietro", conclude il comunicato.


Nella manifestazione di domenica scorsa, a cui hanno partecipato
circa 160.000 persone secondo i calcoli della stampa e di
organizzazioni indipendenti, il cardinale di Madrid Antonio Maria Rouco
Varela aveva sostenuto che il governo di Zapatero ha fatto "passi
indietro sui diritti umani" rispetto agli standard dell'Onu. Altri
vescovi avevano apertamente parlato di "leggi ingiuste" che
minaccerebbero la famiglia cristiana.


 
 
 
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