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il senso del LAVORO

Post n°749 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da ironwoman63

“Lavoro, i diritti non sono in vendita”. 11 febbraio, l’adesione di Stefano Rodotà

di Stefano Rodotà

Ho aderito all’appello per la manifestazione dell’11 febbraio indetta dalla Fiom per molte ragioni che vanno anche al di là di quello che è l’oggetto specifico della mobilitazione, la tutela del lavoro, ma che non sono aggiunte pretestuose. Perché affrontare oggi le questioni del lavoro significa riprendere il filo di temi capitali quali sono quelli del rispetto della persona, della tutela della dignità, della necessità di non ridurre tutto alla misura e alla logica del mercato.

L’articolo 1 della Costituzione non soltanto ci dice che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro – che non è un’affermazione puramente astratta, retorica o enfatica – ma attribuisce al lavoro in tutte le sue forme e manifestazioni – anche al di là di una analisi puramente di classe – un valore fondativo della repubblica.

Ma sappiamo che ci sono altre norme significative in questa materia. E vorrei fare riferimento a due tra queste.

1)L’art. 36 della Costituzione parla della retribuzione del lavoratore e dice che questa retribuzione deve garantire al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Il lavoro non è quindi soltanto la possibilità o il diritto di lavorare, ma attraverso la retribuzione è il modo per realizzare quella libera costruzione della personalità di cui la Costituzione parla al suo inizio. Questa è un’affermazione di carattere generale che riguarda tutti e che impone un vincolo all’imprenditore quale che esso sia, pubblico o privato. E che ci porta al di là della pura logica della sopravvivenza. La retribuzione deve garantire il minimo vitale? No, deve garantire l’esistenza libera e dignitosa. Ecco così che attraverso il discorso sul lavoro penetrano nel nostro sistema costituzionale e assumono particolare rilevanza i principi di libertà e dignità, uniti tra loro. Questo è un punto essenziale che in questo momento abbiamo visto messo in discussione: i ricatti nei confronti dei lavoratori, la riduzione dei salari, l’aumento delle ore di lavoro, le condizioni di lavoro, sono tutti elementi che contribuiscono a ridurre l’area della libertà e della dignità delle persone.

2)L’articolo 41 afferma la libertà dell’iniziativa economica privata e tuttavia pone un limite insuperabile nel fatto che non deve contrastare la sicurezza, la libertà e la dignità della persona. Di nuovo, la logica di mercato non può espropriare le persone di quelli che sono alcuni elementi costitutivi del loro essere in società. I costituenti furono lungimiranti, misero addirittura la sicurezza prima ancora della libertà e della dignità. E sappiamo quanto questo sia un punto assolutamente attuale con le morti e gli infortuni sul lavoro, che sono ancora un elemento drammatico del nostro panorama sociale, sul quale tante volte ha richiamato l’attenzione il Presidente della repubblica. La riduzione, in qualunque modo, della rilevanza di questi principi che si sta cercando di fare in molto modi è una regressione culturale e una violazione sostanziale della Costituzione. L’art 41 non può essere riletto, come ad esempio fa l’art. 1 del decreto “cresci Italia”, quasi che si limitasse ad affermare la libertà d’impresa e il principio di concorrenza. Questo tentativo di riduzione è assolutamente contradditorio col fatto che c’è un limite invalicabile rappresentato dal quei tre principi: sicurezza libertà e dignità. 

Ecco perché penso che la manifestazione sell’11 febbraio sia importantissima in questo momento. Ci aiuta a mantenere aperta davanti all’opinione pubblica discussione su questi temi e quindi può servirci a tenere viva la consapevolezza che si tratta di principi che non possiamo assolutamente abbandonare.


(27 gennaio 2012)
FONTE MICROMEGA

 
Rispondi al commento:
picciro
picciro il 04/02/12 alle 14:49 via WEB
Sono perfettamente d'accordo con te Lulù..io provengo da anni..oserei dire secoli di precariato..per cui ho vissuto in anteprima e di moltissimi anni questa dura realtà..dare tutto e non aver nemmeno la benchè minima certezza dell'essere richiamata..di lì a qualche mese!! Essere andata a lavorare, nonostante la febbre, nonosstante i dolori lancinanti di una lombosciatalgia..non mi sono mai risparmiata...perchè ero allo sportello, non potevo abbandonare i miei amici espositori..nè danneggiare l'andamento sereno del lavoro..e come me..tantissima brava gente!! Ora son 4 anni che lavoro a tempo indeterminato..!! I parassiti ci son sempre stati..ma per penalizzare quelli..si colpiscono tutti gli altri? I parassiti..(è nell'etimologia della parola) esistevano..esistono ed esisterenno sempre..ma come al solito colpire nel mucchio si crede d'essere al riparo!! Le aziende hanno la possibilità di scovare e sanzionare..io da sindacalista non mi opporei mai..al rispetto delle regole..si firma un contratto per cui essendo bilaterale per forma giuridica..ci sono diritti e doveri..da entrambe le direzioni!! Ma quella dell'assenteismo è solo un bieco alibi per disporre a proprio piacimento della vita delle persone..perchè di questo si tratta..! Quando si decide in maniera capotica di mandare a casa..per oscuri scopi delinquenziali (consentimi il termine) "senza giusta causa o giustificato motivo"..io ci ravvedo tutti i termini di un desposta che si arroga il diritto di vita o morte..sull'altro!! Un abbraccio e un sereno pomeriggio..con tanto affetto...
 
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