Un ex dirigente della Juventus, intervistato dal quotidiano 'la Repubblica', svela alcuni retroscena di cui nessuno era a conoscenza fino ad oggi. Maurizio Capobianco ha lavorato per la società bianconera dal 1984 al 2005: "Ho cominciato a lavorare con Boniperti nel 1984. Un uomo eccezionale. Poi nel settembre del 2005, dopo che già da tempo i miei rapporti con Giraudo erano degenerati, sono stato costretto a lasciare la società" e oggi è " in causa con la Juve davanti al tribunale del lavoro di Torino". L'ex dirigente spiega come gli arbitri 'venivano ripagati' dall'ex dg Luciano Moggi, al di là di evidenti interessi di carriera e di posizione: "Solo agli inizi del 2005 sono venuto a conoscenza di almeno quattro casi in cui la Juve ha fatto arrivare beni di ingente valore a due arbitri italiani, a un esponente della Figc, e a uno della Covisoc. Beni facilmente monetizzabili che venivano consegnati per il tramite di società terze a soggetti terzi. Terzi legati agli arbitri da rapporti di parentela. I casi risalgono agli inizi della gestione Giraudo-Moggi nell'anno '95. Sono tutte cose che, all'occorrenza, posso dimostrare". Capobianco va avanti e chiarisce altri dettagli, anche se al momento si dice intenzionato a non fare i nomi degli arbitri coinvolti: "I beni avevano un valore di 20-25 milioni di lire, per ogni 'gratificazione'. I rapporti con Bergamo e Pairetto? Bergamo non so, Pairetto era di casa alla Juve: nel 2000 proprio lui tirò fuori la storia dei Rolex della Roma. Beh: pochi mesi prima, nell'ottobre del 1999, ricevette dalla Juve una moto che, in seguito, non mi pare si sia premurato di restituire". Alla domanda perché si sia fatto avanti solo adesso, Capobianco risponde: "Perché prima di Calciopoli quello che vedevo erano i frammenti di una vicenda che ha acquistato senso compiuto solamente dopo. Solo ora mi rendo conto di come hanno rovinato una società con una storia di oltre cento anni, con la complicità di arbitri, giornalisti, e istituzioni. Sulla questione giornalisti la Juve aveva consulenze molto ricche con società vicine ad alcuni di loro. Almeno in un caso, a inizio stagione si stipulava un contratto per studiare dei progetti di comunicazione. Poi a giugno, se la Juve aveva vinto lo scudetto, la società decideva di realizzare quei progetti e pagava il premio alla società di comodo: i progetti, ovviamente, non vedevano mai la luce".
Retroscena SHOCK di un ex dirigente Juve
Un ex dirigente della Juventus, intervistato dal quotidiano 'la Repubblica', svela alcuni retroscena di cui nessuno era a conoscenza fino ad oggi. Maurizio Capobianco ha lavorato per la società bianconera dal 1984 al 2005: "Ho cominciato a lavorare con Boniperti nel 1984. Un uomo eccezionale. Poi nel settembre del 2005, dopo che già da tempo i miei rapporti con Giraudo erano degenerati, sono stato costretto a lasciare la società" e oggi è " in causa con la Juve davanti al tribunale del lavoro di Torino". L'ex dirigente spiega come gli arbitri 'venivano ripagati' dall'ex dg Luciano Moggi, al di là di evidenti interessi di carriera e di posizione: "Solo agli inizi del 2005 sono venuto a conoscenza di almeno quattro casi in cui la Juve ha fatto arrivare beni di ingente valore a due arbitri italiani, a un esponente della Figc, e a uno della Covisoc. Beni facilmente monetizzabili che venivano consegnati per il tramite di società terze a soggetti terzi. Terzi legati agli arbitri da rapporti di parentela. I casi risalgono agli inizi della gestione Giraudo-Moggi nell'anno '95. Sono tutte cose che, all'occorrenza, posso dimostrare". Capobianco va avanti e chiarisce altri dettagli, anche se al momento si dice intenzionato a non fare i nomi degli arbitri coinvolti: "I beni avevano un valore di 20-25 milioni di lire, per ogni 'gratificazione'. I rapporti con Bergamo e Pairetto? Bergamo non so, Pairetto era di casa alla Juve: nel 2000 proprio lui tirò fuori la storia dei Rolex della Roma. Beh: pochi mesi prima, nell'ottobre del 1999, ricevette dalla Juve una moto che, in seguito, non mi pare si sia premurato di restituire". Alla domanda perché si sia fatto avanti solo adesso, Capobianco risponde: "Perché prima di Calciopoli quello che vedevo erano i frammenti di una vicenda che ha acquistato senso compiuto solamente dopo. Solo ora mi rendo conto di come hanno rovinato una società con una storia di oltre cento anni, con la complicità di arbitri, giornalisti, e istituzioni. Sulla questione giornalisti la Juve aveva consulenze molto ricche con società vicine ad alcuni di loro. Almeno in un caso, a inizio stagione si stipulava un contratto per studiare dei progetti di comunicazione. Poi a giugno, se la Juve aveva vinto lo scudetto, la società decideva di realizzare quei progetti e pagava il premio alla società di comodo: i progetti, ovviamente, non vedevano mai la luce".