Compare anche il nome di Roberto Bettega tra quelli iscritti nel registro degli indagati della Procura di Torino nell'ambito dell'inchiesta sui bilanci della Juventus. Bettega compare nel procedimento nella veste, all'epoca dei fatti, di vicepresidente della società bianconera e si aggiunge così agli altri indagati Antonio Giraudo, amministratore delegato, e il direttore generale Luciano Moggi. L'inchiesta sull'ipotesi di falso in bilancio in casa Juve era iniziata più di un anno fa, all'inizio dello scandalo calciopoli, mettendo sotto i riflettori l'ipotesi che la dirigenza utilizzasse fatture false e fondi neri per far 'tornare i conti'. Altro insomma che gestione manageriale perfetta, come i bilanci con chiusura sempre in attivo parevano dimostrare. Anche nel caso della società bianconera di mezzo ci sono le famose plusvalenze, sollevate anche dal filone milanese per Milan e Inter. In particolare, secondo quanto era emerso dalla prime indagini della procura di Torino, nella persona di Bruno Tinti, il «falso qualitativo in bilancio» provato documentalmente sarebbe di circa 1.900.000 euro.
BETTEGA INDAGATO a Torino
Compare anche il nome di Roberto Bettega tra quelli iscritti nel registro degli indagati della Procura di Torino nell'ambito dell'inchiesta sui bilanci della Juventus. Bettega compare nel procedimento nella veste, all'epoca dei fatti, di vicepresidente della società bianconera e si aggiunge così agli altri indagati Antonio Giraudo, amministratore delegato, e il direttore generale Luciano Moggi. L'inchiesta sull'ipotesi di falso in bilancio in casa Juve era iniziata più di un anno fa, all'inizio dello scandalo calciopoli, mettendo sotto i riflettori l'ipotesi che la dirigenza utilizzasse fatture false e fondi neri per far 'tornare i conti'. Altro insomma che gestione manageriale perfetta, come i bilanci con chiusura sempre in attivo parevano dimostrare. Anche nel caso della società bianconera di mezzo ci sono le famose plusvalenze, sollevate anche dal filone milanese per Milan e Inter. In particolare, secondo quanto era emerso dalla prime indagini della procura di Torino, nella persona di Bruno Tinti, il «falso qualitativo in bilancio» provato documentalmente sarebbe di circa 1.900.000 euro.