«Il primo scudetto ve lo hanno dato in segreteria, il secondo lo avete vinto perché non c’era nessuno. Il terzo all’ultimo minuto. Siete una squadra di...»
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"Io all'Inter penso di aver fatto solo bene, purtroppo
NON ABBIAMO VINTO NIENTE PERCHE' GLI ALTRI ERANO PIU' FORTI DI NOI"
Christian Vieri (calciatore Inter dal 1999 al 2005) - 22 Ottobre 2007
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"Ci giunge notizia che, dopo 17 anni di attesa, l'Inter F.C. ha conquistato il suo 14° scudetto, il primo in assoluto assegnato a tavolino alla terza classificata del campionato. A Massimo Moratti, a Roberto Mancini e al Commissario Federale Guido Rossi, i più vivi rallegramenti per la STRAORDINARIA IMPRESA SPORTIVA"
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Post n°219 pubblicato il 09 Marzo 2009 da yannick75
Il comunicatore Mourinho ha una grande attenuante. E’ da poco in Italia e pensa che le società calcistiche italiane siano come quella per cui lavora lui. E quindi pensa che tutti truffino e rubacchino.Già il primo scudetto dell'Inter (1910) nasce da una truffa ai danni della ProVercelli – che infatti, lei sì, schierò la squadra dei ragazzini: l’Inter, infatti, non aveva accettato la richiesta della Pro Vercelli di rinviare la partita che aggiudicava lo scudetto perché i suoi campioni, proprio nel giorno dell’incontro, erano stati convocati dalla Nazionale Militare.Stendiamo pure un velo pietoso su cosa c’era nel caffè che Herrera faceva bere ai giocatori dell’Inter che vinsero le due Coppe dei Campioni. Ci sono pagine e pagine, mai smentite, che lo raccontano. Passiamo a ieri. Uno dei due scudetti scippati alle Juve è stato regalato all’Inter da un Commissario Straordinario interista (reato di ricettazione?). Un altro è stato fornito dallo stesso Commissario (con l’aiuto della vendita all’Inter di Ibra), che fece penalizzare tutte le concorrenti – come pare che lo stesso Mou abbia riconosciuto, urlandolo ai suoi. Un terzo è stato arraffato all’ultimo momento dopo una sfilza di “aiutini” lunga un campionato. Questo, come giustamente ha detto Ranieri, è lo “Stile Inter”. Questo è anche un modo molto abile per indurre i giornalisti a parlare d’altro. A parlare di Mourinho, a parlare di Spalletti, a parlare di Juventus, a parlare di tutto tranne che della vera questione, cioè degli errori arbitrali a favore dell’Inter. Mou è davvero un grande comunicatore (ma anche perché in Italia ci sono troppi giornali e TV che vivono di calcio e che quindi pensano di dover sfruttare ogni argomento possibile): le sue parole fanno sì che tutti i tifosi delle squadre da lui elencate come danneggiate stiano dalla sua parte. E a questi possiamo aggiungere i tifosi delle altre piccole squadre. Il paradosso è che la squadra che in questo momento è la più potente e inattaccabile del Campionato Italiano indossi la veste della protettrice delle squadre medie e piccole. Coalizzandone i tifosi contro chi? Contro i suoi futuri concorrenti: Milan, Roma, Juventus. Se i giornalisti avessero chiari i termini di questa intelligente manovra dovrebbero rispondere non tanto con le querele per le offese subite (come alcuni hanno detto di voler fare), ma parlando di ciò che l’Inter vuole che venga taciuto: del suo “stile” e degli aiutini che riceve e che continuerà a ricevere. In fondo lo ha fatto addirittura il Corriere della Sera, pubblicando i dati dell’Osservatorio degli errori arbitrali: senza gli aiutini l’Inter sarebbe quarta. Ma dubito che lo faranno. Tutto sommato anche a quasi tutti loro, che furono quasi tutti concordi nel linciare la Juve, conviene non parlare degli aiutini dell’Inter. La scusa è perfetta: non vogliamo che si crei nuovamente un clima di accuse agli arbitri e a questa o quella squadra (tanto contro la Juventus già lo hanno fatto), dobbiamo difendere l’onorabilità del calcio italiano, messa in crisi da Calciopoli. Cioè dal linciaggio che loro stessi hanno organizzato. Adesso Palazzi ha deferito Mou. Parleranno della sua sincerità, seppure un po’ troppo sfrontata. E sotto sotto lo ringrazieranno, purché non tiri di nuovo fuori l’accusa di prostituzione intellettuale. E purché si inventi qualche cosa d’altro con cui loro possano riempire pagine di giornale e ore di trasmissione. Non tutti, d’accordo. Però varrà la pena controllare quali saranno le eccezioni. Paolo Bertinetti. Associazione Nazionale Amici della Juventus
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IL TERZO INCOMODO
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In fondo questo libro non contiene segreti: gli addetti ai lavori, siano essi giornalisti, procuratori, dirigenti, calciatori, allenatori, massaggiatori o capipopolo sanno, nella sostanza, tutto. Sanno ma non parlano. Perciò diventano necessarie figure quali Ferruccio Mazzola, che finalmente decidono, di raccontare le loro esperienze. Ferruccio Mazzola parla, ma non è la rabbia a spingere il suo racconto, né il desiderio di vendetta nei confronti di Tizio o Caio. Non cerca condanne ma vuole, piuttosto aiutare a capire: in particolare i giovani che si avvicinano allo sport, quei genitori che spingono i loro figli a fare sempre meglio, magari anche dopandosi: tanto chissenefrega, vorrai mica che mio figlio ci resti secco come quel calciatore... E perché no? Doping e calcioscommesse, partite combinate e morti senza un perché: un filo spesso come una fune e maleodorante come il denaro lega atteggiamenti, misfatti e vicende di un mondo che, come sostiene Gianni Rivera: "Il calcio non è né pulito né sporco, ma come tutto il resto".
Metà anni Sessanta. I pareri sono unanimi. Il vero erede del grande Valentino Mazzola non è Sandro, peraltro campione già affermato dell'Inter di Herrera, ma Ferruccio, che del padre ha ereditato fisico, tecnica, schiettezza. Ferruccio però non esploderà mai. Colpa della sfortuna? Del suo carattere franco? Oppure di altri fattori? La risposta è in questa biografia, che rivela tanti retroscena: intorno alla vicenda di un campione definito "difficile", sull'ambiente del calcio e delle sue pratiche, sulle realtà personali e famigliari della dinastia Mazzola.
Ferruccio non ha mai cambiato carattere né vita. Non baratterebbe la propria dignità con nessuna cosa al mondo. E di questo può andare fiero!
LE VITE DEGLI ALTRI
La vera storia della Repubblica Democratica Tedesca attraverso le persecuzioni della Stasi.
Un thriller intenso e coinvolgente premiato con l'Oscar per il Miglior Film Straniero
PERSECUZIONI
PERQUISIZIONI
PEDINAMENTI
INTERCETTAZIONI TELEFONICHE
Questi gli strumenti utilizzati, attraverso i propri agenti funzionari, da un sistema governativo votato alla causa comunista.
Metodi di "sorveglianza illecita" utilizzati dispoticamente fino a 25 anni fa, in una realtà dove non solo si era privi della propria ONESTA LIBERTA', ma, se non votati alla causa dei compagni, si era addirittura vittime di manipolazioni nonchè di ingiuste calunnie e diffamazioni.
Un mondo amaro e difficile, un mondo assurdo, un mondo privo di dignità.
Un mondo tristemente tornato attuale nel calcio italiano del XXI secolo, dove il rosso della Stasi ha assunto i colori nerazzurri.
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