IPERBOLE

SI PARLA DI CONFLITTO D'INTERESSI, MA SARA' VERO?


Ogni volta che si tocca o si finge di sfiorare qualche nervo scoperto di silvio e si tenta di colmare un vuoto legislativo che nuoce al corretto e democratico funzionamento della Res Publica, subito si scatena veemente la bagarre destrorsa. I cortigiani e i palafrenieri del cavaliere corrono in suo aiuto con una levata di scudi degna solo di essere qualificata per quello che è: la difesa massimalista e oltranzista di posizioni privilegiate, consolidate e dominanti dalle quali non si vuol derogare.Il solito, infeltrito giornalettismo servile e genuflesso ha gridato al complotto, titolando: "Vogliono uccidere il candidato Berlusconi" come se questa legge andasse a colpire e a spegnere proprio le velleità politiche di un magnate bravo solo a coltivare il suo parco mondo. E se anche fosse? Dopo le plurimae leges ad personam, una dura lex contra personam sarebbe il minimo indispensabile  per garantire gli interessi di tutti! Se è bastato solo l'annuncio e la bozza di una proposta di legge con la quale si vorrebbe regolamentare l'irrisolto conflitto d'interessi, perché un signor qualcuno abituato a legiferare pro domo sua si sentisse vittima di un sistema nel quale fino a ieri ha spadroneggiato, allora significa che si è imboccata la strada giusta per eliminare questo ed altri vulnus che della democrazia, del potere e della libertà hanno un'idea troppo utilitaristica e personale per esser degni eventualmente di governare.  I molteplici interessi economici e oltremodo conflittuali nei quali l'ex presidente del consilvio è fin troppo coinvolto e impelagato, in un Paese normale non gli avrebbero in nessun modo consentito di sedere in un Parlamento per sistemare preminentemente  i casi suoi e quelli della sua camarilla. Uno dei punti del programma dell'Unione è proprio quello riguardante la risoluzione del conflitto d'interessi ed è bene che lo si applichi prima possibile, senza timori reverenziali verso un caimano che sguazza come nessun altro nell'informazione, nell'etere, nelle opere pubbliche, nelle banche, nelle assicurazioni e nel cosiddetto sport, tutti settori in cui le predominati posizioni che occupa, oltre a creare reddito e consenso, non gli consentono certo di essere preda, come qualche servo sciocco e fedele va blaterando, ma predatore più che subdolo in una giungla in cui vige solo la legge del più forte. Un'anomalia tutta italiana, impossibile da riscontrare altrove e per questo da cancellare, con una legge rigorosa e severa inasprendo la normativa fino a stabilire forme di ineleggibilità e di incandidabilità non solo per i titolari di concessioni pubbliche ma anche per gli azionisti di maggioranza delle società controllate. "L'Italia è il Paese che amo" lo disse a ragion veduta perché sapeva che se si fosse trovato per esempio negli Usa dell'amico bush, mai avrebbe potuto permettersi di scendere in campo per fare i comodacci propri se prima non si fosse accordato con l'Authority per la prevenzione del conflitto d'interessi o non avesse affidato la gestione del suo ingente patrimonio ad un fiduciario indipendente, ad un fondo cieco (blind trust), con possibilità finanche di dismissione dei beni stessi. Se uno è nato con la camicia o ha trovato il modo di farsela cucire su misura, non si metterà mai nei panni di chi è nato senza, per questo è chiaramente scontato che non agirà mai "nell'esclusivo interesse della Nazione" ma solo nel suo o, al massimo, nell'interesse di quelli che lo hanno "aiutato" a cucire quella e altre camicie fino a rendere questo Paese schiavo "de' vezzi suoi".